Non si ricordava molto di quei momenti, sapeva solo di essersi svegliato sotto una luce bianca tremendamente fastidiosa e su un letto molto morbido e caldo.
La cosa ancora più fastidiosa di quel risveglio erano gli innumerevoli mazzi di fiori e palloncini sparsi nella stanza, per non parlare della pila, molto instabile, di lettere multicolore ai piedi del letto in cui giaceva.
Poco dopo era entrato un medimago, alto e slanciato, che gli aveva spiegato in breve cosa era accaduto e chi avrebbe dovuto ringraziare per essere ancora in vita: Harry Potter, ovviamente. Dopo aver ucciso Voldemort si era premurato di precipitarsi alla Stamberga per salvarlo e scortarlo, poi, al San Mungo.
Il medimago, dopo avergli spiegato alcuni dettagli tecnici della sua ferita cicatrizzata sul collo, si era lanciato in una serie di ringraziamenti e di adulazioni nei suoi confronti, lodando il suo eroismo, ma, una volta intercettato il suo sguardo orripilato, si era zittito subito ed era uscito dalla stanza di corsa, facendo un gesto a qualcuno fuori dalla porta.
Un attimo dopo, una testa di capelli neri arruffati e un paio d'occhi verdi, avevano fatto capolino nella stanza.
"Salve, professor Piton."
Piton non disse nulla, ma fece un leggero cenno con la testa.
"Posso?" e indicò una sedia di fianco al letto.
Un altro cenno.
Harry si avvicinò alla sedia e la trasfigurò in un'orrenda, a parer di Severus, poltrona rossa e oro.
Dopo essersi accomodato, Il Ragazzo Che È Sopravvissuto iniziò a parlare, e Severus preferì che non lo facesse. Si ricordava bene che ricordi aveva visto Potter, è vero, non se ne vergognava, ma averglieli mostrati convinto di non subirne conseguenze era molto più facile che non dover affrontare le mielose scuse (o chissà quali altri discorsi!) da piagnucoloso grifondoro qual era.
"Professore, non sono qui per rivangare ciò che ho visto nel pensatoio." La maschera inespressiva di Piton si contorse in una smorfia di stupore: niente discorsi commoventi? Niente domande spinose?
Harry si mise una mano in tasca e ne estrasse una fialetta di vetro con un liquido biancastro dentro.
"Ecco, questi sono suoi. Non li ho mostrati a nessuno, ma ho dovuto rivelare la sua vera natura quando l'ho portato qui. L'ho scagionato, ora è libero di vivere la sua vita." Il tono del ragazzo era fermo e il suo sguardo era fisso negli occhi neri del professore.
Piton, per la prima volta nella sua vita, non sapeva come ribattere. Da una parte era felice di essere sopravvissuto, ma dall'altra era pronto a morire, lo aveva quasi desiderato. Finalmente avrebbe potuto chiudere gli occhi per sempre e lasciare quella vita impregnata di dolore che aveva vissuto fino a quel momento.
Ed invece era lì, a fissare intensamente Potter, steso in un letto d'ospedale. Non aveva idea di cosa pensare.
Harry si alzò e si sporse verso Piton per posare la fialetta con i ricordi sopra al comodino.
"Beh, arrivederci, professor Piton." Gli disse Potter, dopo qualche istante di silenzio.
Piton lo guardò girarsi e uscire dalla stanza.
Dopo qualche istante, il medimago di prima entrò dalla porta dove prima si trovava Harry.
"Signore, mi duole disturbarla ulteriormente, ma devo controllare alcuni parametri per capire quando sarà possibile dimetterla."
Piton annuì e si sedette più dritto sul cuscino, per agevolare il lavoro dell'uomo.
Il medimago iniziò a passare la bacchetta all'altezza del collo, dove era stato morso da Nagini, per poi analizzare totalmente il suo corpo.
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Green is the new Black
FanfictionSeverus Piton, grazie ad Harry Potter, è riuscito a sopravvivere al morso di Nagini. Questa cosa li porta ad avvicinarsi in un modo che nemmeno loro potevano immaginare. Eppure, un uomo scaltro e sveglio come Severus, avrebbe dovuto capire che le co...