4x16 - Burnout

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Domande, troppe domande...

Ci ritrovavamo con la chiave per poter risolvere tutti i nostri problemi, nel periodo più difficile della nostra vita e non sapevamo che fare.

Per il momento mio padre decise di non fare nulla, dovevamo scoprire da dove provenisse quell'assegno.

Camden era in nero quel giorno, 1300 furono le vittime del cataclisma.

Un monumento cittadino donato dal governo americano sarebbe stato inaugurato quel giorno, per ricordare chi aveva perso la vita.

Io e i miei andammo ad assistere assieme a gran parte della città.

Il sindaco fece un discorso dopo la quale fu affissa alla statua una targa con i nomi di chi non ce l'aveva fatta.

Mi sentivo strano ad avvicinarmi accanto a tutte quelle persone che piangevano i loro cari quando vidi David fermo immobile davanti alla targa.

-David, che succede?

Senza proferire parola mi indicò un nome sulla targa.

Jessica Davis.

Una fitta nel petto mi trafisse appena letto.

Quasi accasciato alla statua scoppiai inevitabilmente a piangere e David mi seguiva a ruota.

Lui con la colpa di averla abbandonata per orgoglio.

Io con il nostro ultimo incontro impresso nella mente, ci saremmo dovuti incontrare quando saremmo stati felici...

La vedevo come il colpo finale, ma avvolte non è mai abbastanza...

David se ne andò silenzioso, io non avevo le forze per muovermi, sentivo come una stretta al cuore fortissima, non poteva essere vero.

Come ogni cosa passarono i giorni, non era facile metabolizzare ma ci provavo facendo altro.

La scuola era ricominciata, ma in una sorta di distaccamento, praticamente un bunker dove entravano tre classi al massimo.

Ci sedemmo un po' a caso, Adam e Carl non erano ancora arrivati.

Ad un tratto Molly si sedette accanto a me.

-Non ce la faccio a stare con quella _disse_

-La caviglia come va?

-Bene grazie

Aveva in mano una sorta di braccialetto colorato.

-Che cos'è? _chiesi_

-Un braccialetto dell'amicizia, me lo ha dato una mia amica ma non credo che lo metterò mai, non mi piacciono, lo vuoi tu?

Accettai, a me erano sempre piaciuti.

Me lo misi attorno al polso e lo legai.

-Aspetta non basta se no si rompono subito

Tirò fuori un accendino e bruciò un po' il nodo.

Mi piaceva pensare che fosse una sorta di "grazie" per averla salvata.

Il mio piano di tenermi impegnato proseguiva..

Andai con mia madre ad aiutarla dalla nonna.

-Drake quando finisci di spazzare, ricorda che la porta è difettosa, assicurati che sia incastrata bene e lasciala aperta.

-Ok

Vedevo che la mia presenza la rendeva tranquilla.

Facemmo le classiche pulizie, ma almeno avevo anche modo di stare con la nonna e la zia Lea.

Fu una bella giornata, ma come dicevo prima non è mai abbastanza.

La sera infatti, zia Lea fu travolta dalla porta che mia madre mi aveva detto di incastrare bene rompendosi il femore.

In macchina verso l'ospedale, riflettevo se realmente non l'avessi incastrata bene, ne ero quasi tormentato, mia madre presa dalla rabbia continuava a darmi addosso come se già non avessi sensi di colpa.

Ad un certo punto senza pensarci troppo su, aprì lo sportello della macchina in corsa costringendo mio padre ad inchiodare.

-DRAKE COSA CAZZO FAI?? _urlava mio padre_

Mi sentivo malissimo, scesi dalla macchina ed iniziai a camminare e subito dopo a correre.

Mi diressi verso casa, da solo, esattamente come sarei dovuto rimanere.

Un pianto isterico mi avvolse fino a togliermi il fiato.

Il petto mi si chiuse completamente, non riuscivo più a respirare e la mia vista si faceva sempre più sfocata.

Subito dopo blackout.

⁓FINALE DI STAGIONE⁓

-Te lo avevo detto che ci saremmo visti, quando saremmo stati felici...

This is my life 4Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora