Una vasca piena di Dom Perignon - Parte I

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LILIBETH P.O.

Brian posa le mani sui miei fianchi e mi bacia. Che bello sentire ancora le sue labbra sulle mie, quante volte in questi tre anni mi è mancata questa dolce sensazione. Affondo le mie mani nei suoi riccioli, non smetto di baciarlo nemmeno per un istante, nemmeno quando compie di nuovo quel gesto che tanto gli piaceva fare quando stavamo insieme: sollevarmi e portarmi alla sua altezza per guardarmi dritta negli occhi.

-Se è un sogno non svegliarmi- mi sussurra, staccando a malapena le sue labbra dalle mie -Ti prego Lilibeth, non svegliarmi-

Mi spinge verso una delle aste del letto a baldacchino e mi blocca col suo peso. Sfiora le mie braccia, facendomi sussultare tanta è la delicatezza con cui compie questo semplice gesto, raggiunge le mie mani ancora inabissate fra i suoi riccioli neri e le afferra deciso, con forza, per sollevarle e portarle fino all'asta del baldacchino. Nella posizione in cui sono ora, con le gambe aggrappate alla sua vita e con le braccia verso l'alto, per non perderle l'equilibrio sono costretta ad afferrare e stringere l'asta del letto.

-Che fai?- gli domando incredula -Così non posso muovermi-

-Appunto, era questo quello che volevo- mi risponde e lo fa con una tale sensualità che non posso fare a meno di accettare la sua volontà e baciarlo di nuovo. Ma stavolta mi morde le labbra, con le mani afferra la stoffa chiffon del mio abito e la solleva fino a scoprirmi del tutto le gambe, fermandola esattamente alla mia vita. Avido stringe il mio fondoschiena per legarmi ancora di più a lui, indissolubilmente a lui, come fino a tre anni fa accadeva praticamente ogni giorno e, spesso, anche più volte nello stesso giorno.
-Brian... non sai quanto mi sei mancato, non immagini...- gli sussurro.

Le sue labbra sfiorano lente il mio collo, baciano quel livido che ora, chissà perché, mi fa meno male di due minuti fa, e il suo respiro caldo riaccende in me tutte quelle voglie che solo a lui ho avuto il coraggio di rivelare. Pochi secondi e mi immobilizza con ancora più forza alla dura asta del baldacchino: questo mi provoca un dolore lancinante alla schiena, ma più giù, qualcosa di diverso ma della stessa consistenza della colonna di legno mi sta già regalando un grande piacere.

-Aspetta- sussurra d'improvviso e lentamente mi fa tornare con i piedi per terra -Ho un'idea- continua malizioso -Ricordi ad Amburgo cosa facemmo in albergo?-
-Certo che mi ricordo- gli rispondo, un po' infastidita dal suo essersi fermato proprio sul più bello -Come potrei dimenticarlo- rammento, sorridendo a quel ricordo di spensierata leggerezza giovanile -Ma perché adesso tiri fuori questa storia?-
-Seguimi- mi dice soltanto.

Afferra la mia mano e mi porta con lui nel bagno della sua suite, ma prima di accende la luce mi sussurra: -Adesso capirai perché ho tirato fuori la storia della Spa dell'Hotel Marriott-

Al centro del bagno, che più che bagno mi sembra un salone per quanto è grande e lucido, troneggia una fantastica Jacuzzi rotonda, con il bordo posteriore in vetro, quelli anteriori in marmo e l'interno in porcellana bianchissima. Lascio la mano di Brian e a passo lento entro nella stanza, avvicinandomi alla Jacuzzi.

-Adesso ho capito- gli rispondo, voltandomi verso di lui che è rimasto a fissarmi sull'uscio -Adesso ho capito perfettamente-

Brian sorride e china il capo per l'imbarazzo, anche io ora ho intuito quali sono le sue intenzioni. Infondo lui è così, è rock dentro, ma resta sempre il solito chitarrista-incurabile-romantico che tutto il mondo conosce. Mi guardo un attimo intorno e stringo gli occhi quando mi sembra di aver visto qualcosa che in un bagno, anche di quelli di altissimo livello, non dovrebbe esserci. Dietro uno dei mobiletti per gli asciugamani ho notato una cassa di legno, mi avvicino e constato che non ce n'è una sola, ce ne saranno almeno una decina stipate dietro i vari settimini di cui è zeppo questo immenso bagno.

On a Trip to Fame - Brian May FanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora