8. Il suo sorriso sincero...

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A svegliarmi la mattina furono i raggi del sole che penetravano dalle tapparelle.

Presi le coperte e le misi sopra la testa, in modo da coprire la luce dalla mia visuale, ma esattamente qualche secondo dopo anche la sveglia iniziò a suonare.

Erano le 9:00.

<Non si può dormire> pensai...

Decisi di alzarmi. Fra esattamente un'ora avevo appuntamento con Kawtar. Saremmo andate a comprare un paio di cose per Londra.

Andai in bagno. Mi lavai la faccia, i denti. Raccolsi i capelli in una coda alta.

Decisi di truccarmi, misi un leggero filo di eye-liner, il mascara e sulle labbra misi del burro-cacao. Ritornai in camera, come out-fit optai per una gonna color panna e un maglioncino rosa. Abbinai il tutto con le mie Adidas rosa con le strisce bianche. Presi uno zainetto nero dove misi il cellulare e il portafoglio.

Prima di uscire dalla stanza, vidi i fogli sui quali avevo scritto ieri sera sparsi sulla scrivania.

Li presi e li nascosi.

Non volevo che nessuno li leggesse.

Quando arrivai al piano di sotto, sentii delle voci provenire dalla cucina .

Ciò significava che erano tutti lì.

Entrai e alla mia vista tutti si zittirono.

A tavola c'erano mamma, papà e zio Ismail.

"Esco, vado con Kawtar a comprare delle cose per Londra" annunciai.

"Esci senza fare colazione ?!" chiese preoccupata mia madre "Mangia solo qualcosina, così io sto più tranquilla ".

Alzai lo sguardo verso l'orologio appeso in cucina.

Erano ancora le 9:40. Ancora mancava del tempo, quindi decisi di accontentarla.

Posai lo zainetto sul tavolino, che si trovava al di fuori della porta della cucina, e poi andai a sedermi. Mia madre mi versò del thè caldo, mi passò dei pancake con assieme la nutella .

Sembrò essere molto felice del fatto che io abbia accettato la sua richiesta .

"Dove sono Ibra e Ahlam?" chiesi mentre prendevo un pezzo di pane e lo avvolgevo nel miele.

Devo dire che ho fatto bene a sedermi a mangiare. Avevo una certa fame.

"Ahlam è all'asilo" rispose  zio Ismail " mentre Ibrahim è a scuola ".

L'unico con cui non parlavo quasi mai era papà. Era l'unico della famiglia che non cercava di parlarmi o altro. Stava sempre per le sue. Sembrava come se non mi parlasse. Come se ce l'avesse con me.

Tornava la sera dal lavoro, ma a quanto pare oggi non ci è andato.

Sentii il cellulare squillare e solo allora mi accorsi di aver fatto tardi.

10:02...

Risposi al cellulare .

"Scusami, arrivo" dissi mentre addentavo l'ultimo pezzo di pane che mi rimaneva e andavo verso l'uscita.

Mia madre mi seguì verso la porta di casa, mi passò lo zainetto, che stavo per dimenticare, e la giacca di jeans.

"Fa fresco qui fuori, ti conviene portarla" disse con un sorriso tanto dolce che per un momento smisi di pensare alle mie condizioni "Magari dopo ti potrebbe servire "

Le concessi un piccolo sorriso e quando iniziai ad avviarmi nel vialetto di casa , mi venne d'istinto tornare indietro e prima che lei chiudesse la porta la chiamai.

MI SENTIVO PERSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora