Oggi volevo iniziare il capitolo in un modo diverso dal solito. So bene che per me questo non è un lavoro, e so anche che ho delle priorità nella vita come l'università ed altre attività, ma questa piattaforma e questo "libro" sono state una scappatoia, un posto in cui esprimere una parte di me che molti probabilmente avrebbero giudicato. Oggi mi sono svegliata e ho visto questo.
60K. 60.000 letture, che sono davvero tante per me. Vi ringrazio con tutto il mio cuore. So che non sono sempre costante nell'aggiornare, ma so anche che mi capirete. Non vi conosco, ma grazie per avermi ascoltata.
L.S
Di pomeriggio, molti passano dalla galleria. Non è un vero è proprio museo, ma avevo deciso di far pagare un piccolo contributo per l'ingresso, che avevo deciso di donare all'ospedale pediatrico. Non perchè volevo che la gente credesse che io fossi una santa. Semplicemente era un modo per aiutare ed in quel momento era una cosa che mi faceva stare meglio. Dopo aver chiuso la galleria, andai a casa e decisi che avrei ordinato una pizza. Non avevo per niente voglia di cucinare o di dover lavare i piatti. Così ordinai la mia preferita, al salamino piccante con extra mozzarella ed aspettai.
Forse me la sono cercata, ma mi sento sola. Non ho nessuno da chiamare per raccontare la mia giornata. Non ho nessuno che capisca. Decido allora di chiamare l'unica persona che dovrebbe capirmi, perchè ha studiato come farlo.
Digito il numero dell'ufficio del dottorino, sperando che sia ancora lì.
"Pronto?" risponde lui dal momento che la sua segretaria sarà già andata a casa.
"Sono Mia Turner. La disturbo?" gli ho sempre dato del lei, probabilmente perchè non abbiamo confidenza, o semplicemente perchè lui non sa che io so in che rapporti è con Dorian.
"Signorina Turner, buonasera. Come la posso aiutare? Vuole riprogrammare gli appuntamenti?" Ovviamente mi chiede queste cose, perchè altrimenti non avrei alcun motivo per chiamare.
"In realtà volevo sapere se per caso adesso fosse libero per una chiacchierata. Ne avrei davvero bisogno." aspetto qualche secondo per una risposta, ma nulla. Sento poi un sospiro particolarmente profondo.
"Per questa volta va bene. La aspetto diciamo tra mezz'ora?" mi dice. Non so se sarà il suo senso di colpa o il fatto che sia il suo lavoro, ma alla fine cede.
"Perfetto grazie. " Dato che non faccio in tempo a mangiare la pizza decido di portarla allo studio del dottore. Magari offrirgli la pizza servirà a farlo abbassare la guardia. E forse parlare apertamente con qualcuno potrebbe farmi bene no? Decido di prendere un taxi per comodità e in meno di mezz'ora arrivo a destinazione. La sua segretaria non c'è più infatti è proprio lui ad aprirmi. Mostro la pizza come una sorta di offerta di pace e lui sorride.
"Non doveva sa?" Mi dice in modo sincero. Ogni volta, con qualche piccolo gesto, il dottore mi stupisce. Ci sediamo sui divanetti del suo studio e lui fruga dietro alla sua scrivania in cerca di qualcosa. Sento un tintinnare di bicchieri e noto che in mano ha del vino rosso.
"Per quanto non sia etico, il mio orario di ufficio è finito quindi mi sembra doveroso accompagnare questa pizza con del buon vino non crede?"
Io prendo il bicchiere che mi porge e lo guardo versare il vino.
"So che sembrerà difficile da credere dottore, ma mi ha appena salvato la serata."
Gli dico con sincerità.
"Come mai? Perché si ritrova a passare una serata così da sola?" Mi chiede e dopo prende una fetta di pizza.
"Perché ho bruciato qualsiasi rapporto che avrebbe potuto colmare queste serate. E l'ho fatto da sola, con le mie mani. C'è questo vuoto che continuò a colmare con rabbia e cattivi pensieri. E so che fa male a chi mi vuole stare vicino."
Lui si toglie gli occhiali.
"Di che tipo di rapporti parla? Il suo fidanzato?"
Io mando giù del vino sperando di sciogliermi.
"Non abbiamo mai reso nulla ufficiale, però si. Lui mi ha detto che era disposto ad aspettare per qualsiasi cosa sa? Per il contatto fisico, per parlare del rapimento...ma c'è qualcosa che mi tormenta."
"Pensa di potermi dire cosa?"
Sospiro, chiedendomi se sia la cosa giusta da fare.
Poi le parole escono come un fiume in piena.
"Ho mentito. Per tutto questo tempo io ho sempre saputo chi mi ha rapito. E non parlo dei russi. Cioè a loro centrano, ma il tutto è iniziato molto prima della loro comparsa. In quel locale, ho visto un uomo. Continuò a pensare ad oggi che sia l'uomo più affascinante e sconvolgente della mia vita. C'è stato un contatto sulla pista da ballo che mi aveva portato a cercarlo. Fino a vedere qualcosa che non avrei dovuto vedere. È lui che mi ha rapita. Ma nonostante un inizio violento, io ho smesso di combatterlo. Mi fa male dirlo ma penso che in quei mesi io sono arrivata ad amarlo come mai nessuno prima. Ed è per questo che ha fatto così male..."
Non mi accorgo di essermi messa a piangere finché le lacrime non scendono sulle mie labbra. Non pensavo di averne il coraggio, ma fa tutto così male da tenere dentro.
Alzo lo sguardo per vedere il dottore fissarmi.
"Potrei dirle che ha fatto male a non dire questa versione della storia alla polizia. Ma capisco o almeno penso di capire il suo dilemma interiore. Come la fa stare pronunciare quelle parole?"
Mi asciugo le lacrime velocemente.
"Quali parole?" Gli chiedo
"Lo ama ancora?" Mi chiede
"È la cosa che più odio di me stessa. Che per quanto io lo voglia distruggere....arriverei a distruggere pure me stessa. Ecco perché volevo ricominciare con Mark. Lui è puro, onesto, tiene a me. E l'unica cosa che ho saputo fare è andare a letto con uno sconosciuto solo perché Dorian si è presentato alla mia mostra."
"Come si è presentato alla mostra?" Per un secondo lo guardo.
"Come fa a sapere di chi sto parlando? Non ho mai detto il suo nome..." voglio che sia lui a dirmi la verità.
"Ho supposto." Mi dice cercando di essere più tranquillo che mai.
"Siamo ancora sotto segreto professionale dottore?"
Gli chiedo mentre cerco il mio portafoglio.
"Certo Mia. Lei è una mia paziente anche se la incontrassi in un bar ma di fatto ora sto lavorando."
Tiro fuori dal mio portafoglio il biglietto da visita che trovai da Dorian e lo Poggio sul tavolo.
"Come fa a fare finta di nulla allora? Perché dentro di lei lo ha sempre saputo che non ho scoperto della sua esistenza come le avevo raccontato no? Perché sa che abbiamo in comune l'unica persona che ci crea problemi ogni giorno."
Lui prende il biglietto in mano e lo guarda. Dietro c'è un appunto che aveva fatto Dorian in modo quasi illeggibile.
"Così lo hai sempre saputo?" Mi chiede senza avere il coraggio di guardarmi in faccia.
"Sai Oliver, ho pensato tanto a come tu potessi fare ad essere amico di Dorian. Ma non mi sono mai data una risposta. Sai...ogni volta penso che tu avresti potuto risolvere quella faccenda in principio, quando ti ha chiamato quella prima volta. Sai che mentre mi ha drogata mi ha detto di amarmi? Se solo avesse capito che per me era ricambiato magari qualcosa sarebbe stato diverso..."
Lui mi interrompe.
"Dorian è tra le persone più complicate che io conosca, sia come amico che come paziente. Per favore credimi quando ti dico di lasciarlo perdere, di andare da qualcuno che non ha bisogno di farti male per amarti. Lasciarti andare per lui è stata la cosa più difficile ma allo stesso tempo l'unica cosa giusta che abbia mai fatto."
"Non ha pensato hai danni collaterali dottore."
Finiamo i nostri bicchieri di vino in silenzio e poi decido di seguire il consiglio del dottore. Mi alzo, prendo la mia borsa e mi dirigo verso la porta.
"Non gli dica nulla. Ho smesso di cercare sue reazioni dopo ieri sera. Ora vado a seguire il suo consiglio. Si ricordi che quello che so su di lei potrebbe costarle caro, se mai dovesse parlare di questa conversazione."
Lui mi guarda, ma non è arrabbiato. "Lo so. Credimi, è meglio per entrambi se questa conversazione rimane tra di noi."
Esco dal suo ufficio e vado al l'appartamento di Mark. Suono sperando che non abbia il turno di notte. Quando apre la porta e mi vede rimane stupito.
"So che non posso farti cambiare idea ma sono stata una stupida. Volevo lasciarmi tutto alle spalle ma non vedevo quanto mi portassi quel peso sulla schiena. Ma non lo voglio più fare e capisco che forse non vorrai più vedermi ma..." lui mi interrompe e fa la cosa più bella che potesse fare. Mi zittisce con un bacio che sa di nuovo inizio.
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TITANIUM
General FictionIl giorno del suo venticinquesimo compleanno, rassegnata al fatto che i suoi ricchi e facoltosi genitori avrebbero continuato a preferire passare il tempo con suo fratello al posto suo, Mia Turner decide di cedere alle richieste della sua amica Chel...