Namjoon si appoggiò alla parete dell'ingresso sorseggiando il suo whisky.
Il suono di passi nel soggiorno richiamò la sua attenzione facendolo voltare di scatto mettendo prontamente mano alla Glock 34.
Vedendo entrare il fratello con la figlia in braccio si rilassò.
"Calmati Nam, Kim Kwang Kyu non metterà più piede in questa casa"
Quel pensiero gli sfrecciò nella mente.
Il bastardo che durante l'agguato lo aveva lasciato nella merda abbandonandolo mezzo morto sul lercio pavimento del parcheggio sotterraneo della Ming Tower di Shanghai e che una volta tornato a Seoul e aveva provato a impossessarsi del patrimonio dei Kim, era morto.
Freddato dalla precisa mira omicida di Min Yoongi, marito di suo fratello.
L'unica cosa che non digeriva era che tirando quel grilletto Yoongi lo aveva privato della sua vendetta.
Namjoon volse lo sguardo verso la grande porta principale.
Era là che era stato ucciso, ma ormai il pavimento in legno era stato lavato e il suo sangue era scomparso.
Ormai era fatta non poteva fare più nulla per appagare la sua sete di vendetta.
Da allora le sue azioni erano triplicate in valore e importanza e la Kim Corp era diventata una delle più rinomate aziende della nazione.
Aveva lavorato nonostante i medici gli avessero detto assoluto riposo, come se in 14 mesi di coma non avesse riposato abbastanza, ma la verità era un'altra: per lui, ora che Kwang Kyu era morto, nulla aveva più senso.
In quell'ultimo mese era vissuto nella vecchia casa di famiglia, nella periferia di Seoul, assieme a suo fratello, il cognato e il nipotino.
Jimin era cambiato molto con l'arrivo del piccolo Han, non lo riconosceva più e i continui riferimenti a Kwang Kyu di Yoongi gli urtavano profondamente i nervi.
"Nam! Non ti avevo visto. Che cosa fai oggi pomeriggio?" gli domando Jimin con quel mezzo sorriso che ultimamente sfoggiava in sua presenza.
Era ovvio che il suo bellissimo fratellino non sapeva cosa farsene di lui come lui non sapeva cosa farsene di se stesso.
"Niente" rispose indicandogli il divano dove Jimin si sedette tenendo in braccio il neonato.
"Guarda, Han, lui e tuo zio Nam" tubò "zio... zio Namjoon" ripeté con una vocina dolce che meravigliò il nominato.
Il Jimin che conosceva era un ragazzo riservato tendente all'anaffettivo, un esperto organizzatore di eventi, non certo il tipo di ragazzo pronto a elargire affetto e tenerezze a chiunque.
Adesso, invece di affidare il figlio a una babysitter se lo portava dietro tutto il giorno.
In quell'attimo un rumore attirò la sua attenzione, voltandosi, vide Yoongi entrare nel soggiorno.
Yoongi era un uomo dal fisico minuto, la pelle nivea e dei bizzarri capelli color menta.
Il marito del minore era in grado di incutere terrore con un semplice sguardo ma non se ne approfittava.
"Yoongi!" disse Jimin sprizzando gioia da tutti i pori "Guarda, Han, c'è il tuo papà!" esclamò agitando il pugnetto del fagottino in direzione del menta.
Namjoon inarcò le sopracciglia.
"Durante il parto gli si sarà danneggiato il cervello!"
"Stai con tuo zio amore mio, vado a salutare papà" disse Jimin.
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AMORE IMPOSTO [_⊙NAMJIN⊙_]
FanfictionKim Namjoon cerca vendetta su un uomo morto del quale Kim Seokjin è l'unico parente in vita.