Prologo

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La notte era profonda, tutto taceva, perfino la Luna restava nascosta dietro la foschia occultando, tra le onde della baia, una lenta scialuppa, ormai lontana dalla terraferma. A bordo, favorita dalle tenebre, una figura vogava affaticata, avvolta da un logoro straccio intriso di fango e foglie. Con il braccio, si asciugò il sudore dal viso e, nel gesto, macchiò la manica della camicia sottostante, inconveniente che lo mandò su tutte le furie. L'imprecazione fu abbastanza forte da raggiungere delle orecchie in attesa e, in mezzo all'oceano, si accese una debole luce a contrastare il regno del buio. Riprendendo con più energia, l'uomo seguì il bagliore e, qualche remata dopo, si ritrovò ad affiancare il legno scuro di un veliero a tre alberi. L'intera imbarcazione era un tutt'uno con l'oscurità, senza l'ausilio di quella lanterna difficilmente l'avrebbe trovata. Coprendosi il viso, l'uomo digrignò i denti infastidito dall'illuminazione e si alzò in piedi sulla scialuppa, ma non prima di aver recuperato la sacca con il proprio bottino. Ben presto un vociare si alzò sul ponte e gli venne lanciata una scala di corda così poté salire a bordo. Bagaglio in spalla, fece quell'ultimo tratto al limite delle forze, gradino dopo gradino, ma, superato il parapetto, si poté finalmente sedere, stremato.
"Gentleman Starkey, bentornato a bordo! Era ora che ti facessi rivedere qui, bel visino, ci stavamo organizzando per cercare il tuo cadavere!" Afferrando il fastidioso chiacchierone dalla sudicia canottiera bianca, se lo portò più vicino e lo spinse indietro allontanandone il fiato insopportabile dalle narici. Il corpo, tozzo e grasso, fece sbilanciare il simpaticone che così cadde a terra producendo un forte tonfo e scatenando un gran fracasso di risate dal ponte di coperta. Fu allora che risalirono dagli alloggi gli altri membri dell'equipaggio, finalmente gli occhi del viaggiatore avevano iniziato ad abituarsi, così fu in grado di riconoscerli tutti. Sembravano mancare all'appello solo il nostromo e, ovviamente, il Capitano.
"Il diavolo ti porti, dannato elegantone! Dopo che ho passato tutta la notte sveglio per tenerti accesa quella stupida lanterna mi ringrazi in questo modo?" massaggiandosi il posteriore, il cuoco di bordo si tirò in piedi sistemandosi l'unto cappello sulla testa, ma il signor Starkey non era dell'umore di sentire quelle stupide scuse.
"Taci, Samson! Ho girato come un idiota per ore in quella stramaledetta baia perché il segnale era spento! Non mi sento più le braccia! Mentre tu ti scolavi del rum io rischiavo che i pellerossa aggiungessero il mio scalpo alla loro collezione!" L'attrezzatore di bordo gli si fece più vicino porgendogli una fiaschetta che l'uomo accettò subito con impeto, prendendovi grandi sorsi. La gola gli andò in fiamme per qualche secondo e dovette riprendere fiato, ma si sentì rinascere, ciò nonostante non poté riposarsi a lungo, infatti, poco dopo, la porta del ponte sopraelevato di prua, venne aperta attirando l'attenzione generale. Il gelo calò tra l'equipaggio mentre la Luna dissipava le nubi e la nebbia illuminando l'imponente figura del Capitano. I raggi argentati andarono a riflettersi sull'uncino aguzzo che aveva al posto mano destra, lucido ed affilato, un oggetto letale quanto il proprio proprietario. I suoi lunghi capelli neri, ricci come la schiuma delle onde, vennero scostati da una folata di vento mentre, al suo fianco, il nostromo Smee, detto "Spugna" gli appoggiava sulle spalle un lungo mantello rosso sangue arabescato con ricami dorati. Non indossava i consueti abiti vistosi, ma una semplice camicia bianca con le maniche a sbuffo e dei pantaloni stretti fino alle ginocchia, niente calzoni, nemmeno le scarpe. Doveva essersi vestito in grande velocità e, il bagliore impaziente nel suo sguardo, contornato dall'ampio sorriso sotto i baffi curati, metteva in chiaro che non avrebbe accettato cattive notizie. Nonostante fosse trasandato, non vi fu un commento, nemmeno dal cuoco di bordo, era ubriaco, non stupido, teneva alla propria vita. Quando l'intimidatoria figura gli si inginocchiò davanti e vide il proprio riflesso in quegli occhi blu come le profondità dell'oceano, Starkey raccattò la sacca e ne tirò fuori il contenuto rapidamente sistemandolo sotto gli occhi incuriositi di tutti. Si tolse d'impiccio lo straccio lurido che indossava e porse il proprio taccuino personale al superiore.
"Ce l'ho fatta, Capitano. Anche se i pellerossa non hanno voluto che assistessi, li ho seguiti nella foresta" Allungando la sola mano buona ed ispezionando le erbe e i vari ammennicoli riportati dal fedele sottoposto, il corvino sembrò inizialmente scettico, ma poi diede una veloce occhiata agli appunti ed il suo sguardo cambiò.
"Inoltre, ho anche una notizia che le farà piacere" Avvicinandosi improvvisamente, il nostromo raccolse il tutto, lasciando così all'altro il tempo per ispezionare il quadernino, e si rivolse direttamente al marinaio.
"Allora parla, Starkey! Il Capitano è un uomo molto impegnato!" Nonostante l'età avanzata rispetto al resto dell'equipaggio e il suo aspetto bonario, sottovalutare Smee sarebbe stato un grosso errore, non era un uomo influente o temuto sulla nave, ma era il meno paziente.
"Possiamo farlo questa notte stessa! Non è necessaria la presenza del ragazzo! Basta avere qualcosa che gli appartenga!" Alzandosi in piedi, il corvino sorrise, sembrava sul punto di dare i propri ordini quando l'artigliere prese la parola.
"Per la barba di Lucifero! E come ci procuriamo qualcosa del moccioso?!?" 
"Non dovete preoccuparvi, mastro Porter" Nonostante non stesse urlando, la voce di James Hook, anche conosciuto come Capitan Uncino, fu così intensa da far cessare il brusio che la questione del marinaio aveva sollevato. 
"Di questo mi occuperò personalmente" detto ciò, tornando ad indirizzare lo sguardo sul pirata a terra, lo aiutò a rialzarsi e gli restituì il taccuino.
"Mastro Starkey, voi avete assistito all'intera cerimonia, dunque sarete voi ad organizzare il tutto prima che la Luna cali. L'intero equipaggio vi fornirà il suo più completo supporto e, se fallirete, verrete tutti equamente puniti. Non intendo aspettare un altro mese prima di realizzare la nostra vendetta" date le direttive, si sistemò il mantello e tornò alla propria cabina. Non appena richiuse la porta alle spalle, Uncino scoppiò a ridere e si avvicinò alla scrivania, vi girò intorno accarezzando le carte nautiche su di essa accumulate ed aprì il primo cassetto sulla destra. Tenendo sempre un occhio all'entrata, scostò il contenuto e, nel doppio fondo, recuperò un oggetto prezioso che aveva custodito a lungo per un'occasione speciale e quale miglior momento della propria vittoria definitiva. Richiuso il tutto, strinse nella mano il tesoretto, nel gesto un fremito percorse il suo corpo. Si sentì pieno di felicità al pensiero che, l'indomani, avrebbe avuto a portata d'uncino il suo nemico giurato, l'essere più presuntuoso, impudente ed irrispettoso che avesse avuto il dispiacere di incontrare. Nonostante ciò, dovette dominare sé stesso, non era il momento di festeggiare, dopotutto quel ragazzino era un maestro nello sfuggire alle situazioni più difficili, fino a quando non fosse stato certo della vittoria, non avrebbe dovuto crearsi aspettative troppo alte. Tornato sul ponte, raggiunse il Gentleman Starkey, da quello che era riuscito a capire dagli appunti non doveva mancare molto, erano stati tutti molto solerti, evidentemente attendevano quanto lui quel giorno di rivalsa, o forse lo temevano più di quanto credesse. Tutto ciò non lo tanse, ignorò anche qualche commento scettico di Smee, per nulla convinto dell'efficacia del piano al quale si stavano affidando, per quello era stato incaricato Starkey e non lui, a nessuno importava del suo parere in quel momento. Poco sollevato dal ponte della nave era stato acceso un fuoco e, accanto ad esso, erano state posizionate due ciotole contenenti le erbe triturate sottratte dal marinaio alla cerimonia indiana. L'equipaggio si teneva a distanza mentre il pirata, seduto davanti alla fiamma, stava bisbigliando alcune frasi ad occhi chiusi. Per nulla intimidito, Uncino attese le sue indicazioni e questi, alzando il viso verso di lui, le pupille ribaltate all'indietro, una sclera dorata ed una nera, gettò nel fuoco una manciata di erbe e parlò.
"Il pegno..." lanciandogli l'oggetto con precisione, il Capitano si fece serio, lo voleva indietro.
"Non si preoccupi, finito il rituale vi verrà restituito. Lei sarà il tramite, dovrà conservarlo così potrà decidere quando o se terminare l'incantesimo..."
"Va bene, ma ora inizia. La Luna è al suo massimo splendore" il fascio di luce creato dall'astro illuminò tutta la nave dissipando le tenebre e fu allora che il Gentleman Starkey appoggiò il pegno davanti a sé e, aprendo le braccia verso il cielo stellato, recitò.
"Oh Grande Spirito, che tu possa cambiare ciò che non può. Il susseguirsi delle albe, le linee sul suo volto, la natura nel suo passaggio ed il peso che ciascun inverno porta. Concedigli che sia uomo!"

TUTTO o NIENTE || PETER PAN X CAPITAN HOOK ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora