La mia perfetta imperfezione - Parte I

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Sabato 14 Dicembre 1974
Londra - Aeroporto di Heathrow

Dlin dlon
Buon pomeriggio gentili viaggiatori, è il comandante che vi parla. Siamo appena atterrati all'aeroporto Londra-Heathrow. La temperatura esterna è di 7 gradi. Nel ringraziarvi per aver scelto la nostra compagnia, vi auguriamo una buona permanenza nella capitale britannica
Dlin dlon....

E anche quest'avventura è terminata. Breve ma intensa, tanto per parafrasare l'espressione di una conoscenza poco gradita. Eppure quanto aveva ragione! A volte le esperienze più sono brevi e più sono intense, forse perché è proprio la loro fugacità a stimolarci, a spronarci, a istigarci a godere appieno dell'impeto e dell'energia emanata da quegli attimi che, sappiamo per certo, non rivivremo mai più. Ho assaporato il fervore di quei momenti minuto dopo minuto, secondo dopo secondo, con ogni fibra del mio corpo, senza pudore, senza rancore, senza rammarico. Meglio convivere con il nostalgico rimpianto di ciò che poteva essere e non è mai stato o struggersi nell'amaro rimorso di ciò che è stato e non sarà mai più? Stavolta ho scelto il rimorso e ne sto pagando le conseguenze, le amare conseguenze.

-Lilibeth vuoi muoverti? Vuoi restare sull'aereo o vogliamo tornare a casa?-

Mizzy, già in piedi nello stretto corridoio, borsa a tracolla e capelli rossi sempre un po in disordine, mi ridesta dai miei pensieri e mi fa tornare alla realtà.

-No Mizzy che non voglio restare qui. Mi sbrigo, mi sbrigo-

A fatica mi alzo dal largo e confortevole sedile di velluto, che per due ore e un quarto ha ospitato non solo il mio corpo stanco e spossato ma anche i miei pensieri tormentati e tormentosi, e sfilo con altrettanto sforzo il mio zaino dal vano bagagli posto sopra il mio sedile.

-Forza ragazze, si torna a casa!-

La voce roca e inconfondibile di Roger fa eco nell'abitacolo dell'aereo ormai semideserto. Mizzy, senza dirmi altro, ovviamente lo segue. Allison e Lisa saranno ormai già scese insieme a Freddie e John, non hanno fatto altro che parlare con loro per tutta la durata del viaggio. Mentre infilo il mio chiodo di pelle nera avverto però che qualcuno mi sta osservando. Mi volto alla mia sinistra e, ancora seduto sul suo solito sedile al lato finestrino c'è lui, il mio rimorso, il mio struggente, bellissimo, indimenticabile rimorso. Brian mi fissa, aspetta che gli dica qualcosa, lo so, aspetta che ci ripensi sulla decisione che ho preso ieri, ma io non torno indietro. Con un unico scatto deciso chiudo la zip del giubbino, infilo lo zainetto dietro le spalle e corro veloce verso il portellone lasciandolo lì, da solo, con i suoi pensieri e i suoi rimorsi, perché sì anche lui ne ha, forse molti più di me.

Scendo velocemente le strette scalette dell'aereo e a stento rispondo al saluto di una gentile hostess che, nella sua impeccabile divisa rosso carminio, mi augura un buon ritorno a casa.

-Buon ritorno a casa?- mormoro scettica -Di sicuro da oggi la mia vita non sarà più come prima, non può essere più come prima- farfuglio, confusa e infelice.

Decido di non prendere la navetta interna per raggiungere il terminal, ma di attraversare a piedi il tunnel coperto. Camminare mi fa bene, mi fa smaltire la rabbia, la collera, la delusione, l'amarezza. Non appena comincio a percorrere il breve tratto all'aperto che separa la pista di atterraggio dal tunnel, brividi di freddo corrono gelidi lungo la mia schiena: i 7 gradi di Londra si fanno sentire e il cielo è cupo, bigio, grigio, in questo umido e freddo pomeriggio di fine autunno. Forse non è stata una buona idea partire con il giubbino di pelle così leggero, ma a Barcellona le temperature erano molto più alte, in tutti i sensi, purtroppo. Non appena varco la soglia del tunnel, avverto il rumore echeggiante e cadenzato di passi avvicinarsi a me, alle mie spalle. Non voglio voltarmi, so già che è lui, eppure la voglia, il desiderio di rivedere per l'ultima volta i suoi stupendi occhi dalle verdi venature è più forte del rimorso che, già so, mi farà stare male. Mi giro, pian piano, sperando che non se ne accorga, e invece è così vicino a me che non solo scorge questa mia debolezza ma mi sorride addirittura!

On a Trip to Fame - Brian May FanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora