Capitolo 5

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Avvertenza:Capitolo con scene spinte chi é suscettibile chiederei gentilmente di saltare le parti.

Manuèl stava cacciando da solo, come di consuetudine. Gli riusciva bene a farlo e forse non lo faceva soltanto per sfamarsi, ma anche per sfogarsi dalla oppressione che si teneva dentro da anni. Esattamente da quando era morta la sua compagna, la stessa donna che aveva amato più della sua stessa vita. Ed era ancora troppo grande il dolore che provava. Era come se una parte di sè, si fosse disintegrata e insieme a lei anche il suo cuore che pesava come un macigno, causandogli un dolore che non era solo su un piano emotivo ma anche fisico.

Aveva perso la sua lei. La sua predestinata e, con lei anche se stesso, finendo nell'oblio poi totale e senza fare più ritorno.

Da quando era venuta a mancare e con i passare degli anni Manuèl era diventato un lupo solitario,bchiuso in se stesso e per lo più delle volte anche scontroso con il suo stesso branco. Per poi arrivare a pentirsene  subito dopo, ma senza mai darlo a vedere poiché era un tipo molto orgoglioso.

Riprendendosi dallo smarrimento in cui era precipitato, l'alpha uscí dal nascondiglio in cui era nascosto e con un scatto rabbioso si scagliò addosso ad un povero cervo, che cadde vittima del proprio carnefice, diventando il suo cibo.

Nel tardo pomeriggio, appena rientrato nel  villaggio, Manuèl si scontrò con una figura mai vista prima d'ora. Un ragazzino di statura bassa; castano con occhi verdini; viso dai lineamenti meno marcati dei suoi e dall'odore che emanava sembrava essere, senza errori, un alpha anche lui.

" Cazzo! Ma sta più attento bambinetto "sbottò Manuèl spintonandolo e guardandolo con aria alterata nei suoi 1.88 cm.

"E quindi tu dovresti essere il famoso Manuèl di cui mi hanno tanto parlato. Io invece sono Mikaì, piacere di conoscerti " rispose con un sorriso divertito,vper poi porgergli una mano che l'altro non accettò.

" Non me ne frega un cazzo di chi tu sia e sta' lontano da me " ringhiò Manuèl guardandolo negli occhi e ricciando il naso.

" Come siamo velenosi. Che c'é, ti ha per caso punto una tarantola ? "domandò il ragazzino in tono scherzoso, per poi avvicinarsi di nuovo al più grande.

" Ora non metterti a fare il sarcastico con me " ringhiò il castano, strattonandogli in un modo brusco il braccio.

Detto ciò lasciò andare l'alpha più piccolo che ora lo guardava ancora sorridendo e con una luce strana negli occhi, cercando di trasmettergli qualcosa. Ma che invece per l'alpha  più grande quello fu uno sguardo  indecifrabile.

E poi con una spallata, insieme a una gelida indifferenza lo superò, lasciandoselo alle spalle.

***

Il castano se ne stava chiuso in camera sua, sdraiato sul letto con lo sguardo fisso sul soffitto bianco mentre pensava al ragazzino che aveva incontrato per sua sfortuna quel pomeriggio.

Non sapeva per quale motivo non gli andasse a genio. Ma c'era qualcosa in lui che proprio non gli piaceva. Sapeva che non bisognava giudicare senza conoscere, Ma davvero proprio non ci riusciva. Era più forte di lui.

Quando lo aveva visto, in Manuèl era scattato una sorta di fastidio misto a rabbia qualcosa di così intensificato che provava solo quando uccideva le proprie prede, solo per poi sentirsi un po' meglio. Ma sapeva che non poteva fare lo stesso con il ragazzino e, perciò l'unico modo che aveva per sfogarsi con lui, era trattarlo male anche senza un motivo. Anche se non si conoscevano.

Forse era sbagliato o forse no. Non lo sapeva più  nemmeno lui stesso. Ma questo era l'ultimo dei suoi pensieri.

Un leggero bussare alla porta lo distrasse dai propri pensieri e con una svogliata voglia andò ad aprire, rivelando la figura del suo tormento, che ora stava davanti ai suoi occhi. Materializzato in carne e ossa dalla sua mente.

Il mio predestinato / Omegaverse / IN REVISIONEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora