Capitolo 5

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Elizabeth's pov

Mi ero appena spogliata quando sentii la porta aprirsi... Jughead entrò seguito da suo padre.

J:- Si può sapere che problema hai con Betty?

P:- Beh... 

Suo padre si accorse di me e io cercai di prendere dei vestiti e metterli il più velocemente possibile mentre lui si avvicinava a me. Mi scostò una ciocca di capelli mentre mi guardava.

P:- Sei uguale a lei...

Mormorò.

J:- Ok, papà, lasciala vestirsi. 

Disse Jughead prendendo il padre per un braccio e portandolo fuori dalla camera. Cosa intendeva con "sei uguale a lei"? Mi vestii velocemente e misi i miei vestiti sporchi in lavatrice, avviandola. Mentre tornavo da loro tenevo lo sguardo basso, cosa che non facevo mai.

P:- Mi dispiace, non volevo inquietarti è solo che...

E:- Sono uguale a chi?

Chiesi alzando lo sguardo. Avevo le guance rosse, ma tenevo lo sguardo alto.

P:- A tua madre. 

Rispose guardandomi negli occhi. Ebbi un giramento di testa e mi appoggiai al muro. Sentii le lacrime agli occhi: era un argomento delicato per me perchè mi ha abbandonato a circa sei anni perchè a mio padre non piacevo. 

J:- Bet- Elizabeth, ti senti bene?

Annuii. Mi misi seduta sul divano mentre FP si inginocchiò davanti a me.

E:- Come... come conosce mia madre?

Chiesi trattenendo le lacrime.

P:- Andavamo entrambi alla Riverdale High ed eravamo... non ne sono sicuro. Io e lei siamo stati insieme qualche volta, ma poi abbiamo smesso di parlarci perchè lei si era fidanzata.

Vedevo dalla sua espressione che non era stata una cosa facile da superare. Alcune lacrime iniziarono a scendere sul mio viso.

E:- Lei... com'era?

P:- Era come te, sia fisicamente che caratterialmente: voleva diventare un'attrice e provava sempre davanti allo specchio. Qualche volta si esibiva anche davanti a me. Aveva un talento naturale, ma lei era convinta di non essere affatto brava. Era testarda e se si metteva in testa qualcosa nessuno era in grado di farla ragionare. 

Avevo sentito abbastanza. Mi alzai di scatto e uscii dalla roulotte silenziosamente mentre le lacrime scendevano sul mio viso. Camminavo verso casa mia quando sentii qualcuno bloccarmi il polso.

J:- Aspetta. Che succede, perchè piangi?

E:- Mia madre mi ha abbandonato a sei anni e, quando vivevo con lei, si comportava in un modo totalmente diverso da come l'ha descritta tuo padre. Lei non mi ha mai voluto e mi ha sempre fatto pesare la mia nascita e...

Non riuscii a finire la frase perchè Jughead mi abbracciò. Nascosi il viso nel suo petto e lo abbracciai a mia volta. Gli bagnai la maglia con le mie lacrime e quando mi staccai mi vergognai.

E:- Scusa.

Dissi asciugandomi una lacrima. 

J:- Va tutto bene. Non sapevo di tua madre. In realtà fino ad oggi non sapevo niente di te. Mi dispiace per quello che ti è successo. Ora capisco perchè sei sempre così fredda: non posso darti tutti i torti, Betty, anche io mi sarei comportato come te se avessi avuto una madre del genere.

Betty 

Tornammo nella roulotte dove presi il mio zaino e la mia giacca e mi avvicinai alla porta.

E:- Ora devo tornare a casa. Domani ti do i vestiti che mi hai prestato puliti. Grazie di tutto. 

J:- Domani alla stessa ora davanti a scuola, non addormentarti.

E:- Va bene.

Risposi sorridendo. Salutai FP con una stretta di mano e Jughead con un bacio sulla guancia. Uscii e tornai a casa. Non so cosa mi avesse spinto a raccontare a Jug di mia madre, ma c'era qualcosa che mi ispirava fiducia in lui. Mi sdraiai sul letto, dato che avevo dormito nel pomeriggio non ero stanca. Ripensai a quella strana serata e soprattutto a Jughead: mi aveva chiamata Betty, cosa che non permettevo di fare a nessuno. Mi cambiai e misi i suoi vestiti a lavare. Mi addormentai ripensando a mia madre e a quello che mi aveva raccontato FP su di lei.

Jughead's pov

Ero sdraiato sul letto pensando a quella strana giornata. D'un tratto mi tornò in mente che Malachai, credo ci chiamasse così, le aveva fatto gli auguri: era il suo compleanno e neanche le avevo fatto gli auguri. Poi ripensai a quando l'avevo chiamata perchè non si era presentata davanti a scuola.

E:- Hai ragione! Scusami Jug arrivo subito.

Sorrisi istintivamente quando sentii che mi aveva chiamato Jug. Di solito gli unici a cui permettevo di chiamarmi così erano mio padre, mia madre e mia sorella quando vivevano ancora con noi. Mi aveva fatto molto piacere anche se non sapevo perchè: fino a pochi giorni fa ci picchiavamo e ora mi piaceva quando mi chiamava con un soprannome? C'era qualcosa di particolare in quella ragazza, ma non sapevo che cosa. Mentre camminavamo iniziai a raccontarle di me come se ci conoscessimo da sempre e lei non mi ha neanche giudicato.

Quando siamo arrivati a casa mia mi vergognai tanto delle bottiglie vuote sparse a terra: anche se mio padre non era più un alcolizzato che non sapeva nemmeno dove si trovava la metà del tempo, continuava a bere molto... e anche io avevo cominciato a bere. Ci pensai un attimo: mio padre non era ubriaco quando è tornato a casa ed ha chiesto a me delle bottiglie, ma io non le avevo toccate. Quindi qualcuno era entrato nella nostra roulotte e si era ubriacato. Andai da mio padre e gli raccontai i miei sospetti.

P:- Non so Jug, a meno che...

La porta si aprì in quel momento ed entrò mia madre seguita da JB, mia sorella. Andai ad abbracciarle mentre avevo ancora uno sguardo confuso.

P:- Volevano farti una sorpresa e io era d'accordo. Gladys, hai bevuto oggi?

Mia madre annuì abbassando lo sguardo. Si era creata una situazione imbarazzante: i miei genitori avevano quasi divorziato perchè entrambi bevevano molto e io e mia sorella ci siamo sempre incolpati, come se la nostra nascita li avessi fatti iniziare a bere. Bussarono alla porta ed aprii, almeno non c'era più quel silenzio imbarazzante. Sulla soglia c'era Elizabeth con il pigiama. 

J:- Betty?







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