Capitolo 3

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Dopo qualche secondo iniziai a vedere tutto un po' sfocato. Mi diressi verso il bagno, o almeno ci provai. Ad un certo punto chiusi completamente gli occhi, non capivo più niente. Vomitai. Stavo per cadere ma qualcuno mi ha preso e subito dopo spinto a terra.

-Moccioso di merda!-

Cosa? Cosa sta succedendo? Cosa? Chi è questo? Merda! Ma è l'uomo di prima. Gli ho vomitato addosso? Merda. Merda. Merda.

Credo che stesse gridando ancora contro di me, ma non capivo molto, persi i sensi.

LEVI'S POV
Ma che cazzo è sto schifo? Ma perché proprio a me? Perché a un cazzo di gala ci devono essere dei mocciosi?

-Levi, porta il ragazzo in bagno e datti una ripulita.- Disse Erwin con il suo solito fare da capo, quello che era d'altronde.

-No.-

-Levi.- Insistette

Lo distrussi praticamente con lo sguardo come ero solito fare.

EREN'S POV
Sono seduto per terra. Ma che è successo? Piano piano riesco a distinguere le immagini davanti ai miei occhi. Poco distante da me, davanti a uno dei lavandini, un uomo a torso nudo stava cercando di levare una macchia da una giacca.
L'uomo di prima. Aspetta...
Aspetta... Io ho provocato quella macchia!

Mi ci volle poco tempo per capire che anche io non avevo più la giacca addosso, ma la camicia invece sì.

Mi alzai lentamente, la testa mi girava ancora un po'. Credo che quell'uomo mi abbia lanciato uno sguardo attraverso lo specchio, ma non ne sono sicuro.

-Scusi per la giacca.- Dissi.

Lui si allontanò dal lavandino e prese un piccolo asciugamano, lo strofinò sulle sue mani e poi si avvicinò a me. Eravamo davvero poco distanti. Le sue labbra sfioravano praticamente il mio orecchio destro, ma non mi stava toccando.

-Non hai idea di cosa ti farei se solo non ci fossero tutte queste persone.-
Furono le sue uniche, fredde, parole.

Iniziai a sentire un senso di calore pervadermi tutto il corpo e il cuore iniziò ad accelerare. Non riuscivo a capire il senso di quello che mi disse. Era una cosa molto ambigua.
Intendeva dire che mi avrebbe preso a botte? Non capivo.
Comunque se ne andò senza aggiungere altro. La mia giacca era poggiata a terra. Uscito dal bagno iniziai a guardarmi intorno, non mi era famigliare nessuno, se non quell'uomo.

-Ragazzo! Ti sei ripreso!-
Qualcuno mi diede una pacca sulla spalla.

- Lei è...?-

-Smith, Erwin Smith. Levi ti aiutato a riprenderti-

-Ah...e-

-Scusa, devo andare-.
Erwin se ne andò chiamato da alcune persone.

Quindi era quello il suo nome. Levi.

-Eren! Dove sei stato!?-. Sentii la voce di Mikasa alle mie spalle.

-Non trovavo il bagno.-

-Stai bene?- Chiese Armin.

-Sì, ma andiamo a casa.- Dissi.

-È per questo che ti cercavamo, abbiamo iniziato a sentirci tutti male e penso che sia meglio andarcene per non fare casini.- Spiegò lui.

-Sì, ok-.
Peccato che io un casino già lo abbia combinato, ma ok.

Armin era forse l'unico responsabile del gruppo, non aveva bevuto perché doveva guidare, anche se, per colpa di quel cavallo, si è drogato.

Arrivato a casa, mi guardai allo specchio. C'era qualcosa che mancava. Merda! La cravatta! Lo smoking non è neanche mio! Merda! Non lo ritroverò mai, a quel gala ci saranno state più di cinquecento persone!
Proverò a fare un tentativo e a chiamare Christa, ma domani.

*Mini spazio autrice: L'incontro non è stato il massimo, ma mi rifarò*

Domenica.
È l'una e mezza, grandioso. Mi vado subito a lavare, ieri ero così stanco e mezzo ubriaco che ho dormito con i capelli ingellati, che schifo.
Mi infilai qualcosa di comodo, finalmente era domenica. Sentii dei rumori prevenire dalla cucina. Mi preoccupai perché a meno che io non lo sapessi i miei non erano in casa. Scesi le scale per controllare.

-Ciao Eren- Disse mia madre sorridendo.

-Buongiorno, cosa ci fai qui?-

-Ho preso la mattina almeno oggi, così possiamo stare un po' insieme, non ti va bene?-

-Certo, mamma. Sono felice, ma avresti dovuto svegliarmi.-

-Non fa niente, ti ho aspettato per il pranzo-

Pranzammo insieme e poi lei andò al lavoro. Ero davvero contento di quel piccolo gesto, ma non ero molto bravo a dimostrare affetto, non per freddezza, è che proprio non ci so fare con queste cose.

Anche oggi fisso i libri nella speranza che le informazioni si teletrasportino nella mia mente, ma zero. Ma domani abbiamo una verifica? Boh.
A interrompere i miei pensieri è il campanello. Domenica pomeriggio? Chi sarà mai.

Quando aprì la porta non potevo credere ai miei occhi.
Era Levi, l'uomo della sera precedente. Perché non riuscivo distogliere il mio sguardo dal suo?

Mi portò una scatoletta al petto con forza, aspettando che io la afferrassi, per poi lasciare la presa.
Non disse nulla.

La aprii, dentro c'era la mia, ehm la cravatta che mi sono dimenticato. Grazie Dio, grazie. Anzi grazie Levi.

-Grazie Levi- Dissi io.

-Tsk. Ackerman.-

-Cosa?- Non capivo.

-Io sono Ackerman.- Ribattè.

Nessuno disse più niente, ci guardammo a vicenda per un lasso di tempo che sembrava infinito e che non volevo cessasse.
Poi lui salì su un auto, una Lamborghini nera opaca.
Porca puttana. E che auto.

LEVI'S POV

Le mani sono serrate sul volante. Sentivo una sensazione stranissima. Come se stessi provando qualcosa ma senza volerlo nascondere o soffocare come faccio sempre. Cosa mi sta succedendo? È da quando i miei occhi hanno incontrato quelli color smeraldo di quel moccioso che mi sento così. Ora che ci penso non so nemmeno quale sia il suo nome.
Ma che m'importa?

T'importa Levi.

No, non mi importa.

Invece sì.

Ma che cazzo? Alla fine mi ritrovo sempre a litigare con me stesso.

*SPAZIO AUTRICE*
Isayama mi hai migliorato la vita con l'esistenza di Levi. Sforna presto un nuovo anime. (O altre 67 stagioni di Aot) Grazie.
Vorrei dire qualcosa sulla storia, ma sinceramente non so cosa dire, quindi, lascio la parola a voi ;)

Fammi quello che vuoi (Ereri/Riren)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora