VI.

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La mattina trascorse velocemente per i due abitanti di Grimmauld Place. Piton si era messo a preparare una pozione chiamata "Bevanda della Pace" che serve a ridurre l'ansia e l'agitazione di un soggetto, Harry invece, aveva abbandonato il libro sugli incubi quasi subito, e si era lanciato in una lettura super concentrata delle fiabe di Beda il Bardo. Voleva immaginarsi, per qualche breve e stupendo istante, come sarebbe stato bello essere cresciuto con sua mamma che gliele leggeva la sera.

La quiete a Grimmauld Place venne interrotta dal campanello che suonò.

Harry imprecò ad alta voce, chiuse il libro e si lanciò fuori dalla stanza, consapevole che di lì a poco il ritratto della madre di Sirius avrebbe iniziato ad urlare.

Infatti, appena scese la rampa di scale, sentì un urlo a dir poco agghiacciante provenire dall'ingresso. Sbuffò tra sé e sé e si precipitò a chiudere le tende del ritratto.

Dopo aver sistemato il quadro, aprì la porta e sorrise ad Hermione, Ron e Lupin, che ricambiarono.

Harry si fece da parte e li lasciò entrare.

Dopo averli accompagnati fino alla cucina, comunicò loro che sarebbe andato a chiamare il professor Piton.

Si girò e si avviò verso il laboratorio.

Bussò piano e sentì un sommesso "avanti" da parte dell'uomo.

"Scusi il disturbo, Ron, Hermione e Remus sono arrivati, tra poco Kreacher servirà il pranzo."

Piton, che stava mescolando attentamente un intruglio violaceo, annuì, spense il fuoco e seguì Potter in cucina.

Una volta entrati, lupin si alzò di scatto e si avvicinò al pozionista, un po' titubante.

"Severus. Sono qui perché sento di doverti molte scuse ed altrettanti ringraziamenti. Non mi riferisco solo al nostro passato, ma anche ai recenti avvenimenti. Ma non riguarda solo me, riguarda Harry e a tutto quello che hai fatto per lui. Grazie Severus." E gli porse una mano, in attesa che l'altro la stringesse.

Harry trattenne il respiro: non era convinto che Piton fosse pronto a scavalcare tutte le angherie che i Malandrini gli avevano fatto.

Piton soppesò le parole dell'uomo dal viso sciupato che stava fermo, con la mano tesa, davanti a lui. Sapeva che avrebbe ricevuto una qualche dichiarazione ufficiale da qualche grifondoro, ma non sapeva cosa fare. Era stanco di odiare tutti e di provare rancore per cose successe tanti anni prima. Per colpa della sua cocciutaggine e per il suo orgoglio aveva rovinato fin troppi rapporti. Inoltre si era aperta davanti a lui una nuova ed inaspettata vita e qualcosa, dentro di lui, gli diceva di stringere quella mano. Fece passare il suo sguardo dagli occhi di Lupin alla mano tesa e rimase immobile per qualche istante.

Sorprendendo i quattro grifondoro che occupavano la stanza, allungò la sua mano e strinse con decisione quella di Remus. Voleva comunicargli, attraverso quel gesto, che era disposto a dargli una nuova opportunità e che lui stesso, in prima persona, voleva avere un nuovo inizio.

Remus ricambiò la stretta, sorridendo al gesto del suo ex collega.

I presenti si sedettero tutti al tavolo e iniziarono a pranzare, discutendo del più e del meno e cercando di alleggerire la tensione che quel semplice gesto aveva scaturito.

"Allora Remus, come sta Teddy?" Chiese Harry, spezzando finalmente la tensione.

A Remus gli si illuminarono gli occhi sentendo pronunciare il nome di suo figlio.

"Sta molto bene, gli sono cresciuti parecchio i capelli ed è ormai sicuro che è un metamorfomagus! Ne continua a cambiare colore e lunghezza!" Rise Lupin.

Harry sorrise, immaginandosi il piccolo Teddy con i capelli multicolore. Era una scena così dolce a cui pensare.

"Ho un'importante novità da comunicarvi," annunciò dopo un po' Remus.

"Questa guerra e tutti questi anni mi hanno fatto pensare molto alla mia condizione sociale e quella di Sir... Ehm... Molti altri maghi e streghe. Situazioni difficili che ti impediscono di vivere al meglio a causa dei pregiudizi e della mancanza di diritti." Fece una pausa, immerso nei ricordi della sua difficile vita da emarginato che aveva dovuto condurre, soprattutto durante la guerra per conto dell'Ordine.

"Ho deciso quindi di aprire un'associazione per aiutare queste persone, sia dal punto psicologico che dal punto economico, offrendo uno spazio sicuro in cui recarsi nei momenti più difficili."

"Sarebbe ovviamente un ambiente aperto a qualsiasi creatura magica e qualsiasi mago che necessita di questo tipo di aiuto e, ovviamente, sarebbe un'opera di volontariato."

Hermione si illuminò.

"Oh Remus, è un'idea fantastica!"

Anche Harry e Ron si complimentarono con lui, ma non ebbero tempo di aggiungere molto altro, perché Hermione si era lanciata in una spiegazione dettagliata del suo adorato C.R.E.P.A., trovando sostegno alle sue idee da parte del licantropo.

Harry e Ron si guardarono per una frazione di secondo e scoppiarono a ridere a quella scena. Finalmente Hermione aveva trovato qualcuno che la pensava come lei sulla questione degli elfi domestici. Almeno ora non avrebbe più tormentato i suoi due amici.

Finito il pranzo, si spostarono tutti e quattro nel soggiorno, dove Ron venne coinvolto da Hermione nella discussione sul C.R.E.P.A.

Harry invece, decise che avrebbe provato a intraprendere una conversazione con Piton, che si era rintanato nuovamente in laboratorio.

Scese le scale, arrivò davanti alla porta e bussò. Gli pareva brutto irrompere nel laboratorio senza avvisare la propria presenza. E poi, non voleva dare l'impressione a Piton, di essere rimasto la stessa testa di legno che pensava lui. Da quando gli importava il giudizio di Piton?

"Avanti" tuonò l'uomo dall'interno, interrompendo i suoi quesiti interiori.

'Che voce profonda' pensò Harry. Ma che pensiero era?

Scosse la testa per scacciare via quel pensiero ed entrò.

"Disturbo?"

Piton lo squadrò per un secondo, poi disse: "No, entra pure."

Harry sorrise timido e si avvicinò al bancone.

"Che pozione è?" chiese Harry, guardando il calderone.

"Dovrebbe già saperlo, Potter." ghignò l'uomo. "E' programma del quinto anno."

Harry arrossì.

"Ehm..."

"E' la bevanda della pace." Spiegò Piton. "Serve a calmare l'ansia e a distendere i nervi. E' una delle pozioni che nella mia riserva ad Hogwarts non mancava mai." Aggiunse l'uomo, allo sguardo vacuo di che gli rifilò Potter, dopo che aveva nominato la pozione.

"Oh, capisco." Harry sembrava interessato a quello che stava facendo.

Piton continuò a lavorare, permettendo al ragazzo di osservare ciò che stava facendo.

Harry, dal canto suo, stava osservando con attenzione ogni movimento del pozionista. Le lunghe dita pallide si muovevano esperte ed eleganti nel compiere le azioni necessarie per la realizzazione della pozione.

Era molto rilassante osservarlo ed iniziò a sentire le palpebre pesanti, ma ignorò quella sensazione di stordimento e rimase imperterrito, in piedi di fianco a Piton, ad osservare ciò che faceva.

Ad un certo punto però, iniziò a girargli forte la testa ed ondeggiò pericolosamente prima verso il calderone e poi verso il pavimento duro dietro di lui. Sentì le orbite girarsi all'indietro e cercò di aggrapparsi a qualsiasi cosa attorno a lui. Annaspò e dopo qualche secondo afferrò la manica della veste di Piton, cercando di recuperare lucidità, ma non ci riuscì e si sentì avvolgere dall'oscurità, convinto di sbattere la testa sul pavimento. L'ultimo ricordo furono un paio di braccia che lo afferravano per la vita prima che cadesse e poi il buio più totale.

Green is the new BlackDove le storie prendono vita. Scoprilo ora