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Ognuno di noi si sente diverso rispetto all'ambiente in cui si trova.
Marianne Saint-Claire si sentiva inadatta al ruolo che le ricadeva addosso come un vestito troppo largo, doveva comportarsi come una vera nobile invece che desiderare un'avventura fuori dal normale.
Nel 1702 sapere che una persona, per lo più inesperta, voleva viaggiare per il mondo conosciuto era scandaloso, se poi mettiamo in conto che era una ragazza quella tirata in questione e che era anche una nobile, lo era ancora di più. A Marianne però non importava, lei voleva e doveva viaggiare, lo aveva sempre sognato. Questa era una delle sue tante passioni, forse quella a cui teneva di più. Il padre le raccontava sempre che sua madre era uguale a lei, sia di carattere che di bellezza. Aveva i suoi occhi celesti e le labbra carnose le aveva prese da lui, i capelli ramati credeva da qualche zia lontana.

Aveva mille pretendenti alle sue spalle solo che a lei bastava solo uno sguardo per capire se era quello giusto o no e, se non lo era, lo cacciava via in un modo a dir poco divino: lo umiliava davanti a tutti facendogli capire forte e chiaro che lei non era interessata. Suo padre in un certo senso era disperato perché aveva paura che sua figlia rimanesse zitella tutta la vita. 

Si rendeva conto che quello non era il comportamento per una ragazza di alto rango ma non ne poteva fare a meno. Non poteva smettere di sognare...anche a occhi aperti. Nessuno aveva il diritto, anche perché lei gliela faceva pagare piuttosto cara per molti giorni, facendo dei dispetti a chi le vietava quello di cui era molto brava, se non la migliore: sognare. Nessuno ne aveva il diritto.

Ha sempre chiesto al padre se poteva andare con lui almeno in una esplorazione ma egli le diceva sempre le stesse cose: <<non c'è più niente da esplorare>> oppure <<perché passare giorni su una bara galleggiante piena di topi, in attesa di approdare su un'isola sulla quale non c'è assolutamente nulla se non granchi e sabbia?>> sinceramente lei non riusciva a capirlo: lui era stato su quella "bara galleggiante" per molto tempo! E il fatto che suo padre saliva su delle barche immense e tornava a casa dopo un bel po' di tempo, la affascinava...

Lei in risposta gli diceva sempre: <<scusatemi padre...voi sapete che io non conto nulla in questa famiglia, la più importante è Rosemary. Lei prenderà il vostro posto, non io! Se voglio andare a navigare posso farlo anche domani>> ogni volta la loro discussione finiva sempre che lei se ne andava furiosa in camera sua a sfogarsi, maneggiando la spada che un cavaliere le aveva dato da piccola.
Rosemary era sua sorella maggiore. Lei un giorno avrebbe dovuto prendere il posto di suo padre, lo sapevano tutti...Marianne era quella persona che stava sempre nell'ombra degli altri... Non gli è mai piaciuto ma dopo un po' ci aveva fatto l'abitudine.

All'età di dieci anni andava a vedere i guerrieri che si allenavano, meravigliata da com'erano veloci e forti. Il suo migliore amico, Michael, aveva il padre che era uno di loro. Lo vide andare dal genitore e dirgli una cosa all'orecchio, fatto sta che pochi istanti dopo si ritrovò con una spada molto grande fra le mani.
<<tieni, fanne buon uso. Una volta grande ti insegnerò molti trucchi che ti potranno servire per un tuo futuro>> le aveva detto Michael, dandole anche tutti gli utensili che le potevano servire per la cura del suo nuovo "tesoro".

Come mai lei sognava di viaggiare? Beh, a quanto ne sapeva era una dote che sua madre aveva.  Entrambe molto curiose. Victoria, così si chiamava ella, era riuscita nel realizzare il suo sogno soltanto che le costò la vita... Forse il padre non voleva che sua figlia facesse la stessa fine? Marianne non era mai riuscita a capirlo... Credeva che nessuno ci sarebbe mai riuscito ,proprio come loro non avrebbero mai capito la ragazza. Fin dalla nascita le dicevano cosa fare, come vestire, come parlare e persino come pensare... Assurdo! Come si fa a dire cosa pensare, vi starete chiedendo? Beh, non lo sapeva nemmeno lei.
"ho deciso! La mia partenza avverrà anche contro il loro volere! Ho smesso di essere la ragazza buona. È giunta l'ora di seguire le orme della mia defunta madre" pensava la ragazza mentre iniziava ad andare avanti e indietro per la stanza mentre cercava la valigia. <<ma dove l'ho messa...>> mormorava tra sé e sé prima che un bussare alla porta la distrasse . Era suo padre con in mano la sua valigia.
<<cercavi questa?>> si avvicina al suo letto e le posa la valigia sopra, tenendola sempre a distanza dalla figlia. <<senti, lo so che non ti senti adatta ma cerca di capire>> lei lo guarda male sottolineando che non c'era nulla da fare, lei sarebbe partita che lui fosse stato d'accordo o meno. Sebastian sospirò e diede la valigia alla figlia continuando il discorso <<sei uguale a tua madre... Anche lei non voleva sentire ragioni in merito. Domani vado a firmare un accordo con la Francia, se vuoi vieni anche tu>> lei gli saltò addosso continuando a ringraziarlo. Dopo poco le diede qualche consiglio su come "sopravvivere" in mezzo a tanti uomini.
<<A) non mettere nulla di volgare; B) non fare dei gesti che possano essere fraintesi;
C) stai sempre vicino a me così ti posso proteggere>> sulle prime due era rimasta scioccata, lei non avrebbe mai fatto nulla del genere ma il padre le precisò lo stesso.
Sarebbero partiti all'alba...


La mattina seguente Marianne non stava nella pelle, non vedeva l'ora di viaggiare, di vedere cose nuove. Si alzò di fretta dal letto e corse al manichino per indossare l'abito. Era azzurro chiaro con il corpetto stretto e la gonna un po' pomposa, le maniche arrivavano fino al gomito da dove partiva il ricamo che via via diveniva sempre più grande.
Mentre il padre si vestì con un completo abbinato a quello della figlia, sempre azzurro. "di certo questo non è volgare" pensò lei.
Scese al piano inferiore dove trovò tutti i domestici messi in fila pronti per salutarla, forse per l'ultima volta. 






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