22. Me lo prometti?

80 11 9
                                    

"Per te invece cosa porto?" dopo aver passato quasi tutta la mattinata a correre, Akram aveva avuto la fantastica idea di fermarsi in un bar a fare colazione.
"Mi porti un caffè e una ciambella semplice" odiavo il caffè, era troppo amaro e a me non andava giù "E porti anche una ciambella al cioccolato"
"10 minuti e vi porto l'ordine" la giovane ragazza dai capelli rossi scrisse tutto in un taccuino e poi andò verso il bancone.

Il locale era molto carino: le pareti erano di un azzurro chiaro abbinate al bancone. I tavoli erano bianchi e le sedie nere; era decorato con dei vasi di fiori e nelle pareti erano rappresentati dei dipinti di Van Gogh e Picasso.

"Allora?"
"Allora cosa?" chiesi.
"Siamo stati abbastanza in silenzio durante la corsa, dobbiamo fare lo stesso anche adesso?" sbagliavo o era lui quello che si era mostrato serio sta mattina?
"Non sono io quella che non ha parlato sta mattina!"
"Sei sempre tu quella che non mi rivolge la parola e te la prendi che sono stato zitto per una volta; io non ti capisco" la situazione era leggermente tesa, saremmo finiti per litigare sicuramente.
"Non me la sono presa, semplicemente tu hai detto che eravamo in silenzio e io ho detto quello che pensavo. Poi nessuno ti ha chiesto di capirmi"
"Ma ti senti quando parli, sei veramente un incosciente " si stava alterando.

<L'avevo detto che avremmo finito per litigare?>...

"Io incosciente, sei tu quello che mi ha invitata, sei tu quello che mi giri intorno; io ti ho detto mica di gironzolarmi vicino tutto il tempo?! Non credo proprio." okay, anche io mi stavo innervosendo e non poco.
"Scusami se ci tengo a te e non voglio perderti " mi zittì di colpo, rimasi a guardarlo mentre il mio cuore batteva forte. Forse avevo esagerato con le parole e avrei dovuto andarci piano.
Ad interrompere quella situazione era stata la cameriera con i nostri ordini "Ecco a voi, buon appetito!"
Akram sospirò e bevve dal suo caffè.
Presi anche io la mia cioccolata.
"Tieni " mi passò la ciambella al cioccolato "E' la tua preferita" .
La presi senza controbattere. Rimasi a fissare la mia tazza fumante.
Era bastata una frase per zittirmi.
"Scusami, solo che ho un paio di pensieri per la testa sta mattina"

<Gli chiedo se va tutto bene o mi faccio gli affari miei?>...

<Forse gli farà piacere se glielo chiedessi, in caso non voglia cambierò subito discorso>

"Tutto bene ?" il suo sguardo era spento, nei suoi occhi non c'era il suo solito luccichio.
"Sinceramente no" si stava aprendo.

Non è mica come a te, che diventa scontroso.

Ma stai zitta tu.

"Ti va di parlarne?" forse dovevo farmi gli affari miei, magari era come me e non voleva parlare dei suoi problemi.
"La maggior parte della storia l'avresti dovuta già sapere in realtà" mi sbagliavo, a quanto pare la storia la conoscevo già se solo mi ricordassi qualcosa.
"Peccato! Non mi ricordo più nulla" cruda verità.
"Ti racconto tutto, tanto abbiamo tutto il tempo" Gli feci cenno con la testa in modo da incitarlo a continuare.
"Problemi con i miei"
"Ovvero?" forse avrei dovuto usare un tono più cauto.
Si mise a ridere, ma che gli prendeva adesso.
"Poi dite che sono io quella bipolare, guardati ti sei messo a ridere per niente; così dal nulla"
"Scusami, solo che mi hai risposto con la stessa parola di quanto ti ho raccontato la prima volta" forse non ero così diversa da com'ero, questa cosa mi faceva piacere; almeno una parte della mia vita precedente era con me ancora.
"Non sono cambiata allora" anche io mi sforzai a sorridere.
"Per niente" adesso, anche nel suo viso, era comparso un sorriso dopo la breve risata.
"Comunque dicevo" si rifece serio "I miei in quest'ultimo periodo stanno riscontrando diversi problemi, litigano spesso: ogni scusa è buona per iniziare una discussione."
"E' successo qualcosa in particolare?"
"Diciamo che ai miei nonni materni non è mai andato giù mio padre e, dopo una breve visita di mia nonna materna in quest'ultimo periodo, sono iniziati queste cavolo di discussione"
Dopo aver visto la mia faccia leggermente confusa iniziò a spiegarsi meglio.
"Per spiegarti meglio: praticamente mio padre è pakistano e mia madre è americana. Mia madre ha incontrato mio padre al liceo, lei era atea e mio padre un musulmano sciita. Dopo un po' di tempo i miei sono diventati grandi amici finché non si iniziarono a frequentare; mio padre così ha fatto capire a mia madre la vera essenza dell'islam e lei ha deciso di convertirsi. Diciamo che i miei nonni non hanno mai accettato del tutto questa decisione, non sono razzisti nei confronti di mio padre anzi lo hanno sempre accettato. Ma a loro non è mai andato a genio la conversione di mia madre e, nonostante siano passati anni dal matrimonio dei miei, loro continuano ancora a cercare di far cambiare idea a mia mamma. Mio padre dopo l'ultima volta diciamo che se le presa un po' e così le discussioni tra di loro sono diventate tante. Mio padre si è stancato di sentire certe cose e ha detto a mia madre di porre fine a queste discussioni senza senso; mia madre, invece, ha parlato con mia nonna e nonostante questo mia nonna dopo si è messa a parlare anche davanti a mio padre e ha cercato di far cambiare idea anche a lui. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato quando mia sorella minore, Roumaisae, ha deciso di mettere il hijab e mia nonna si è intromessa cercando di farli cambiare idea: diciamo che mio padre ci è rimasto veramente male"

MI SENTIVO PERSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora