Capitolo 14

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Svegliati dal denso fumo grigiastro e dall'odore di bruciato non persero un secondo di più per uscire da quelle mura, ma una volta fuori, Kylie non riuscì a credere a ciò che stava succedendo.

Il villaggio in cui era cresciuto, lentamente stava andando a fuoco. Le grida disperate della gente che rimaneva intrappolata tra di esso, e i strazianti pianti dei poveri bambini che perdevano i propri parenti, lo facevano sembrava tutto un incubo da cui avrebbe tanto voluto risvegliarsi, ma purtroppo non era possibile, poiché era tutto reale.

E questa consapevolezza era dolore in pieno petto, che ad ogni colpo minacciava di creare piccole crepe nell'anima, ora tormentata da tanto strazio nel sapere di non poter far niente per fermare tutto quello.

Ma si limitava solamente a proseguire correndo per mettersi in salvo da quella catastrofe universale, con Calleb che non gli lasciava nemmeno per un secondo la mano.

E mentre uscirono da quel accumulo di incendio, il più piccolo non poté che non pensare a sua madre, che era rimasta intrappolata nelle mure dello chalet. Le sue ultime parole ancora rimbombavano nella sua testa "Corri il più lontano possibile da qua".

Anche se con rammarico e sensi di colpa, fece proprio ciò che gli venne detto. Ed ora si ritrovavano a correre per allontanarsi al più presto da lì.

***

Corsero fin ad arrivare nella quiete del bosco, lasciandosi dietro la cenere che volava via.

Si fermarono solo quando si assicurarono di essere finalmente al sicuro e solo dopo, Kylie liberò l'emozione che lo stavano devastando in lacrime.

Calleb lo avvolse subito fra le propria braccia,l accarezzandogli dolcemente i capelli. A quel punto il piccolo gli si aggrappò con disperazione, sentendolo come il suo unico appiglio capace di non farlo cadere nello sconforto.

In quel momento era divenuto la sua roccia.

"È solo colpa mia, mi dispiace tanto" gli sussurrò fra i capelli, con la voce che andava ad incrinarsi.

Sentire quelle parole pronunciate da quella calda voce, ebbe il potere di riscuotere almeno in parte la sua anima tormentata.

Non riusciva a capire il perché l'altro si stava accusando, quando non aveva fatto niente per nuocerlo.

"Non darti colpe che non hai".
Gli rispose tra il pianto e la rabbia, per poi staccarsi leggermente dal suo petto per guardarlo in viso.

E ora guardandolo, si rese anche conto che oltre a incolparsi, la disperazione che provava era ben visibile su quel bel viso ora contratto.

"Continuo a credere... che se io non fossi venuto da te, nel tuo villaggio, molto probabilmente niente di tutto ciò che è successo sarebbe avvenuto" gli prese il volto fra le mani, asciugandogli le lacrime.

"Smettila! Perché stai dicendo questo? Perché continui a tormentarti con queste colpe insensate?"

"Sai piccolo..."
Gli sorrise con amarezza, per poi scegliere le parole accurate
"Quello che sto per dirti, molto probabilmente ti porterà ad odiarmi, ma nonostante questo sono pronto a rivelarti le mie accuse".

"Calleb, ma cosa....."
Lo interruppe sconvolto, la sua mente ora era solo un ammasso di confusione e con il cuore che per quegli attimi smise di battere.

"Sh! Lasciami spiegare".
Mormorò facendo avvicinare ancora di più i loro visi.
"I mei unici tormenti nelle mie colpe, che hanno contribuito a quello scempio.
Ero io a dire di non volerti mettere in pericolo, che mi ero imposto la felicità solo per allontanarti da me, da quella tana di nemici in cui ti ci avevo portato, nonostante sapevo perfettamente che eri un lupo rosso.
Per tutto quel tempo ti ho tenuto nascosto solo perché sapevo a come avrebbe potuto reagire la mia specie. Ma.... quando capii che era troppo rischioso continuare a tenerti con me, allora seppi con certezza che era ora di lasciarti libero, per questo non opposi resistenza quando quella sera ci separammo. Ma quello che non sapevo, era che non avrei resistito per molto tempo lontano da te, dal mio compagno di vita e i giorni a venire ne furono la conferma, stavo impazzendo, dovevo vederti al più presto, anche se solo per pochi secondi. Per questo poco dopo ti raggiunsi. Ma credo che qualcuno abbia scoperto di noi e so con certezza chi abbia appiccato quel fuoco".

"C-Chi è stato, Calleb? Dimmelo ti prego" parlò con dolore.

"Il mio branco".
Rispose guardando il compagno impallidire.

"Mi dispiace. Mi dispiace tanto.
Ho commesso io questo sbaglio" aggiunse con disperazione e rammarico, spostando lo sguardo da quegli occhi verdi, pieni di sofferenza.

Kylie tirò su col naso, pronto per dire ciò che pensava
"Calleb... Non potrò mai provare odio per te, e incolparti per qualcosa che non hai fatto" riuscì solo a dire, sentendosi colpito dalla tenerezza dell'altro. E vedendo che nonostante questo il suo viso non ne voleva sapere di incrociare il proprio, gli baciò una guancia.
"Non tormentarti più. La colpa è solo di coloro che hanno fatto del male al mio villaggio, a mia madre, a me... e a te".

Dopo queste parole, finalmente guardò il più piccolo, il quale nonostante fosse ancora addolorato, tentava in tutti modi di farlo stare meglio. Poi gli portò nuovamente una mano sulla sua guancia.

"Grazie".

"Cos'hai fatto alla mano?"
Gli chiese vedendo che era fasciata, per poi scostarla da sè e prenderla tra le proprie mani.

"Non è niente".
Lo rassicurò.

"Perché ti fai del male?"

"È stato solo un incidente, sta tranquillo".

Kylie a quel punto non insistendo più, finse di crederci, anche se nel profondo sapeva che non era stato un incidente. Poi lo baciò dolcemente sulla bocca.

Ma quel momento di quiete durò ben poco, perché venne interrotto da qualcosa di minaccioso che Calleb fiutò.

E per proteggere il più piccolo, con un movimento rapido lo spinse delicatamente alle proprie spalle, prendendo poi a ringhiare.

"Calleb".
Mormorò con il cuore in gola.

Il mio predestinato / Omegaverse / IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora