Capitolo 7

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AVVERTENZA:Capitolo con scene spinte,per chi è suscettibile chiederei gentilmente di non leggere.

Delusione e confusione erano i due sentimenti che scalpitarono dentro di sè, non appena aveva udito dalle labbra di Kylie quelle repentine parole.

Calleb ora era combattuto tra il lasciare andare l'unica cosa bella della propria vita o quella di tenerla con sè anche contro il suo volere. Sapeva che una decisione andava presa e anche in poco tempo. Ma qual'era la cosa giusta da fare?

Una parte di lui, quella ragionevole diceva che lasciarlo andare sarebbe stata la cosa più giusta da fare, con la consapevolezza che avrebbe dovuto rinunciare al proprio amore e dandogli la libertà di prendere la propria strada, mettendolo solo così al sicuro da un pericolo imminente che prima o poi sarebbe esploso come una lava bollente. La parte invece irrazionale quella che non voleva sentire ragioni gridava di non lasciarselo scappare, di non rinunciare a quel spiraglio di luce che aveva trovato e che gli aveva fatto ritornare la felicità perduta.

Quella stessa felicità che ora prometteva di spegnersi come una debole fiammella e con sè il suo animo. E portando in tutto a ciò a chiedersi che senso avesse avuto rimanere per anni con la speranza di trovare l'anima gemella per vivere finalmente insieme, se poi una volta trovatosi erano destinati a separarsi nuovamente?

Prendendo un profondo respiro Calleb si sforzò di calmarsi e per poi fermarsi a pochi centimetri davanti a Kylie.

" Perdonami, ti chiedo scusa ... Non avrei dovuto reagire in quel modo e lo so benissimo. Ma vederti così  pieno di dolore mi fa così male" disse con voce più calma possibile guardando il più piccolo, il quale si ostinava a non guardarlo negli occhi nemmeno per sbaglio.
" Hey...."
Aggiunse sentendosi sul punto di essere inghiottito da un buco nero e il cuore che minacciava di fermarsi da un momento all'altro. Davvero un orribile sensazione.

L'albino attese con una speranza una risposta o almeno un gesto da parte del rosso, che al momento però non arrivò.

Si disse che non poteva incolpare qualcosa solo per il fatto di non volere accettare la realtà. In fondo il più piccolo gli aveva solo espresso il volere di ritornare da sua madre, nel suo villaggio. Il posto in cui era nato e si sentiva protetto e quando glielo aveva detto lui cosa aveva fatto, se non perdere la calma forse solo per puro egoismo? Ovviamente la risposta non tardò ad arrivare, aveva spaventato e forse anche deluso quel omega, che aveva riposto fiducia in lui e non solo. Lui cercava forse qualcuno che riuscisse a capirlo e accettare le richieste necessarie senza intaccare in alcun modo nelle proprie decisioni. E se adesso lui non li rivolgeva la parola, la colpa era solo la sua.

Al diavolo me e il mio caratteraccio e il mio modo irrazionale di agire, ma da chi cazzo avrò ereditato, si può sapere?

Per quanto ne sapeva da buone anime qual'erano i suoi adorati genitori, quando erano ancora in vita se li ricordava come due persone ragionevoli, con le quali ci si poteva fare una chiacchierata aperta e senza la paura di essere capiti male. Erano delle persone stupende e dei genitori che avrebbero fatto invidia a chiunque, su questo sentiva di essere stato fortunato. Di loro aveva solo bei ricordi e tali sarebbero rimasti impressi nella sua mente e nel suo cuore, sino all'ultimo giorno della propria vita.

Un dolce ma amaro sorriso riaffiorí sulle proprie labbra quando ripensò alle due persone più care, che vennero a mancare ben sette anni fà per una brutta malattia che colpì entrambi, per il brutto scherzo del destino. E da quel giorno in poi decise di contare solo sulle sue stesse forze, diventando a tutti gli effetti un uomo fatto e finito.

Il mio predestinato / Omegaverse / IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora