Capitolo 20 - Mente offuscata

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I raggi del sole illuminavano il volto del biondo che dormiva beatamente, la quantità d'alcol che aveva assunto fino a poche ore fa sguazzava ancora nelle sue vene e lo aveva condannato ad un sonno profondo. Al contrario,Giada aveva dormito poco, tutta colpa dell'adrenalina che vagava in ogni centimetro del suo corpo, il bacio con il suo migliore amico aveva letteralmente scacciato via quel minimo di ragione che le restava. Osservava sorridendo la figura di quel uomo che dormiva beato con addosso solo il pantalone del pigiama, i suoi occhi vagavano lenti sul addome scolpito lasciandosi ammaliare dalla bellezza di quel Marmo di Carrara che all'apparenza era tutto muscoli e tatuaggi ma che in realtà celava il cuore più nobile che lei conoscesse. Concentrò i suoi occhioni verdi suoi lineamenti rilassati del volto di Federico che dormiva a pancia in giù con la guancia sinistra schiacciata sul cuscino e un enorme sorriso sulle labbra. Lo guardava e le sembrava impossibile che le sue labbra si fossero posate su quelle morbide del suo amico, ricordava perfettamente ogni sensazione che aveva provato e sperava di poterle rivivere ancora, altrimenti non sapeva come ne avrebbe fatto a meno. Tuttavia, non sapeva come comportarsi, aveva paura che un suo atteggiamento sbagliato potesse rovinare qualsiasi cosa, era consapevole che il loro rapporto sarebbe cambiato che nulla sarebbe stato come prima, ma forse questa poteva essere davvero la volta buona. Sentì il corpo del suo migliore amico, avvolto ancora nel morbido piumone bianco, muoversi lentamente e chiuse istintivamente gli occhi fingendo di dormire,sussultò lievemente quando sentì le dita delicate dello stesso ragazzo disegnarle dei piccoli cerchi immaginari sui fianchi,lasciati leggermente scoperti, rabbrividì sotto quel tocco che le riportò alla mente i vari momenti della serata precedente. Restò per un po' con gli occhi chiusi per lasciarsi trasportare da quel movimento elegante e dolce, la mano del biondo si muoveva lenta dall'alto verso il basso su quel addome che nascondeva ancora il calore della sera precedente, lasciato il ventre piatto si diresse sul viso rosato della donna, le spostò una ciocca di capelli dietro un orecchio e avvicinandosi le posò un bacio sulla guancia.

-"Buongiorno Splendore,smettila di fingere di dormire, so che sei sveglia". Aveva notato i movimenti poco delicati dell'amica che si era rigirata e rigirata tra quelle coperta con l'intento di ritornare una posizione comoda per riaddormentarsi, ovviamente, i suoi tentativi erano falliti e si era ritornava a fissare il suo amico per almeno venti minuti. Tuttavia, ignorò le parole del ragazzo e continuò la sua messa in scena non rendendosi conto dell'avvicinamento minaccioso dello stesso calciatore che fermandosi a pochi centimetri dal suo orecchio le sussurrò.

"Ti hanno mai detto che hai un'eleganza di un elefante su un filo di cotone". Scatenò un forte risata dell'amica che fingendosi offese gli gettò un cuscino sul viso, il calciatore cercò di rispondere a quel attacco ma il forte mal di testa che aveva rendeva difficile ogni possibilità di movimento quindi decise di adottare la tecnica della pietà.

-"Ti prego Giada, sono un povero cucciolo malato, abbi pietà di me". La bionda lo guardò confuso poi avvicinandosi verso il volto dell'amico notò che gli occhi di quest'ultimo erano un po' troppo lucidi, posò le labbra sulla sua fronte e riscontrò un leggero calore ma nulla d'allarmante.

-"La febbre non la tieni, forse è solo stanchezza oppure il troppo alcol che hai bevuto ieri". Sorrise istintivamente rendendosi conto della vicinanza delle loro labbra, quasi poteva percepire il respiro affannoso dell'amico che continuava a guardarla con occhi da cucciolo bastonato. I pensieri della ragazza ritornarono alla sera precedente quando la distanza tra i loro visi era nulla, non sapeva come comportarsi. Doveva ridurre nuovamente quelle distanza ? Doveva chiedergli cosa pensasse di quel bacio o semplicemente aspettare un sua mossa? Guardava le sue iridi verdi luccicanti e si chiedeva cosa stesse pensando lui in quel momento, se provava anche lui le stesse paure o nutriva gli stessi dubbi. Non voleva che l'accaduto di ieri fosse solo un episodio dettato dall'eccitamento della serata e niente altro, pertanto, per paura di un rifiuto preferiva che il suo migliore amico facesse la prima mossa.

Non avere paura - Federico BernardeschiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora