3 anni.
Bastarono 3 anni per rovesciarmi il mondo addosso.
Sembrerà follia, ma ogni cosa, la morte di Charlie, la partenza di Jane, la psicosi di Mary, mi sembravano mie colpe.
E allora mi misi a riflettere su come sarebbe potuto andare tutto se avessi preso scelte diverse.
Non avessi mai cercato Jane, se fossi rimasto con Mary...
O se non avessi mai conosciuto Charlie.
Forse se non mi avesse mai incontrato, non avrebbe mai aggredito il padre di Mary e lei non lo avrebbe ucciso.
Avrebbe dovuto uccidere me.
O forse l'unica volta che avrei dovuto impedire a Charlie di continuare e non l'ho fatto?
Quanto avrei voluto una macchina del tempo.
Quante cose avrei aggiustato, quante altre non avrei rifatto.
Purtroppo la vita non funziona così, non esistono macchine del tempo, non si può ritornare sui propri passi.
Metabolizza e vai avanti, ma se questa volta non ci riuscissi?
Se annegassi nel pensiero di tutto ciò che mi manca più dell'aria che respiro?
Fu un'estate interminabile.
Avrei dovuto scegliere in quale scuola andare, ma era tutto così confuso.
Scelsi di seguire David ed andare al liceo, alla fine tutti i miei vecchi insegnanti continuavano a ripetermi che ero un tipo da liceo, studioso e diligente, ce l'avrei fatta.
Come sapete già, non sono mai stato in un ambiente completamente nuovo, scuole medie ed elementari nella stessa scuola con gli stessi compagni.
Il fatto che ci fosse David con me non guastava, non mi sarei sentito perso.
Stava ancora con Jess, ero felice di non aver distrutto anche loro, ma allo stesso tempo invidiavo tutto ciò che avevano.
Mi consolavo nel fatto che almeno una scelta giusta l'avevo fatta cercando Jane, li avevo fatti incontrare.
Jess non si sentiva pronta per il liceo così si iscrisse in un'altra scuola, di conseguenza io e David ce la dovevamo cavare da soli.
L'ultimo mese estivo fu il più tumultuoso anche in famiglia.
Mia madre era costretta da un anno ormai a prendersi cura della nonna e della zia senza nessun aiuto.
La questione iniziava a farsi pesante anche in casa, la mattina ero praticamente quasi sempre da solo, mio padre a lavoro e mia madre dalla nonna.
Ed io mi sorbivo i loro litigi, da una parte uno stanco dal lavoro che non trovava più un piatto caldo al suo arrivo da mesi ormai e dell'altra una stanca della propria famiglia.
Nessuno dei due si veniva incontro, per il semplice fatto che entrambi avevano le proprie ragioni.
Mia madre si lamentava spesso di non riuscire più ad avere il tempo per dedicarsi alle faccende di casa come voleva, ma appena questa cosa usciva dalla bocca di mio padre, partiva la rissa.
Ormai ci avevo fatto così tanto l'abitudine che non ci facevo più caso, e ribollivo nell'impotenza di un ragazzo che non può fare nulla.
La zia Janine passava le giornate spensierata mentre la mia famiglia sprofondava nel baratro.
Un giorno però accadde qualcosa di veramente strano per gli standard della mia famiglia.
Il telefono di mio padre squillò, era lo zio Tom.
⁓FINE CAPITOLO⁓