Capitolo 12

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Manuèl con un'apparente tranquillità si sedette sui gradini dello chalet di Mikaì, in attesa di vedere uscire da quella casa l'energumeno. Appoggiò le mani contro la fronte per poi prendere un momento di tempo cercando di non esplodere nella rabbia che stava cercando in tutti i modi di tenere a freno e poi sospirò.

In quel momento la sola cosa che potè fare era morire per la frustrazione che gli stava dilaniando lo stomaco, nel sapere che forse, e molto probabilmente, Mikaì, fosse in qualche pericolo. Mentre in testa si ripeteva più e più volte che se lí fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato, perchè a quel punto la colpa sarebbe stata solo la sua.

Non sapeva perché sentiva questa oppressione nel petto. Ma qualcosa gli diceva che doveva fare qualcosa. Che doveva agire, al più presto e così per una buona volta decise di dare ascolto al suo istinto, senza pensare i se e i ma.

Si alzò dai gradini su cui era seduto da una buona mezz'ora e prese a fare il primo scalino. Ma proprio quando lo fece la porta si aprí rivelando l'imponente figura del tipaccio che non gli andava in nessun modo a genio.

Ora erano occhi negli occhi e a dividerli c'erano solo altri due scalini. Ma, già a quella distanza Manuèl poté fiutare l'odore di bruciato che ne emanava e mentre guardava quella figura piena di disprezzo, una cattiva sensazione lo colpí.

Ma oltre a quello nei suoi pensieri si archiviò con prepotenza  anche il nome di Mikaì.
Doveva sapere se stava bene, che non gli fosse successo niente.

E se solo gli avesse torto un capello, lo avrebbe distrutto con le proprie mani. Costi quel che costi.

Un po' per questi pensieri e un po' anche per l'odio che provava, si ritrovò a guardarlo con uno sguardo che non lasciava presagire nulla di buono e poi senza più dargli retta lo oltrepassò arrivando finalmente davanti a quella porta.

E senza bussare per via dell' impazienza che provava, con una forza fuori dal comune  aprí la porta, quasi sfondandola.

E un Mikaì in lacrime apparí davanti a sè.

Vederlo piangere per la prima volta  fu doloroso, ma allo stesso tempo anche strano.Improvviso.Come una pioggerellina in un giorno di sole.

Con il cuore ristretto gli si avvicinò poco per volta e senza fare movimenti bruschi e una volta che gli fu davanti si inginocchiò con una gamba sul parquet.

"Stai bene ?"
Chiese Manuèl con voce apprensiva.

Mikaì che nel frattempo se ne stava seduto sul piccolo divanetto a pouf, con le braccia sulle ginocchia e le mani che coprivano il viso,l asciò che lo sguardo ora annacquato dalle lacrime si alzasse per incrociare lo sguardo preoccupato di Manuèl.

E quest'ultimo vedendolo in quello stato, provò una inspiegabile tenerezza nei suoi confronti. Per quel piccolo ragazzino che pian piano si stava prendendo tutto di lui e forse compreso anche il suo cuore di ghiaccio.

Lo stesso cuore che ora, pian piano, si stava sciogliendo dal calore che sentiva.

E accorgendosi di provare ciò cercò di capirne il motivo, con una domanda ben precisa .Quel ragazzino li piaceva ?

E la risposta non tardò ad arrivare con un molto probabile che anche volendo non poté più negare .

"Perché sei rimasto?"
Chiese singhiozzando Mikaì.

"Perché ritenevo che fosse la cosa più giusta da fare" gli rispose per poi asciugare con i pollici le lacrime che ancora stavano scendendo, bagnando le guance rosse.

Il mio predestinato / Omegaverse / IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora