Capitolo 6

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Era solo un'anima in pena, persa e sola. Finita in un mondo che sentiva di non appartenergli. Un mondo in cui la sua presenza non doveva esistere. Eppure era lí e in un modo o nell'altro non poteva fare nulla per cambiare le cose. E anche se la sua disperazione cresceva ogni giorno sempre di più quasi fino a inghiottirlo del tutto non avrebbe mai fatto un passo troppo avventato. Lo aveva solo accettato e basta. Perché per quanto fosse sbagliato quella era la realtà.

Questo era quello che pensava Mikaì ogni qualvolta che rimaneva solo. Ora seduto sull'erba con le gambe strette al petto e gli occhi verde giada  rivolti verso l'acqua increspata, che scorreva dolcemente sotto a un cielo dove la luna faceva da padrona in quella sera di quiete e con il vento che gli accarezzava dolcemente i capelli castani.

Ma quella bolla personale che si era creata attorno a lui venne spezzata da una bellissima e dannata presenza.L' ultima che avrebbe mai anche solo pensato lontanamente che potesse trovarsi nel suo stesso posto e nello stesso momento. Se questo non era destino, allora che cosa era?

Era questo l'unico pensiero che ora impadroniva la mente del più piccolo, rimasto ancora fermo al suo posto, con l'attenzione tutta rivolta alla figura alta che avanzava con passi lenti verso di lui. E in quel momento potè avvertire chiaramente il suo stesso cuore  galoppare furiosamente contro la gabbia toracica e la salivazione che si azzerava.

E non appena furono finalmente uno di fianco all'altro, fu inevitabile uno scontro visivo. Gli occhi azzurri, inespressivi, del più grande ora erano calamitati da una forza misteriosa in quelli verdi che brillavano per via della luce della luna del più piccolo, rimanendo cosí, per un paio di minuti a contemplarsi in silenzio, senza tralasciare nessun particolare.

In quel momento fu impossibile non notare come la luna illuminava la pelle pallida del più grande; donando dei riflessi chiari in alcune ciocche di capelli scompigliati dal vento e; quegli occhi di un azzurro freddo che ti incatenavano avevano quel non so che di mistero, che ti portava a voler conoscere il proprietario Mr.Iceberg. E per non parlare poi di quella pelle tonica che nascondeva sotto la stoffa degli abiti...E stop ! Perché qui si dovette fermare dal dileguare i pensieri, proprio per evitare di farsi venire una una bella erezione,ma....

Ma quanto cazzo poteva essere bello?Un perfetto Dio greco piombato sulla terra per ammaliare coloro che lo guardavano. Ma attenzione anche mezzo dannato per via del suo difficile caratteraccio che metteva in crisi a chi cercava di capirlo. Dire che era perfetto poteva essere un eufemismo ! E come per completare l'opera mancavano solo il coro degli angeli che suonavano con le arpe. Questo era ciò che riuscì a pensare Mikaì senza riuscire a distogliere gli occhi da Manuèl, che lo scrutava indecifrabile.

Quanto avrebbe dato per sapere a cosa stesse pensando in quel momento. Ignaro del fatto che il più grande non gli era indifferente per niente, anche se a vista d'occhio sembrava impassibile... Un muro senza emozioni impossibile da abbattere.

" Che ci fai tu qui? "
Chiese il più piccolo rompendo il silenzio che si era fatto pesante tra i due, con una voce leggermente emozionata, ed un piccolo sorriso ad impreziosirgli le lebbra rosee.

" Passeggiavo ".
Una risposta secca e fredda accompagnata da un'alzata di spalle, cosa che non fece alcun effetto all'altro, che avendo capito come fosse fatto di certo non si sorprendeva di quella risposta.

" Guarda caso proprio dove mi trovavo io, eh? "disse staccando lo sguardo visivo dagli occhi azzurri del ragazzo, per poi alzarsi dal prato in cui era rimasto seduto e darsi una veloce ripulita ai jeans neri aiutandosi con le mani.

Il mio predestinato / Omegaverse / IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora