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"Papà?" Chiese Milo sbarrando gli occhi. Park cercò di aiutare il ragazzo ad entrare in camera, anche se lui avrebbe preferito scappare anziché affrontare il padre.
"Cosa è successo?!" Sip si alzò velocemente per soccorrere l'amico che divenne improvvisamente pallido.
Il padre rimase seduto al tavolo senza batter ciglio, anzi, fissava intensamente Milo quasi con disprezzo. Park si distrasse un attimo per fissare il padre di Milo con aria confusa; non vedeva il figlio da mesi e rimase lì impassibile, facendo dubitare che potesse effettivamente trattarsi del padre.
Sip e Park lo fecero accomodare di fronte al padre, chiedendogli se avesse bisogno di qualcosa ma gli fu negato di fare richieste dall'intromissione del padre.
"Fai queste sceneggiate per non vedermi?" Disse fissando il figlio negli occhi con il suo sguardo freddo che successivamente si spostò sui due amici del figlio.
Milo rimase in silenzio a testa bassa, mentre Sip fece cenno a Park di uscire fuori per lasciarli da soli ma rimase fermo sul posto.
"Piccoletto, questi sono affari di famiglia, perché non segui i consigli del tuo amico ed esci fuori?" Park fissò il padre dell'amico con disprezzo e fece per andare via insieme a Sip ma, una volta adagiata la mano sulla porta, la voce di Milo li fermò.
"Loro due sono di famiglia. Possono ascoltare ciò che hai da dirmi." I ragazzi si voltarono lentamente con aria sorpresa nel vedere comunque il ragazzo con il capo chinato. Il padre fece un sospiro di noia e annuì lentamente, non voleva discutere con gli amici del figlio, altrimenti lui sarebbe scappato come suo solito.
"Ho visto che i tuoi voti recentemente sono calati parecchio." - prese una pausa per squadrare nuovamente gli amici del figlio - "E non so bene per quale motivo, ma se tra un mese non vedrò miglioramenti, ti ritirerò da qui e verrai a lavorare con me." Tra i filamenti del suo ciuffo si potevano intravedere i suoi occhi spalancati. Il padre, notando il mutismo selettivo che il figlio aveva deciso di adottare, si alzò per andare via, constatando che non ci sarebbe stata una conversazione tra i due.
"Non voglio fare economia." Il padre vide suo figlio alzare la testa per la prima volta da quando era entrato in camera. Alzò un sopracciglio, chiedendogli di ripetere ciò che aveva appena detto. Deglutendo quasi come se avesse appena mandato giù un boccone amaro, si alzò, anche se vacillante, fissando il padre.
"Non voglio fare economia." Ripetè con fierezza. Il padre stette qualche secondo in silenzio e ridacchiò pensando si trattasse di uno scherzo di cattivo gusto.
"E cosa vorresti fare? Sentiamo." Milo stette zitto, non osava pronunciare la parola "musica" davanti al padre, lo aveva sempre ritenuta una perdita di tempo, e non lo avrebbe ascoltato stavolta.
"Vuole fare musica." Disse Park facendo un passo avanti, attirando tutti gli sguardi su di sé, in particolare quello di Milo che era pieno di ansia dopo tale affermazione. Dopo qualche secondo si sentì una risata da parte del padre che, notando di essere l'unico ad aver avuto quella reazione, si contenne ritornando serio.
"Non c'è futuro per chi fa musica." Disse accarezzando la testa del figlio come per esprimere pietà.
"Non c'è futuro per chi svolge un'attività che non vuol fare." Si intromise nuovamente Park, questa volta però Sip cercò di farlo tacere facendogli dei gesti con le mani.
Il padre di Milo si avvicinò incuriosito dal ragazzo, che riteneva un impiccione senza capirne il motivo.
"Se vuoi bene a mio figlio dovresti capire che il suo futuro è importante." Disse dandogli una pacca sulla spalla. Park appoggiò la sua mano su quella del padre come per imitare il gesto di pietà che aveva fatto lui nei confronti del figlio.
"Appunto, signore, il futuro di suo figlio. Il futuro che deve costruire da solo." Milo osservava la scena con profonda vergogna, che fine aveva fatto il ragazzo tosto e scontroso che era di solito? Era arrivato a far combattere suo padre da un ragazzetto che aveva conosciuto da qualche settimana, ma che per lui si era già rivelato importantissimo. Si asciugò rapidamente le lacrime che erano appena uscite dai condotti lacrimali ed interruppe il padre.
"Se credi che non ho futuro nel mondo della musica, allora ti propongo un accordo."
Il padre si voltò incuriosito, e lo stesso furono i due ragazzi, senza sapere dove il loro amico volesse andare a parare.
"Tra due settimane, mi esibirò in un pub vicino al campus, sfidando un'altra band, se vinco, mi lascerai fare musica." Sip e Park si scambiarono uno sguardo confuso, non sapevano che ci fosse questo tipo di gara nei pub vicini.
"E se perdi?" Chiese il padre con fare di sfida.
"Verrò a lavorare con te. Non ci resterei qui a fare economia." Park si avvicinò velocemente al ragazzo afferandogli il braccio.
"Sei pazzo?! E se dovessi perdere? Come faremo per la giornata di beneficenza?" Milo sorrise nel vedere il ragazzo preoccupato per lui, e quel suo sorriso fece allentare la presa di Park, facendolo sentire quasi in imbarazzo.
"Non credi che possa vincere? Ce la farò, vedrai." Sorrise accarezzandogli la testa sotto lo sguardo confuso del padre.
"Allora, affare fatto?" Milo allungò la mano verso il padre che, con un piccolo sobbalzo, l'afferrò.
"Ci vediamo tra due settimane allora." Ed uscì dalla camera venendo salutato da tutti i presenti. Si chiuse la porta alle spalle e sorrise. "Quando mai fai cose per beneficenza tu, eh Milo?" Disse tra sé e sè lasciando il corridoio.

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