Il pupazzetto di Julia - Parte II

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Brian non lho più rivisto stasera, ma il peluche di Julia è rimasto nella custodia della Red Special.

-Ma sì, certo- ricordo -Dopo che Brian e i ragazzi sono saliti sul palco, uno dei loro assistenti ha preso con sé la custodia vuota della Red prima che io recuperassi il peluche di Julia, che così è rimasto al suo interno. Certo che questo è un bel guaio, ora devo andare da lui a riprenderlo- penso, impaurita e anche un po nervosa per il fatto di doverlo rivedere.

Sbuffo irritata, mi alzo dal letto e poggio il libro sul comodino.

-Thomas Mann infondo può aspettare qualche minuto- penso tra me e me mentre infilo la vestaglia e dopo averlo fatto esco veloce dalla mia camera.

-Dunque, se non mi sbaglio i Queen dovrebbero alloggiare all'altro corridoio- cerco di ricordare camminando, il rumore dei miei passi attutito dalla morbida e polverosa moquette che riveste il pavimento -Si ma ma quale sarà la stanza di Brian?- mi domando, ma prima di disperarmi ho la fortuna di trovare un cameriere di ritorno da un servizio in camera. Lo fermo al volo e gli chiedo: -Mi scusi! La stanza del signor May dei Queen. Sono Elizabeth Danes delle RodaViva-
-La 1235 signorina Danes- mi risponde educato.
-Grazie e buon lavoro- replico, non cessando di camminare.
-Dovere, buona serata a lei-

Continuo a camminare per i lunghi e infiniti corridoi del Plaza, più intricati di una matassa, più aggrovigliati dei miei pensieri in questo momento -Che farò quando lo rivedrò?- penso -Forse questa è la giusta occasione per raccontargli finalmente la verità oppure... oppure no. Non è giusto, non sarebbe giusto, sconvolgerei in un istante la sua vita così, senza motivo... no... meglio lasciar stare, meglio continuare a far stare le cose così come stanno e... ah, ah ecco la 1235- esclamo sottovoce.

Persa nei miei aggrovigliati pensieri non mi ero resa conto di essere arrivata alla meta. Mi fermo e fisso la porta per qualche istante: mi sembra di essere tornata indietro nel tempo a sei anni fa, allora l'albergo era il Fairmont Hotel, allora la camera era la 498, eppure eravamo sempre noi, sempre io e Brian, lui dentro ad aspettarmi e io fuori a decidere se entrare o meno. Sarà da solo? Il suo letto sarà vuoto o avrà ancora sentito il bisogno di riempirlo per illudersi di poter in questo modo colmare il vuoto che ha dentro? Non lo so, non posso saperlo adesso, qui fuori, devo entrare per poterlo scoprire. Brian ora non sa che tra meno di un minuto irromperò di nuovo nella sua vita, eppure... eppure qualcosa mi dice che mi sta aspettando, anzi, che spera in un mio ritorno da lui, perché tra noi non è ancora tutto finito per sempre.

Toc, toc...

Busso delicatamente alla porta e un altro monito proviene echeggiante dalla mia impettita coscienza: -Nessun rimpianto Lilibeth, nessun rimp...-

Non fa in tempo a concludere il suo ammonimento con la sua sua solita voce seccante che odo il rumore di una chiave che gira nella toppa.

-Ecco, è lui... sta, sta aprendo la porta e...-
e, pochi secondi, e la porta si apre dinanzi a me.

-Io non ho ordinato nulla, for...Lilibeth! Sei... sei tu-

Lo sguardo di Brian è passato repentinamente dalla calma assoluta allo stupore assoluto. Forse si aspettava che sarei tornata da lui, sì, ma non così presto. Indossa ancora gli abiti del concerto, un pantalone scuro e una camicia bianca alquanto sbottonata, ha l'aria stanca e provata, ma è bellissimo, bellissimo come sempre.

-Si Brian, sono io, scusami per, per l'ora e...- rispondo io, stringendomi nella vestaglia per il freddo: qui nei corridoi degli alberghi l'aria è sempre umida.
-Ma non ti preoccupare Lilibeth, stavo leggendo. Sai che dopo un concerto non riesco mai ad addormentarmi subito. Ma prego, entra, accomodati pure-
-Grazie-

On a Trip to Fame - Brian May FanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora