Passò un altro Natale.
Zia Janine aveva ripreso rapporti con la figlia completamente.
La gravidanza avanzava esattamente come l'anno scolastico.
Era una giornata abbastanza cupa di Gennaio e stavamo facendo lezione.
Solitamente si fatica a ricordare gli attimi prima di un disastro, io li ho impressi in mente come fosse la quiete prima della tempesta.
I volti di tutti, chi assonnato seguiva la lezione, chi sorridente parlava con il compagno, rivedo tutto rallentato.
Un fortissimo rumore come il boato di un'esplosione, subito dopo il panico.
Una scossa di terremoto forte abbastanza da farci sobbalzare gli uni sugli altri da un lato all'altro della stanza.
Ricordo che mentre provavo a tenermi aggrappato al banco guardavo dritto fuori dalla finestra, e di fronte a me la scala anti incendio si muoveva come se fosse fatta di gomma mentre tutto attorno si sgretolava.
Furono una manciata di secondi e con la fine della scossa finirono le urla dando spazio ad un silenzio che risaltava l'allontanarsi del boato del cataclisma.
Nello stato confusionale, mi guardai attorno e osservavo chi ferito e chi terrorizzato provava a rialzarsi.
Tutte le norme di fuga vennero ignorate totalmente e persino l'insegnante ci ordinò di uscire dall'edificio il prima possibile.
Così ci incamminammo nei corridoi provando a raggiungere le uscite anti incendio.
Camminavamo strettissimi tra i corridoi, tutte le classi erano fuori negli androni, accalcati tutti all'uscita.
Venivamo travolti da spintoni di ogni genere, mi guardavo intorno sperando che i miei compagni ci fossero tutti, ma non riuscivo a vedere Molly.
Tornai indietro, e cominciai a spintonare anche io, era l'unico modo per muovermi, quando la vidi ferma appoggiata al muro.
-Molly che succede?
-La caviglia, non so neanche come mi sia fatta male
Era terrorrizzata.
-Vieni con me ti tengo io
Intanto la folla si era quasi sgombrata completamente.
Ma Dio non aveva ancora finito quel giorno...
Quasi vicini all'ultima rampa di scale, un'altra scossa fortissima arrivò inesorabile.
Dal corridoio dietro di noi iniziavano a crollare i doppi soffitti e le scale verso l'uscita principale sembravano messe davvero male.
-Torniamo indietro _dissi_
-Non ce la faccio più
-Tranquilla ti tiro fuori da qui
Ci dirigemmo tra le macerie verso le scale anti incendio, le scosse di assestamento continuavano a martoriare l'edificio, ma non era ancora abbastanza...
Quasi davanti alla porta, l'ennesima scossa ci diede il colpo finale, il pavimento sotto di me crollò definitivamente facendomi sprofondare nel sotterraneo.
Le macerie mi avevano bloccato completamente, provavo a spostarle ma senza successo, chiamando disperatamente il nome di Molly, ma non sentivo nessuna risposta.
Più mi dimenavo più respiravo a fatica.
La paura di morire è solo una sensazione, una volta fatto a botte con la consapevolezza che sta per accadere passa.
Il cellulare non prendeva, ero bloccato in un buco senza sapere se la mia famiglia, Molly, i miei amici stessero bene.
Così aprì le note del mio telefono e sperando che qualcuno potesse trovarle, scrissi...
Mi chiamo Drake Needles.
E sto per morire, ancora una volta...
Ho già perso ogni cosa, ho perso persino me stesso, tutto troppo presto.
E come un sogno lucido tutto ciò che non ho più mi tormenta.
E mi spengo ancora di più sapendo di non poterlo riavere.
Ma se qualcuno leggerà questo, voglio che passi il messaggio inverso...
Vivi, qualunque cosa accada...
La vita è imprevedibile.
Non si sa mai quando può finire.
Il rumore degli allarmi sparsi in città cullava la fine dell'aria sotto le macerie, le mie palpebre si chiudevano lubrificate dalle lacrime...
Mi contorcevo, provavo a stare vicino alle macerie per scorgere un po' d'aria ma trovavo solo polvere.
La smania e il delirio mi accompagnarono fino alla fine delle mie forze.
Era il momento.
⁓FINE CAPITOLO⁓