Strategia

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DUE MESI PRIMA



Casa d'aste “Sotheby”, Chicago

Ian accompagnò Mickey fuori dalla sala conferenze, conscio che se non lo avesse allontanato il prima possibile dal pomposo accademico che si atteggiava come se avesse inventato lui stesso le armi, Mickey gli avrebbe fatto vedere di cosa fossero realmente capaci. Dovevano solo firmare alcune liberatorie e sarebbe stato tutto a posto e pronto per la consegna delle armi per la settimana seguente.
- Mi sa che dovrei inserirti un po’ nel giro – lo prese in giro mentre camminavano verso gli ascensori. – Sembrava che ti stessi divertendo un mondo lì dentro –
- Già, adoro incontrare pezzi grossi in giacca e cravatta. Ecco perché ho scelto questo lavoro –
Ian gli sorrise affettuosamente. – Beh, spero che ci sia solo un pezzo grosso in giacca e cravatta che ti interessa ora –. Prima che Mickey potesse rispondere, il cellulare di Ian squillò. Distolse lo sguardo da Mickey riluttante e guardò lo schermo, preparandosi psicologicamente al nome che avrebbe visto. Pensò di ignorarlo ma sapeva che se non avesse risposto in quel momento, il suo Agente Speciale al comando avrebbe solo continuato a chiamarlo. Era incazzato con Ian e ignorarlo avrebbe solo peggiorato le cose. 
- Ehm, Mickey – disse distrattamente sopra alla propria spalla. – Devo rispondere –
- Certo, vuoi che firmi io? Ci vediamo all’ingresso? –
- Okay -. Incontrò finalmente il suo sguardo e trovò sospetto e preoccupazione dietro alle sue iridi azzurre. C’erano così tante cose che doveva dirgli, ma si sentiva come se avesse le mani legate. Se gli avesse detto di essere un agente dell’FBI che stava indagando sul furto dei gioielli, qualsiasi cosa ci fosse tra loro sarebbe finita e il caso sarebbe saltato all’aria.
Le porte dell’ascensore si aprirono, tre persone uscirono fermandosi nel corridoio a chiacchierare e Mickey tenne aperte le porte per Ian . – Ci vediamo giù allora –
Accettò la chiamata e si portò il cellulare all’orecchio mentre le porte si richiudevano, gli occhi fissi su Mickey per tutto il tempo. – Qui Gallagher – rispose, preparandosi psicologicamente un’altra volta.
- Dio santissimo, Ian. Ci mancava poco che prendessi un aereo per Chicago e venissi a licenziarti in tronco
Ian allontanò il cellulare mentre il profondo tono baritono di Mack gli rimbombava nei timpani. – Sì, capisco, signore -. Selezionò il piano terra, ringraziando di essere solo in quel momento.
- Non cominciamo con questa cazzata del “capisco signore”. Cosa diavolo hai nella testa? Un agente operativo non può sparire e basta. Sai che pensiamo subito al peggio –
Ian riusciva ad immaginarsi Mack passarsi la mano sulla testa scura e lucida dove una volta aveva avuto i capelli. Aveva passato dieci anni ad osservare rapito quel gesto involontario; era sicuro che fosse stata proprio quella la causa della sua perdita di capelli. E ora gli stava dando un altro motivo per essere nervoso. – Mi dispiace, signore –
- Parla
Mentre l’ascensore scendeva, Ian deglutì. – Ho violato diverse sezioni del Manuale Etico per l’agente in e fuori s… -
- Oh Gesù Cristo, so come si chiama il manuale, Ian. E non ho alcun dubbio che tu non lo abbia rispettato. Ho paura a chiedere quali sezioni –
- 3 A, sottos… -
- Falla breve – sospirò.
- Ho svolto attività sessuali con un sospetto. Ma… -. Alzò la voce, il tono più fermo. – Sono assolutamente convinto che non sia coinvolto nella rapina, e questo tecnicamente lo esclude dalla rosa dei sospettati secondo i miei calcoli –
- Ti suggerisco di evitare di mettere quelle due cose nella stessa frase. C’è un motivo se esiste una sezione 3 o come cazzo si chiama. Il sesso influisce negativamente sulle indagini, Ian –
- Ma… -
- Sempre. Senza eccezioni. Ora l’indagine è automaticamente compromessa. Non mi interessa se sei il fottuto “Dudley Do-Right”*, non puoi più essere considerato imparziale – Sospirò un’altra volta e Ian cercò di immaginarlo scuotere la testa. – Non riesco a credere che stiamo affrontando questo discorso. Hai letto quel dannato manuale, Gallagher. E se proprio tu non rispetti le regole, allora non c’è speranza per il resto di tutti noi –
- Sì signore -. L’ascensore annunciò l’arrivo al piano terra.
- Dio, ormai ci siamo troppo dentro per annullare tutto. Il trasporto è tra meno di una settimana e abbiamo bisogno che uno dei nostri agenti sia lì presente –
- La prego, mi lasci portare a termine la missione -. Mentre entrava nella lobby cominciò a temere con tutto sé stesso che se lo avessero ritirato dal caso, chiunque avesse preso il suo posto non sarebbe stato abbastanza preparato, mettendo Mickey e la sua squadra ancora più in pericolo di quanto già non fossero. Anche se non aveva trovato nessuna traccia che suggerisse un possibile agguato dei membri del SATG durante il trasporto, Ian era sicuro che sarebbe successo comunque. Studiava il loro modus operandi sin dall’università e quell’incarico sembrava rispecchiare perfettamente i loro interessi, anche se non aveva idea di come avrebbero agito.
Mack rimase in silenzio per così tanto tempo che Ian si chiese se fossero ancora in chiamata. – Mack? – chiese aprendo la porta di vetro e uscendo dall’edificio. Non voleva che Mickey comparisse all’improvviso durante quella conversazione.
- Sono incazzato a morte con te in questo momento. Stiamo lavorando per affondare il SATG praticamente da sempre e tu te ne esci con questa stronzata
- Mi dispiace –
La voce di Mack si addolci dopo lo sfogo. – Hai lavorato sodo per arrivare dove sei ora, per cambiare la tua vita. Questo tizio vale la pena di buttare tutto all’aria? –
Ian si guardò intorno al marciapiede affollato, dirigendosi verso una delle finestre incassate. – Se la mette così, sì –
- Sei serio? -. Mack sembrava sorpreso; probabilmente pensava che Ian sarebbe tornato in sé alla minima minaccia di perdere il suo lavoro.
- Sì –
- Ian, figliolo – cominciò, usando apposta ciò che sapeva avrebbe sempre convinto Ian ad ascoltare. – Penso che tu stia commettendo un errore –
- Signore, io… -
- Sono il tuo dannato superiore, non interrompermi
- Mi scusi, signore –
- Ti ho visto crescere e… sono orgoglioso di te, ma non stai ragionando lucidamente e te ne pentirai. Volevi fare questo lavoro da quando hai diciassette anni. Basta una bella scopata e sei pronto a mandare tutto all’aria? -
Ian rimase in silenzio.
- Parla
- Posso essere franco? –
- Ian? –
- Sì, signore? –
- Non siamo nell’esercito –
- Giusto sign… Mack. Mickey è decisamente una bella scopata -. Si fermò imbarazzato, anche se quando Mack lo aveva incontrato per la prima volta era nel periodo in cui era andato ben oltre il sesso ordinario. Anzi, veniva pagato per farlo davanti ad una telecamera. – Voglio dire, io e lui, ehm…-
- Sì, ho capito. Ho già scopato anche io –
- Ne sono certo –
Mack cominciò a ridere. – Gesù, non c’è bisogno che la fai tanto lunga, ho capito cosa vuoi dire. Lo ami
- Sì… -
- E questo rovina tutto
- Non la vedo così –
- No, certo che no. L’amore fa questo. Beh, siamo giunti ad un vicolo cieco. Ho le mani legate fino a dopo il trasporto –
- Mack, io… -
- Ti ho dato il permesso di parlare?
- No signore, ma non siamo nell’esercito –
- Non tirare troppo la corda –
Ian restò in silenzio.
- Ecco cosa faremo. Ti lascerò completare la missione solo a due condizioni
- Grazie –
- Non avere troppa fretta
Ian si preparò mentalmente al resto.
- Uno: dopo il trasporto delle armi degli Handley non avrai assolutamente nessun tipo di contatto con Milkovich finché il caso non sarà chiuso. Neanche una parola –
- Ma signore! Potrebbero volerci mesi! –
- Ascoltami, Gallagher. Sono tuo amico. No, sono il tuo mentore ma anche il tuo fottuto capo. Hai infranto le regole. Le hai infrante, Ian –
- Lo so –
- Mi stai ascoltando? No, non rispondere, so già che dirai “Sì signore”. Ripeto: non appena il trasporto sarà concluso, te ne andrai e non avrete nessun contatto finché il caso non sarà chiuso. In effetti, io sarò lì presente per assicurarmene. D’accordo? –
Le dita di Ian si strinsero intorno alla cravatta, torcendola mentre pensava alla sua risposta. Se avesse rifiutato e lo avessero ritirato dal caso, avrebbe messo ancora di più in pericolo la squadra e buttato potenzialmente all’aria anni di lavoro. Se avesse accettato, allora significava che avrebbe dovuto lasciare Mickey senza potergli dire perché.
Lasciò la cravatta, ne liscio’ le pieghe e la risistemò al suo posto mentre comunicava la propria decisione. – Sì –
- Saggia scelta. E due: darai le dimissioni
- Cosa? -. Il cuore di Ian crollò e diede le spalle al costante flusso di pedoni sul marciapiede, cercando un momento di privacy, ma si rese conto troppo tardi di essere di fronte ad una vetrata.
- Ian, sei ancora considerato un tirocinante e gli errori non sono ammessi. Milkovich rimane il sospetto numero uno, che tu lo ritenga o no. Aveva accesso ai gioielli
- Ma anche altre persone! – lo interruppe Ian.
- E lui ha trascorso un po’ troppo tempo non documentato in Messico negli ultimi dieci anni. A me puzza di coinvolgimento con il SATG -. Mack fece un respiro profondo e Ian non osò interromperlo di nuovo. – Questo vuol dire che se tu pensassi come un dannato agente, Mickey sarebbe ancora in cima anche alla tua lista dei sospetti. Lo capisci, vero? –
Ian non si curò nemmeno di rispondere, perché non condivideva le sue parole. Forse era accecato dall’amore ma secondo lui non era così. Anzi, era stato sicuro che Mickey non fosse il colpevole già un giorno dopo averlo conosciuto. Era semplicemente così diretto e sincero, Ian non credeva che fosse in grado di fare qualcosa di losco o di soppiatto. Se avesse voluto quei diamanti se li sarebbe semplicemente presi, non avrebbe pugnalato alle spalle il suo collega per poi uscire a bere con lui. Assolutamente no.
- Resterà il nostro sospetto numero uno finché non avremo un candidato migliore, e tu sarai ripreso per la tua indiscrezione. Non è una decisione mia, Ian. Questa è la cruda verità del protocollo. Sono sicuro che tu riconosca esattamente la sezione –
Infatti Ian aveva da poco letto la voce del manuale, sperando di trovare un punto a proprio favore. – In circostanze molto limitate, un’autorizzazione preliminare può rendere lecito il coinvolgimento con un sospetto se consensuale o se rientra nel Regolamento –
- Avrai anche memorizzato dalla A alla Z il manuale ma non lo hai comunque rispettato
- Non l’ho rispettato. E… signore? –
- Sì, agente operativo Gallagher? -. Aveva un tono stanco e ora Ian poteva aggiungere alla lista delle proprie trasgressioni la delusione del suo mentore.
- Mi rincresce informarla che lo rifarei –
- Non ho dubbi. Ma ora dobbiamo salvare questo caso e ciò che resta della tua carriera. Magari così potrai andartene con le dimissioni e non con il licenziamento sul tuo file
- Grazie, Mack – disse gentilmente; si sentiva quasi sollevato ora che sapeva quali sarebbero state le conseguenze.
- Gesù, Ian -. La sua voce era calma ora. – Vai al nostro ufficio ora e compila un rapporto sullo stato attuale del caso per il verbale –
Ian pensò a Mickey, chiedendosi se avesse finito di compilare i documenti per la collezione degli Handley e ora magari lo stesse cercando. Doveva andarsene prima che lo trovasse perché sapeva che quegli occhi blu si sarebbero accorti della sua espressione devastata. Sapeva che gli avrebbe spezzato il cuore quando sarebbe scomparso, ma se Ian non gestiva quella situazione come conveniva, il contraccolpo non avrebbe risparmiato neanche Mickey.
Riprese il cellulare.



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