Capitolo 18 - Capodanno

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La sera di capodanno mi ha sempre tramesso quel pizzico di ansia in più,come se mi sentissi costretta a ripercorrere i miei ultimi trecentosessantacinque giorni, ogni sentimento positivo o negativo che io abbia provato in questi mesi.  Obbligata a ripensare a tutti quei momenti che avresti voluto dimenticare per sempre, come la bocciatura all'esame di urbanistica, la materia che più odio in assoluto,tuttavia, la fine di quest'anno mi ha regalato una grande gioia, l'uscita di scena di Veronica. 

Che poi in fin dei conti chi stabilisce dove finisce il vecchio e dove inizia il nuovo? Chi ha avuto la necessità di porre un punto d'arrivo? Come se poi da un giorno all'altro tutto potrebbe cambiare,come se la nostra vita fosse paragonabile ad un libro in cui ogni anno equivale a un capitolo da leggere, quindi basterebbe semplicemente voltare pagina per andare avanti, ma magari. Non è certo un giorno, in particolare l'ultimo dell'anno, che può determinare la fine o l'inizio delle cose, quello dipende da noi, purtroppo. Come vorrei svegliarmi il primo gennaio e smettere di provare questo forte sentimento verso il mio migliore amico, sarebbe tutto più facile. Le persone in questo giorno si sentono costrette a dover individuare dei buoni propositi, guardare positivamente verso nuovi orizzonti, stabilire nuovi sogni e obiettivi da raggiungere. E se sbagliassi a scegliere i miei obiettivi? Se i miei sogni fossero irrealizzabili? 

Tutta questa necessità di cambiare, di progettare, di sognare mi crea uno stato di vuoto interno che non riesco a colmare, forse perché il cambiamento mi ha sempre spaventata. L'idea di cambiare la mia vita con la possibilità di perdere una cosa a me cara non mi attrae per niente, perché sono così codarda da non voler mettermi in gioco, la paura di rischiare, di provare a cambiare le cose che non mi vanno bene mi blocca costantemente, come vorrei avere quel pizzico di spinta in più che mi porterebbe a dire ogni cosa a Fede. Tuttavia,la speranza che spinge tante persone a fissarsi degli obbiettivi oppure a realizzare i propri sogni mi sta lasciando giorno dopo giorno, vedere come il mio amore non ricambiato mi sta consumando dentro sta eliminando pian piano ogni mio sentimento fiducioso, forse il mio proposito dell'anno è dire addio al mio amore per il biondino che mi sta aspettando nell'altra stanza.

-"Giada sei viva ?".La voce calda del suo amico proveniva dalla camera da letto. Era rimasta chiusa in bagno per ben due ore consapevole della ramanzina che lo stesso ragazzo, dagli occhi verdi, le avrebbe fatto una volta uscita, ma come sempre eri indecisa su cosa mettere. Aveva provato ben quattro vestiti, rigorosamente rossi come aveva raccomandato Martina, e come tutte le volte non riusciva a trovare nulla che le stesse bene. Trovava sempre mille difetti, il vestito era troppo rosso, troppo elegante, troppo stretto, troppo largo, la ingrassava oppure era troppo lungo, così dopo ben due ore di indecisioni, crisi isteriche e fasi di rassegnazione aveva optato, solo perché non aveva altre alternative, per un lungo vestito rosso che le lasciava la schiena scoperta. Si stava fissando da ben dieci minuti, nonostante il continuo bussare di Federico, nel enorme specchio posto ai lati del lavandino, osservava il suo riflesso e malediceva se stessa per non essere femminile, sexy o abbastanza bella da far cadere ai suoi piedi il biondo.

-"Giada butto giù la porta se non mi rispondi". Il tono insistente del stesso amico la convinse ad uscire da quel maledetto bagno, si diede un ultima specchiata, ripassò il rossetto rosso sulla labbra e poi uscì. I suoi occhi verdi si posarono sulle spalle dell'amico che si era allontanato dalla porta dopo che aveva visto la maniglia abbassarsi, si trovava davanti allo specchio di legno e stava litigando con la cravatta perché, come sempre, non riusciva a fare il nodo.

-"Ancora non hai imparato a metterla, sei una caso perso Bernardeschi". Disse sorridendo e avvicinandosi verso il ragazzo che sbuffò davanti all'affermazione dell'amica. Ogni volta che lo doveva accompagnare ad un evento, in cui era obbligatorio l'uso della cravatta, era sempre lei a fargli il nodo.Federico non ci riusciva mai nonostante i mille tentativi di lei per insegnarglielo, si era sempre giustificando dicendo "Non devo imparare ho te nella mi vita che sai farlo e sono sicuro che ci sarai sempre", Giada aveva addirittura scritto una canzoncina per farglielo ricordare.

Non avere paura - Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora