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Tornata a casa mi gettai sul divano dove c'era pure mia madre, intenta a guardare un film su netflix.

"E' da un po' che non parliamo, come stai Avril?"

"Bene. Perchè me lo chiedi... Tra tutte ste domande?"

Mi ricordai delle mie nocche insanguinate, su cui c'erano dei piccoli tagli ormai secchi.

Istintivamente nascosi la mano sotto il cuscino del divano.

"Così... Cosa vuoi mangiare stasera?"

Ed eccola che cambiava discorso...

"Mi va bene tutto" dissi  alzandomi.

Presi il pigiama dal mio letto e andai in bagno.

Mi feci una doccia calda, che durò poco perchè mia madre mi annunciò che la cena era pronta.

Mi sedetti sulla priva sedia che trovai. La più lontana da mio padre.

Il quale non aspettò un attimo per dirmi: "In questi giorni sei stata un fantasma. Ti ho visto poco e niente, dove sei stata?"

"Da amici."

"Non puoi fare sempre come ti pare. Questa è casa tua, devi stare qua."

"Ho diciassette anni. Se non mi reputi matura sono fatti tuoi. Io so il mio.." affermai posando la forchetta nel piatto, mi era passata la fame.

"Non puoi parlarmi così" 

Era furioso. Poco mi importava, lui aveva iniziato qualcosa che non sapeva come finire.

Non mi ha visto per un po', fossi stata in lui non avrei trattato mia figlia, che ho visto tirare un pugno al muro, in questo modo.

Non lo sopportavo e mai sarei riuscita a farlo.

"Sai una cosa. Se ti dà fastidio il mio comportamento, non parlarmi!" dissi alzandomi e andando in camera mia.

Ora capisco perchè mi piaceva stare lontano da casa mia. E povera mia mamma, che deve sopportarlo senza dire niente.

Bzz...Bzz

Presi il cellulare, un numero sconosciuto mi aveva contattata.

"Sono Malcolm, ho preso il numero da Fannie"

Il mio cuore perse un battito..

Ah, Avril calmati!

Mi addormentai sul tappeto, senza neanche accorgermene.

La mattina dopo mia madre mi svegliò. Ero in ritardo..

Mi vestii di fretta, infilai il cappotto e  presi lo zaino.

Iniziai a correre.

Già non ce la facevo più, rallentai.

Mi venne un infarto quando un clacson suonò proprio di fianco a me.

Mi abbassai un po' per vedere chi fosse.

E tra tutte le persone in questo mondo, davanti al volante c'era Esther.

"Di fretta?"

"In ritardo"

Mi sorrise e rigirò le chiavi nel nottolino dell'auto.

"Ti accompagno.."

La mia mente diceva di no, ma le mie gambe volevano fermarsi.

Quindi salì.

"Allora.. Come mai sei a San Francisco e non a New York"

Solo perchè sono salita non vuol dire che io debba per forza parlare

"Potrei chiederti la stessa cosa"

Lei mi guardò divertita. Volevo già uscire da quell'auto.

"Sono qui perchè sostituirò il professore di educazione fisica. Sarò la tua supplente"

!!!

COSA?

Nascosti Dalla PioggiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora