Io sarei uguale a quello lì?! - Parte II

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-Beh...grazie per le tue scuse- ripresi -Fa sempre male sapere che dei colleghi non ti stimano e rispettano per il lavoro che fai semplicemente perché sei una donna-

-Certo, posso capire. Il fatto è che noi musicisti siamo abituati a vedere le ragazze in altri...in altri ruoli, diciamo così, non in quello di nostre colleghe-
-Sì, ma penso che sia quasi ora di rivedere questo modo di pensare. Anche noi donne possiamo fare buona musica-
-Ma certo, infatti vi ho viste esibirvi a Gothenburg e...e devo farti i miei complimenti, siete state fantastiche dal vivo e...-

Il viso di Allen cominciò ad avvicinarsi lentamente al mio, potevo sentire il suo odore, un pungente profumo di tabacco misto a quello di acqua di colonia, pizzicarmi le narici e i suoi piccoli occhi corrucciati vagare indisturbati dalla mia clavicola in giù. Ma come? Sembrava che finalmente stessimo mettendo su una conversazione tra musicisti seri e professionali, e invece? E invece ancora una volta mi ero sbagliata, ancora una volta mi stavo fidando del ragazzo sbagliato.

-Cosa...cosa c'è Allen? Cosa vuoi...cosa vuoi dirmi?- balbettai impaurita.
-Voglio dirti che sei stata fantastica, sei bellissima quando canti, quando ti muovi sul palco mi sembri una...una gatta in amore- mormorò, credendo di farmi un complimento gradito -Sei troppo bella Lilibeth, non dirmi di no...-

Il suo volto era ormai a pochi centimetri da mio. Non sapevo cosa fare. Non sapevo se la cosa più giusta fosse stata dargli un bello schiaffo e mandarlo definitivamente a quel paese o gridare aiuto e sperare che qualche anima di buon cuore fosse venuta a darmi una mano, ma non ci fu bisogno di niente di tutto questo. A tirarmi fuori da quella assurda quanto spiacevole situazione fu proprio chi mai mi sarei aspettata l'avesse fatto.

-Lilibeth...Tutto bene?-

La voce sottile di Brian irruppe, alquanto timorosa devo ammetterlo, nel retropalco del Musikhalle. Allen s'allontanò da me all'istante e insieme a me si voltò verso il chitarrista dai capelli ricci.

-Oh...Brian...che....che piacere rivederti!- esclamai confortata.

In realtà m'ero rifugiata lì dietro proprio per non vederlo, proprio per evitare che i suoi fantastici occhi nocciola si posassero ancora sui miei e mi facessero sentire di nuovo arrabbiata con me stessa per la mia troppa severità e con lui per la sua troppa leggerezza, ma non potei fare a meno di ringraziare tutte le forze ultraterrene per il suo provvidenziale arrivo, considerando quello che stava succedendo.

-Anch'io ne sono felice, ma...ma che stai facendo Allen? Non ti sembra di...di star importunando un po' troppo Lilibeth?- gli chiese, educato ma conciso, avvicinandosi a noi.

Sarà che ero seduta su un gradino, ma il mio salvatore mi sembrò ancora più alto e slanciato di quello che mi sembrava ad altezza, o meglio bassezza per quanto mi riguarda, normale. Indossava un paio di jeans a zampa e una maglietta a girocollo con su stampata una chiave di violino su un pentagramma o qualcosa di simile, non riuscivo a vedere il disegno completo dato che al di sopra della t-shirt Brian aveva una giacchetta nera di cui teneva slacciati solo i primi bottoni. La sua chitarra, la sua fedele Red Special, pendeva dal lato sinistro, saldamente ancorata alla sua tracolla di pelle marrone.

-Io e Lilibeth stavamo solo facendo due chiacchiere in pace prima che arrivassi tu a disturbarci- gli rispose Allen alquanto alterato.

Si alzò e si piazzò ritto davanti a lui. Brian, preso alla sprovvista, spalancò per un attimo gli occhi e scosse lievemente la testa, poi, fattosi coraggio e avendo intuito il modo in cui poter abbattere il nemico, posò le mani sui fianchi e replicò deciso: -Non mi sembra che a Lilibeth facesse piacere il modo in cui stavate facendo queste...queste due chiacchiere- e sottolineò con enfasi le ultime due parole.

On a Trip to Fame - Brian May FanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora