1. "Not about angels."

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Harry.

Solo.

Completamente solo.

Lui era tutto per me. E non del tipo quelle frasi che si dicono i fidanzatini mentre si baciano, quando si scrivono le lettere per il compleanno, per gli anniversari o robe simili; per me era davvero tutto.

La mattina, quando mi alzavo al suo fianco tra le sue braccia, pensavo a quanto fosse bello mentre il suo petto si muoveva lentamente, teneva le labbra socchiuse e gli occhi chiusi, con le ciglia che gli accarezzavano le guance.

Pensavo alla sua voce appena sveglio, con quel timbro roco ma allo stesso tempo morbido che mi rilassava ogni mattino.

Pensavo alla sua stretta sempre più forte e decisa ma pur sempre dolce, alle sue carezze, ai suoi baci, che mi confermavano ogni singolo giorno quanto tenesse a me, quanto mi amasse.

Pensavo alla nostra relazione da più di due anni, a quanto la mia vita fosse stata stravolta e cambiata in meglio da lui.

Avevamo 16 anni quando ci conoscemmo.

Quel giorno soleggiato di metà settembre, cominciò la scuola. Allo scocco della campanella che indicava la fine della terza ora, mi diressi verso la nuova classe di filosofia, una materia che mi affascinò molto solo al suono del suo nome. Entrai e, come al solito, mi diressi verso l'ultimo banco. E fu proprio in quel momento che lo vidi: aveva i capelli scurissimi e la carnagione chiara dipinta da numerosi tatuaggi, alcuni in bianco e nero, altri colorati. Gli occhi di un azzurro freddissimo, che con un solo sguardo erano capaci di congelarti e scioglierti allo stesso tempo. E infatti fu così. Non so nemmeno descrivere le emozioni che provai quando alzò gli occhi verso di me e mi sorrise con quei denti di un bianco candido, penetrante, dicendomi

«Ciao sono Jake,sono nuovo ad L.A high school.»

Avevo 14 anni quando capii di essere gay, ma sino a quel giorno non mi ero mai innamorato così,all'improvviso..un colpo di fulmine. Ma non mi illusi più di tanto, anche perché non sapevo nemmeno se gli piacessero i ragazzi. Così iniziammo a diventare amici, poi successivamente migliori amici. Ci piaceva la stessa musica, gli stessi libri, le stesse serie-tv, gli stessi posti. Amavamo andare nelle grandi spiagge di Los Angeles quando calava il sole ed amavamo sentire il rumore rilassante del mare mentre si scontrava con la terraferma e con le rocce. Fu proprio una sera di quelle quando capii che ricambiava i miei sentimenti che superavano di gran lunga l'amicizia. Me lo fece capire tramite un bacio sul collo. Un timido, piccolo bacio sulla parte bassa del collo che, pur essendo leggerissimo, mi fece impazzire non solo perché io amavo i baci su quella determinata parte, ma perché con questi mi dimostrò la sua attrazione per me.

Da quella notte diventammo davvero una cosa sola, non solo perché facemmo l'amore per la prima volta, ma perché da quel giorno diventammo davvero inseparabili.

Finito il liceo, decisi di trasferirmi con lui in una casa abbastanza piccola e perfetta per noi. Non avevo molti amici anzi, ne avevo solo uno: Niall. Ci conoscevamo da una vita, mi aveva sempre capito e rispettato e avevamo più o meno lo stesso carattere. Non cercai di fare amicizia con altre persone perché mi bastava lui..avevo tutto ciò che si poteva desiderare dalla vita. Poi inoltre avevo Jake, che era la mia vita, mi bastava solo lui nella vita per essere felice. Quindi, non avevo bisogno di altri amici.

Avevamo 20 anni quando accadde. Era il 17 Aprile. Quel sabato sera io e Jake decidemmo di andare a mangiare fuori, come spesso facevamo quando non ci andava di cucinare. Dopo aver mangiato una splendida bistecca con contorno di insalata, andammo al bar di fronte per prenderci un gelato. Come sempre, io presi il cono doppia-panna pistacchio e caramello e lui una coppetta di solo cioccolato. Semplicità, ecco cos'era Jake. Data l'ora, decidemmo poi di ritirarci a casa. Mentre ci avviammo verso la macchina, gli confessai di essere un po' stanco e gli chiesi se avrebbe potuto guidare lui.

Jake, con il suo sorriso impeccabile, annuì per poi darmi uno dei suoi meravigliosi baci sulle labbra, quelli che ti fanno dimenticare tutto quello che hai fatto fin'ora e mi sussurrò ''Ti amo ''.
Il suo ultimo ''Ti amo ''.

A metà strada, sull'altra corsia, l'autista di un camion perse il controllo del veicolo e ci venne addosso. L'ultima scena che mi ricordo ancora è stato il suo braccio destro spingermi all'indietro, per attuarmi il colpo, per salvarmi la vita. Quando mi svegliarono in ospedale, con un braccio rotto, un livido sul mento e un taglio leggermente profondo al labbro, e mi dissero che Jake non aveva superato la notte, è come se non mi avessero svegliato, mi avessero lasciato morire. Perché il vero Harry era morto con Jake, in quel letto di rianimazione, quella sera del 17 aprile.

Da quel giorno non feci altro che piangere, gridare, sentendomi oppresso dai sensi di colpa, che mi attaccavano come uno uragano, distruggendomi ogni volta sempre di più. ''Perché a lui e non a me?''

''Non meritava di morire a 20 anni''

''Ti amo''

''Dovevo esserci io al posto suo'' erano le frasi che mi tormentavano la mente. Dopo il suo funerale, mi rinchiusi letteralmente nella stanza degli ospiti, mangiando e bevendo solo l'indispensabile. Restai così per circa una settimana intera, nel buio più totale, così nero e oscuro tale da non definire nemmeno i contorni degli oggetti nella stanza. Perché ormai era così che mi sentivo: nero. Tutto i colori brillanti che aveva dipinto Jake nella mia vita erano morti da quando sentii quel ''Non ha superato la notte, mi dispiace sig. Styles.'' e insieme ad essi erano svanite tutte le mie sicurezze, le miei gioie.

Mia madre, che intanto si era risposata e trasferita al Londra col suo nuovo compagno, mi consigliò di andare da un suo amico psicologo. Si notava proprio che non mi conosceva abbastanza. Per rendere felice almeno mia madre però decisi di andare. E lui, dopo aver ascoltato quelle poche parole che riuscivo a pronunciare, mi consigliò di distrarmi, cercare di far diventare la mia relazione con Jake solo un bel ricordo.

Ma come facevo a renderlo solo un ricordo?

Non ci sarei riuscito nemmeno tra un milione di anni. Così cominciai a pensare che tutti i suoi consigli fossero semplicemente inutili, che mi diceva quelle cose solo per i soldi, perché mai l'avrei dimenticato, mai l'avrei reso solo un ricordo, mai sarei riuscito a vivere senza di lui, lo sapeva anche il dottor James. Infatti, da quel giorno in poi cominciai a girare ospedali, cliniche con polsi e cosce tagliate, pieno di lividi che mi facevo io stesso.

Tutto questo non finiva mai a succedere, molto meno rispetto ai primi mesi, però e secondo me, non sarebbe mai finito. Sono profondamente convinto che il mio dolore non avrá fine e non potrá mai essere alleggerito da nessuno, nessuno psicologo, nessun ragazzo, nessun paesaggio. Tutto mi ricorda lui e non c'é niente che io possa fare per superarlo.

L'unica cosa che mi fece sorridere leggermente una tiepida mattinata d'estate, fu il pensiero che Jake adesso era davvero diventato un angelo: il più bello tra tutti quelli del paradiso, il mio angelo, colui che mi aveva salvato la vita non solo la sera dell'incidente, ma dal quel bacio quella notte d'inverno, quando avevamo solo 16 anni, ancora felici e inconsapevoli del triste destino che ci sarebbe capitato.

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