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Dormii in totale mezz'ora.
Alle nove del mattino avevamo l'aereo per San Francisco.

Quella città mi ha sempre affascinato, molto tempo fa avrei sudato per andarci, mentre ora non saprei come descrivere ciò che pensavo.

Avrei lasciato l'unica cosa che mi ricordava Gwen.
Forse mi sarebbe servito, magari l'avrei pensata di meno e di questo passo avrei vissuto la mia vita in pace.

Dopo una doccia calda ritornai in camera.
Ogni singolo angolo mi ricordava qualcosa.

Passai le dita sulla mia libreria, ormai vuota.
Avevo messo tutti i miei libri e vinili nello scatolone per il trasloco.

Mi sedetti sul letto, rinchiuso in una busta.
Non so chi avrebbe preso la mia camera, forse nessuno.. e lo speravo.

Era il mio rifugio, e di Gwen. Nessuno poteva sostituirlo.

Otto ore dopo

Dopo un viaggio di sei ore, e dopo un taxi preso per arrivare all'appartamento, finalmente arrivai a casa.

Non potevo chiamarla cosi, non sarebbe mai stata casa mia.

L'appartamento aveva un ampio spazio che si estendeva fino alla cucina.
La mia camera era l'ultima stanza del corridoio.

Era molto grande, c'era una vetrata al lato del letto che mi faceva vedere i grattacieli e le innumerevoli persone che passeggiavano per le strade.

La mia stanza aveva le pareti di un grigio tenue, il mio letto era di sicuro a due piazze, c'era la tv, una scrivania, un grande armadio... ma nonostante ciò era vuota.

Accarezzai la coperta già posizionata sul mio letto, mi ricordava tanto quel gattino randagio che trovai insieme a Gwen.

Lo portammo a casa senza dirlo ai nostri genitori, lo mettemmo sotto il mio letto e gli davamo da mangiare di nascosto.

Continuò cosi per una settimana, fin quando la signora delle pulizie non lo trovò...

Mia madre entrò nella mia stanza, mi rivolse un caldo sorriso e disse:
"Come ti sembra?"

Avrei voluto dirle molte cose, come ad esempio:
priva di ogni emozione"
Ma invece mi limitai a dire "È ok.."

Non ce l'avevo con mia mamma per il trasloco, non era colpa sua...
So che anche lei voleva rimanere a New York, ma la paura fa fare scelte stupide alle persone..

"Noi volevamo ordinare la cena, tu cosa vorresti?"

Quando diceva noi sapevo che lo pensava solo lei, mio padre ed io siamo sempre stati molto distanti,

Avevamo idee ed opinioni diverse, caratteri completamente contrastanti.
Lui riusciva a darmi tutto ma allo stesso momento non mi dava nulla.

Non ha mai dimostrato affetto o speranza nei miei confronti.
Non ha mai detto "Avril io credo in te" oppure "Fai ciò che vuoi, l'importante è che tu sia felice.."

Voleva dare a me e Gwen una vita impacchettata, secondo lui saremmo diventate segretarie di chissà cosa...

Povero illuso.

"Ti va della pizza mamma?"
mia madre annui semplicemente ed uscii dalla stanza, vedevo dai suoi occhi che qualcosa non andava..

Volevo aiutarla, ma sapevo che non mi avrebbe mai detto nulla..

Aprii la valigia e iniziai a mettere i primi vestiti nell'armadio bianco.
Passai due ore buone a svuotare i miei scatoloni.

Aprii l'ultimo c'avevo scritto sopra una ❡, in quello scatolone c'erano tutte le cose di Gwen.

Le avevo tenute per averla vicino...
Caccai fuori il suo peluche a forma di tartaruga e lo misi sul letto.

Man mano lo scatolone era vuoto, trovai infine un quaderno giallo.

Lo aprii, la prima pagina era uno scarabocchio totale.
Su quelle linee nere spiccava una G rossa.

Sfogliai le pagine velocemente, i miei porpastrelli sfioravano il bordo delle pagine.

Non riuscivo a leggere quello che c'era scritto, la mia mente era offuscata da troppi pensieri.

A interrompere quel silenzio assordante fu mia madre, era arrivata la pizza...

Mi sedetti a tavola, mio padre cercò di iniziare una conversazione, "Avril martedì inizi la scuola, puoi anche andare a piedi. È vicino"
Stroncai la conversazione alzandomi e allontanandomi dalla tavola.

Mi avvicinai alla vetrata della mia camera, il cielo ormai era definito da alcune stelle che contornavano il blu del cielo.

Dovevo uscire.
Respirare nuova aria.

Nascosti Dalla PioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora