VII.

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Piton non era abituato a sentirsi osservato il quel modo mentre lavorava. Di solito gli alunni lo guardavano impauriti o semplicemente disinteressati, mentre il ragazzo con gli occhi verdi sembrava in trance, mentre osservava ogni movimento del più grande. Impose a sé stesso di ignorare quella strana sensazione che aveva iniziato a ruggirgli nel petto di cui ignorava l'entità e continuò a lavorare deciso.

Ad un certo punto, con la coda dell'occhio vide che il ragazzo aveva iniziato ad ondeggiare pericolosamente vicino al calderone, ma non fece in tempo a reagire per allontanarlo, che il ragazzo cercò di aggrapparsi alla sua veste, ma il tessuto gli scivolò dalle mani e precipitò verso il suolo.

Piton non perse tempo e afferrò al volo la vita del ragazzo.

Capì che aveva perso conoscenza e si guardò attorno per cercare un posto dove posarlo.

L'unico ripiano era il bancone, quindi con un colpo di bacchetta fece sparire tutto dal tavolo, per poi adagiare con delicatezza il corpo inerme del ragazzo.

Piton iniziò ad esaminare Harry, cercando un indizio per capire che cosa fosse appena accaduto. ma dopo pochi secondi, il ragazzo iniziò ad agitarsi e a contorcersi sopra al ripiano di legno. Severus si accorse che gli occhi del ragazzo si muovevano freneticamente sotto le palpebre e intuì che il ragazzo stava sicuramente avendo un incubo.

Poi gli ingranaggi della sua mente iniziarono a girare vorticosamente e collegò tutti gli indizi.

'Stupido ragazzo', pensò Severus, continuando a guardare il ragazzo contorcersi.

Si avviò velocemente nel deposito, dove quella stessa mattina aveva aggiunto alcune pozioni che si era portato da Spinner's End. Raggiunse spedito uno scaffale e afferrò la boccetta di pozione soporifera, ritornando poi da Potter.

Gli aprì la bocca e gli fece scendere in gola la pozione appena presa e aspettò che facesse effetto.

Nel giro di un minuto vide il ragazzo calmarsi e le sue orbite smettere di fremere.

Sospirò e mosse la bacchetta in direzione di Harry. Lo fece fluttuare e lo trasportò fino al piano di sopra. Non poteva di certo stare lì a dormire sul tavolo.

Arrivato in soggiorno con il corpo addormentato e fluttuante di Harry, com'era prevedibile, fu subito accerchiato dal trio di grifondoro che gli chiese cosa diamine fosse accaduto.

Piton li ignorò e proseguì verso il divano, dove appoggiò delicatamente Harry.

Dopo un ultimo sguardo in direzione del ragazzo, si girò a fronteggiare i tre ospiti ansiosi che lo osservavano in attesa di spiegazioni.

Piton raccontò brevemente cosa era appena accaduto nel laboratorio, ma alla domanda che gli porse Hermione, cioè perché fosse svenuto, Piton finse di non sapere la risposta.

Dopo qualche minuto di silenzio, Piton chiese a Ron, Hermione e Lupin di andarsene, in modo che Harry riposasse.

I tre, non senza qualche debole protesta, decisero di ascoltare il pozionista e, una volta raccattate tutte le loro cose, uscirono dalla casa.

Piton sospirò e si passò una mano tra i capelli, mentre fissava la porta dai quali erano usciti i tre grifondoro.

Non sapeva perché li aveva cacciati, cioè non è che Harry sarebbe stato disturbato dalla loro presenza e sapeva che loro ci tenevano al ragazzo e non avrebbero fatto nulla che avrebbe potuto interferire con la sua salute e il suo riposo. Ma Severus sapeva che, non appena Harry si sarebbe svegliato, non avrebbe risposto alle domande del pozionista con sincerità se c'erano anche i suoi amici. Avrebbe mentito per tranquillizzarli e poi avrebbe abilmente evitato lo sguardo di Piton, ma così, essendoci solo loro due, non poteva scappargli.

Il ragazzo soffriva i dolori della guerra più di quanto si potesse intuire. Aveva capito che il ragazzo non era svenuto, bensì era stato colpito da un attacco di sonno. Quel moccioso, probabilmente, non aveva dormito una notte completa e rigenerante dalla fine della guerra. Quelle poche ore che poi riusciva a dormire, Piton ne era certo, erano infestate da incubi e ricordi dolorosi e Severus sapeva bene cosa volesse dire.

Sapeva bene cosa volesse dire costringere il proprio corpo a non abbandonarsi al sonno per cercare di scappare dagli incubi, sapeva bene cosa volesse dire vagare con la mente il più lontano possibile dalla realtà per scappare dai ricordi e dallo schifo, sapeva bene cosa volesse dire quando, alle quattro del mattino, il sonno e la stanchezza avevano la meglio e lo trascinavano in una spirale di dolore e disperazione, di rimpianto e di odio verso sé stesso. Sapeva bene cosa volesse dire svegliarsi solo un'ora o due più tardi, in un lago di sudore e con le lacrime agli occhi. Alzarsi poi dal letto era sia un sollievo che un peso enorme, trascinarsi tutto il giorno da un posto all'altro, continuare la vita di tutti i giorni come se nulla fosse, nascondendo a tutti la propria stanchezza e il proprio dolore. Severus lo sapeva bene.

Sospirando nuovamente, si sedette di fianco al ragazzo, sullo stesso divano, osservandolo: ora sembrava finalmente in pace con sé stesso. Benedì mentalmente la pozione soporifera per fare un sonno senza sogni, ma era conscio che non avrebbe potuto lasciare che Harry la assumesse tutte le sere. Quella pozione causava dipendenza e assuefazione, perciò si sarebbe rivelata del tutto inutile. Avrebbe dovuto parlare con il ragazzo e riprendere l'Occlumanzia, nonostante sapesse bene che Potter non sarebbe stato per nulla d'accordo.

Perché si stava occupando di quel ragazzino? Non permise a sé stesso di proseguire su quel sentiero tortuoso e seppellì la domanda in un angolo remoto della sua mente, deciso a non pensarci più.

Rimase a vegliare sul corpo addormentato di Harry Potter per tutto il resto della giornata, lasciandosi sopraffare dai pensieri e dai ricordi più dolorosi che gli erano tornati in mente ripensando alle sue notti insonni dopo la morte di Lily, non riuscendo, anzi, non volendo erigere le barriere mentali tra lui e il suo dolore sordo, che lo accompagnava da 18 anni a quella parte. 

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