Checkpoint

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- Va bene se preparo delle uova, se ne hai? – chiese Ian alzando la testa dal suo sedere per poi riappoggiare le labbra sulla natica morbida. Erano avvolti nelle lenzuola del letto di Mickey e Ian aveva cercato di alzarsi per andare e fare una doccia, ma i suoi movimenti avevano scoperto il sedere tondo di Mickey, che lo aveva distratto dal suo intento.
- Ora o mai più bello, mi sta venendo duro – rispose la voce di Mickey soffocata nel cuscino. Ian lo morse abbastanza forte da provocargli un grido poi massaggiò il segno lasciato dai denti con movimenti circolari del pollice. – Me lo hai solo fatto venire ancora più duro -. Accompagnò quelle parole con un movimento dei fianchi contro al materasso. Cazzo, Ian avrebbe voluto continuare a mordere il suo fantastico fondoschiena in bella vista; l’altra natica sembrava altrettanto deliziosa, e spostò il pollice su di essa, prevedendo già la risposta di Mickey. – Ian! –
- Merda, okay, vado -. Rotolò via dal calore del letto, liberando le gambe intrappolate nelle lenzuola per la prima volta dopo ore, guardandosi indietro solo una volta e portandosi quella sensazione di frenesia con lui sotto la doccia. Stavano morendo di fame e davanti a loro avevano ancora un intero pomeriggio e un’intera serata prima di tornare alla vita reale del giorno dopo e a cose a cui Ian non voleva pensare. Si sarebbe fatto forza e non sarebbe tornato in camera da letto finché non sarebbe stata pronta la colazione.
Dieci minuti più tardi, dopo aver riesumato un paio di jeans dal borsone, preparò il caffè. Inebriato dall’aroma, prese uova e pancetta dal frigo e un filone accanto al tostapane. Mickey doveva aver fatto la spesa. Mise a cuocere un po’ di bacon in una padella e aprì vari sportelli e credenze alla ricerca di sale per le uova, trovando invece un assortimento di cioccolata. Sparse in giro i vari dolciumi: Toblerone, dischetti di cioccolata Reese’s e M&M’s, e gli si inumidirono gli occhi. Era mai stato al centro dell’attenzione di qualcuno? Certo, i suoi fratelli gli volevano bene, così come lui ne voleva a loro, ma avevano vite totalmente separate, controllandosi occasionalmente a vicenda per vedere se avessero bisogno di qualcosa. Dall’esterno poteva sembrare ridicola l’importanza che dava a quel piccolo gesto, ma per lui lo era perché significava che non era più solo. Per ironia della sorte, aveva meno bisogno di cioccolata in quel momento di quanto ne avesse mai avuto in passato.
Chiuse la credenza e ritornò a strapazzare le uova mentre Mickey ciabattò pigramente in cucina indossando dei pantaloni della tuta e con un cesto della biancheria sotto al braccio. – Devo lavare le lenzuola. Le abbiamo ridotte uno schifo –
Entrambi ripercorsero con la mente i ricordi della nottata. – È questo il risultato dopo dodici ore di sesso – replicò Ian con la spatola tesa per enfasi.
- Puoi ben dirlo. Vuoi lavare qualcosa anche tu? Il maglione ad esempio, secondo me ne ha bisogno- suggerì Mickey ridacchiando.
- No, si lava a secco – scosse la testa Ian, ma la mente era ritornata alla cioccolata nella credenza.
- Che rottura -. Guardò Ian, perplesso. – Che c’è? –
Ian fece spallucce. – MI piaci –
- Ah, siamo teneroni stamattina –
Ian fece di nuovo spallucce, non poteva farci niente. Mickey posò il cesto accanto al borsone di Ian, oltrepassò l’isola e bloccò Ian contro al bancone, alzandosi in punta di piedi per baciarlo. Ian aveva le mani occupate con la spatola e la pepiera, quindi non poté afferrarlo come si deve. Mickey si staccò subito e riprese il cesto. – Mi piaci anche tu, Ian -. La porta si richiuse con uno scatto dietro di lui.


Mentre le lenzuola si asciugavano giocarono ad un nuovo videogioco in prima persona, Dirt Rally, correndo con i loro fuoristrada Volkswagen Polo GTIS sul terreno accidentato del Rally New Zealand. Per un po’, gli unici rumori nell’appartamento furono le ruote che sgommavano sulla ghiaia e il motore dei veicoli. Perlomeno fino a quando Mickey non gli fece il culo. Fischi e applausi, Ian finse di rimanere offeso e di ignorarlo. Questo li condusse ad una zuffa, strusciate e corpi premuti uno contro l’altro mentre si rotolavano sul divano, interrompendo occasionalmente per baciarsi con Mickey incastrato tra Ian e i cuscini. Ma invece di proseguire oltre, rimasero a coccolarsi e a pisolare per un po’. Si risvegliano coperti da un lieve strato di sudore, le membra di Mickey avvinghiate al corpo di Ian.
- Dovrei tirare fuori le lenzuola dall’asciugatrice – disse casualmente. Il respiro del moro gli solleticò il petto e premette la guancia tra i suoi capelli con più decisione.
- Forse –
- Ma non posso. Sono bloccato –
- Esatto -. Ian strinse ancora di più la presa intorno alle sue spalle.
- E va bene, le prenderai tu allora. Anche meglio –
- Certo -. Ian aggiunse una gamba alla trappola. Rimasero in silenzio ancora per un po’.
- Cosa mangiamo per cena? – chiese Mickey. – Ho fatto la spesa solo per la colazione –
- Non hai solo quella – lo corresse Ian con un sorriso tra i suoi capelli setosi.
- Ah, mi sa che hai trovato la cioccolata, eh? -. Un paio di labbra morbide lo baciarono sul petto e una lingua roteò intorno al suo capezzolo. Ian inarcò la schiena.
- Grazie –
- È solo della cioccolata –
Chissà se Mickey sentiva sempre il bisogno di dover sviare i complimenti e i gesti di gratitudine, di minimizzarli. – Non muoverti da qui! -. Uscì dalla morsa in cui tratteneva il suo corpo e si alzò dal divano con un movimento fluido per andare a prendere gli M&M’s nella credenza. Sulla via del ritorno aprì il pacchetto e ne mise in bocca un paio. Il rumore croccante spezzò il silenzio mentre si posizionava nello spazio in mezzo alle gambe di Mickey con le ginocchia incastrate sotto alle sue cosce.
- Ne dai uno anche a me? – chiese Mickey con le mani dietro alla testa, guardando Ian che si godeva la sua cioccolata.
Ian lo guardò fingendo di pensarci su, poi ne mise uno sulla lingua e si chinò per farlo scivolare su quella di Mickey. Tornò a sedersi dritto e lo guardo mangiarlo. – Buono? –. Mickey annuì. – Ancora?-
Ripeté lo stesso procedimento un paio di volte, una che richiedeva sempre più tempo della precedente. Ian rovesciò un mucchio di M&M’s sul suo petto e li riordinò per formare una scia dritta dal suo collo fino ai pantaloni della tuta. – Mickey coperto di cioccolata – annunciò, e Mickey cercò di nascondere un sorriso per quanto fosse ridicolo. – Gnam! –
Cominciò in cima e proseguì M&M’s per M&M’s fino al suo petto, offrendone occasionalmente uno a Mickey. Continuò sulla pancia morbida raccogliendo un M&M’s dall’ombelico. Avrebbe potuto scrivere un poema paragonando gli occhi azzurri di Mickey alla caramella blu. Questo gli provocò una risata.
- A cosa stai pensando, ridacchione? –
Raccolse l’ultimo M&M’s e si mise a sedere. – A dedicarti una poesia –
- Farò finta di non aver sentito –
Mentre anche l’ultimo M&M’s scompariva, scoprì l’erezione completamente sveglia di Mickey. -“C’era un ragazzo nel South Side”… - cominciò a recitare, picchiettandosi il labbro con fare pensieroso.
- Ian -. Le gambe che gli cingevano i fianchi strinsero la presa in segno di avvertimento.
- “Uno schianto da vedere e con un gran bel…” -. Fu interrotto dalle gambe di Mickey che lo spinsero con forza finché non atterrò su di lui e gli infilò prontamente la lingua in gola. Si tramutò tutto in una vera e propria battaglia, uno che si strusciava contro l’altro. Ian si staccò per primo per poter ripercorrere lo stesso percorso degli M&M’s fino ad avvolgere le labbra intorno al membro di Mickey. Quando avvertì di nuovo quel sapore salato che bramava ancora di più della cioccolata, gli accarezzò il glande con movimenti circolari della lingua, chiuse le labbra per succhiare appena e alzò la testa per guardare Mickey, dalle sopracciglia incurvate alla lingua che seguiva il profilo del labbro inferiore, alle dita che traballavano impazienti sul petto. Piccoli gesti che ora Ian aveva imparato ad associare a lui.
Chiuse gli occhi e abbassò la testa finché non lo sentì sbattere contro il retro della propria gola. Si fermò in quella posizione, aspettando che l’impazienza di Mickey avesse il sopravvento e il moro sollevasse i fianchi, spingendo ancora più in profondità per poi riabbassarli portando la propria erezione con sé. Ogni spinta sembrava alimentare un incendio dentro di lui e ogni volta che i fianchi di Mickey indietreggiavano lo lasciavano solo a desiderarlo ancora di più. Avrebbe voluto che il divano fosse più lungo per potersi mettere comodo e strusciarvisi contro mentre Mickey continuava a gemere e tirargli i capelli ad ogni movimento. Moriva dalla voglia di vederlo venire e sentire il respiro morirgli in gola. Ian capì in quel momento che doveva essere amore, perché non gli importava di avere neanche un altro pezzo di cioccolata per il resto della sua vita.


Cubicle Wars - Guerre Tra CubicoliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora