Capitolo 6

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Hermione ebbe modo di riflettere su molte cose quella sera. Anche se era fiduciosa delle parole di Severus, il senso di colpa e la preoccupazione non se n’erano andati del tutto e, come se non bastasse, altri pensieri fecero capolinea nella testa di Hermione. Era infatti rimasta molto sorpresa dalla risposta del professore; si sarebbe sicuramente aspettata una frase piena di sarcasmo o qualcosa del genere e invece, non solo le aveva dato ragione ma, dopo la loro conversazione, Hermione si sentì molto più sicura e un po’ più tranquilla.

Quella sera, anche Severus pensò agli avvenimenti di quella giornata. Il professore continuava infatti a blaterare frasi sconnesse del tipo: “come può anche solo pensare, quel Weasley, di essere alla sua altezza”, “e quando mi ha detto come le ha risposto male io…”, oppure “io cosa? Cosa? Sono ancora meno importante di lui”.

In conclusione, quella sera non fu affatto piacevole per nessuno dei due ma, almeno Hermione, sembrava aver trovato soluzione ad alcuni dei suoi problemi; ossia parlare con il professore.

Entrambi si risvegliarono il giorno dopo sentendosi uno straccio e di malumore. Hermione si stava preparando del thè per colazione, quando sentì qualcuno bussare freneticamente alla porta.

-Hermione ti devo parlare.-

Solo quando quel qualcuno era già entrato nel suo salotto capì che era Ginny. -Ginny, ciao.- tentò di dire.

-Herm non c’è tempo per i saluti. Lui sta venendo qui. E’ una furia, non lo riconosco neanche.-

La ragazza dai capelli rossi continuava ad andare su e giù per la stanza, senza dare segno di volersi fermare.

-Ginny calmati, di chi stai parlando?-

-Di Ron!- ed appena la ragazza disse il nome, Ron si presentò davanti alla porta dell’appartamento ed entrò quasi di corsa come aveva fatto la sorella pochi istanti prima.

Hermione non riusciva ancora a capire cosa stava succedendo e tentò di fare domande, ma Ron non gliene diede il tempo.

-Tu!- disse il ragazzo puntandole il dito contro e con un’espressione in volto che, in confronto a quella di due giorni prima, era dieci volte peggio.
-Tu mi fai schifo!-

-Ron fermati, non stai ragionando!- gridò Ginny. Ma lui non la ascoltò ed Hermione capì in quel momento che avrebbe dovuto realmente preoccuparsi.

-Te la ricordi questa?- chiese ad Hermione mostrandole una catenella che portava al collo.

-Certo che me la ricordo Ron. Te l’ho regalata io.- rispose Hermione con voce rotta per lo sforzo di trattenere le lacrime.

-E allora riprenditela!- Ron si strappò la catenella dal collo e gliela buttò addosso. Hermione non riuscì più a trattenere le lacrime e cercò di reggersi al muro dietro di lei spaventata, mentre Ginny si buttò letteralmente sul fratello cercando ancora una vota di fermarlo. Non fu difficile però per lui spingerla via con un solo braccio.

-E questo Hermione? Questo te lo ricordi?- disse un’altra volta Ron tirando fuori dalla tasca, un libro dalla copertina rigida mentre si avvicinava a lei. -Rispondimi!- gridò ancora.

Hermione cercava di appiattirsi il più possibile contro la parete con lacrime e lacrime le attraversavano il viso. -Sì…sì è un altro mio regalo.- disse poi tra un singhiozzo e l’altro.

Come pochi attimi prima, Ron le scagliò addosso anche quello, che la colpì vicino all’occhio e, avendo la copertina rigida, la graffiò sotto al sopracciglio.

Dopo di ciò, Hermione, non badò più molto a quello che accadeva attorno a lei e si fece scivolare lungo la parete fino a terra continuando a piangere. Le sembrò che Ginny stesse gridando nuovamente contro il fratello, che uscì dall’appartamento subito dopo non curandosi nemmeno di chiudere la porta e che poi, la raggiunse sul pavimento facendole domande o dicendo cose, ma lei era troppo scossa per capire.

L’unica certezza che aveva Hermione, era che la situazione era decisamente degenerata e ora si sentiva impaurita e indifesa. Le due sensazioni che più odiava.

Dopo un po’ riuscì a calmare il pianto.

-Un po’ sanguini, ma al massimo verrà fuori un livido.- disse Ginny mentre tamponava con un fazzoletto umido la ferita causata dal libro. -Quello non era mio fratello. Io non lo riconosco più.-

-Non è colpa tua Ginny. E’ mia.-

-No, cosa stai dicendo Hermione.-

-Scusa Ginny ma ora devo andare. Grazie di tutto, davvero.- e, senza neanche pensare a quello che faceva, prese la sua borsa, uscì di casa e si smaterializzò nell’unico posto in cui poteva andare e dove si sarebbe sentita al sicuro.

Non ricordava neanche di aver fatto il tragitto dalla porta d’ingresso del San Mungo alla stanza del professore, talmente lo fece di corsa.

Quando aprì la porta della stanza, trovò per la prima volta il professor in piedi davanti alla finestra. Cercò di dimenticare per un momento i fatti di qualche attimo prima e disse:- La trovo molto bene oggi professore.- cercando di mascherare il suo umore con un finto sorriso.

-Grazie, potrò uscire tra pochi giorni finalmente.- rispose lui girandosi verso la ragazza. In un primo momento sembrava quasi che stesse sorridendo anche Severus, ma gli ci volle meno di un secondo per cambiare espressione. -Granger, cos’è quello?-

-Quello cosa?- chiese Hermione facendo finta di non capire e cercando, con tutte le sue forze, di mantenere il sorriso.

-Quel taglio, vicino all’occhio. Quello che sta per essere contornato da un bel livido oserei dire.- Vedendo che la ragazza non aveva intenzione di dire nulla, le si avvicinò fino a sovrastarla con la sua statura.

-Come te lo sei fatto?- aggiunse ancora.

-Sono caduta.- fu la risposta secca della ragazza.

-Sei caduta e accidentalmente ti è arrivato un libro in testa? Non prendermi in giro Hermione.-

Quest’ultima spalancò gli occhi e lo guardò con sorpresa. Innanzitutto, perché era la prima che il professore la chiamava per nome e secondo, si chiedeva naturalmente come aveva fatto a capire. Non fu difficile però per lei fare due più due.
-Non puoi leggermi la mente quando ti pare e piace!-

-Posso e l’ho fatto. Ora, mi spieghi tu come è successo o devo approfondire la faccenda da solo?-

Nella mente di Hermione si accumularono altri pensieri: “perché vuole saperlo?”, “e io che ero venuta qui per stare tranquilla” e “da quando ci diamo del “tu”?” ma all’ultima poteva rispondere più tardi.
Si rassegnò a rispondere. -E’ stato Ron a lanciarmi il libro. Era arrabbiato, è venuto a casa mia e io non sono riuscita a difendermi.- disse tutto di getto. Tanto che senso aveva nascondere le cose a Severus?

-Ti rendi conto che questa è una cosa gravissima, inaccettabile!-
Hermione poteva vedere la rabbia crescere negli occhi del professore.

-Lo so- disse lei sconsolata -anni di allenamento e studio e poi non so difendermi da un libro.-

-Non era affatto quello che volevo dire. Intendevo, come osa quello, fare una cosa del genere?!-

-Era arrabbiato.- disse semplicemente Hermione. Non aveva voglia, né la forza di discutere.

-Non difenderlo. E ora vieni.-

Severus la fece accomodare sul suo letto e le alzò il mento con due dita. -L’hai disinfettato?- disse con tono calmo guardando meglio il taglio.
Prima di rispondere, Hermione fece cadere la sua borsa per terra non curante e, allo stesso modo, alzò le spalle e rispose: -Con un po’ d’acqua su un fazzoletto.-

Lui fece apparire allora del disinfettante e del cotone, per poi incominciare a disinfettare il taglio con cura.
Era così bello il suo tocco, pensò Hermione. Così delicato. Chiuse gli occhi beandosi di esso e li riaprì soltanto quando, un paio di minuti dopo, si sentì scostare dietro all’orecchio una ciocca di capelli.

-Non dovrà neanche più pensare di farti male. Mi hai capito Hermione?-

Ed essa annuì guardandolo negl’occhi.

Non era il luogo che la faceva sentire al sicuro, ma lui.

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