03. 🏀

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Disteso sul suo letto rivestito da una trapunta di tartan rossa, Milo ascoltava la sua tipica musica punk rock. Era solito fissare il soffitto mentre faceva ciò, lo allontanava dalla maggior parte dei pensieri.
Dalla porta entrò Sip che lo squadrò dalla testa ai piedi spalancando le braccia. "Ma sei ancora a letto? Sono le dieci! Hai già saltato 3 lezioni, no?"
Milo continuava ad avere lo sguardo rivolto al soffitto mentre con il piede destro teneva il ritmo. Era così immerso nei suoi pensieri da non prestare minimamente attenzione al suo compagno di stanza. Sip iniziava ad essere infastidito e gli si avvicinò con l'intento di togliergli le cuffie ma Milo, accortosi del suo intento, si voltò nella sua direzione, fulminandolo con lo sguardo. A quel punto Sip indietreggiò sedendosi sul proprio letto. Il ragazzo disteso alzò gli occhi al cielo notando che il suo compagno di stanza era fisso lì ad osservarlo.
"Cosa c'è, Sip?" Chiese Milo abbassandosi le cuffie. Il compagno di stanza continuò a fissarlo con sguardo di disapprovazione.
"Stai saltando troppe lezioni. Vuoi deciderti a fare qualcosa nella tua vita?" Sbuffò lui vedendo l'amico avvicinarsi sempre di più all'idea di abbandonare l'università.
Milo alzò nuovamente gli occhi al cielo e lentamente si sedette sul letto.
"Ti ho già detto che sono affari mie-"
"Sono affari tuoi ma vedere il mio compagno di stanza abbandonarsi all'idea di essere un fallito solamente per andare contro il proprio padre, mi fa stare male. E non sai quanto."
Milo assistette incredulo alle parole dell'amico; non l'aveva mai sentito parlare così apertamente; di solito parlavano solo di musica o si insultavano a vicenda. Scosse la testa e stette in silenzio per qualche secondo prima che Sip si alzasse dal letto.
"Adesso vado, ho un'altra lezione. Spero che con questa storia del progetto tu possa cambiare l'opinione che hai della vita universitaria." Ed uscì dalla stanza, lasciando Milo ai suoi pensieri.
Gettò una rapida occhiata al suo telefono notando un messaggio di Kat.

Kat:
"Ci vediamo alle 18 per l'incontro nel laboratorio d'arte situato al quinto piano della facoltà di arte e moda! Non fate tardi, per favore!"

Gli venne in mente Park in quel momento e pensava a come poterlo infastidire. Mostrò un piccolo sorriso e tornò a stendersi sul letto. Forse Sip aveva ragione sulla questione del progetto, ma era una cosa che non avrebbe mai ammesso a sé stesso.

Park era in compagnia di Mar durante la pausa pranzo di quella giornata e continuava e bere il suo drink senza distogliere lo sguardo, rigorosamente incantato, dall'amica.
D'altro canto, lei, accortasi di essere fissata, posò il suo panino per schioccare le dita davanti al viso di Park che sembrò tornare sulla terra ferma.
"È successo qualcosa?" Chiese lei ritornando a mangiare il suo pranzo.
Anche se inizialmente titubante e con qualche giro di parole, Park esplicò i suoi pensieri all'amica che stava aspettando delle risposte.
"Stavo pensando..." - prese un breve pausa per continuare a sorseggiare il suo drink - "...all'altro giorno. Quel Milo, come sapeva che fai spesso ritardo alle lezioni?"
Mar spalancò gli occhi, colta di sorpresa dalla domanda, per poi mostrare uno sguardo malizioso.
"Mhhh, perché ti interessa? Eh?" Mostrò uno sguardo felino aspettandosi una risposta, ma l'unica cosa che ottenne fu uno sguardo fisso, immerso nel rossore delle guance dell'amico.
"Sono solamente curioso, sembravate in confidenza." Cercò di sviare lui.
Percepito l'imbarazzo dell'amico, si lasciò scappare una piccola risata per prenderlo in giro.
"A dire il vero, non siamo molto in confidenza. Ricordo che lo incontrai per la prima volta nella sua facoltà di economia, e parlammo un po'."
Park sbarrò gli occhi mostrando un broncio confuso mentre allontanava nuovamente il drink dalla sua bocca.
"Economia? Cioè quello lì farebbe economia?" Si lasciò andare ad una risatina che però non venne ricambiata.
"Se non sbaglio è stato costretto dai genitori, non ne sono propriamente sicura ma pare sia così..."
L'espressione divertita di Park tramutò in una smorfia triste, come se si sentisse in colpa per l'affermazione lanciata poc'anzi.

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