Capitolo 16

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Jughead's pov

J:- Elizabeth, è pericoloso per noi stare insieme: ciò che è successo con i Serpents e con i Ghoulies ne è la dimostrazione. Non avrei mai voluto lasciarti e farti stare male, ma non è stata una decisione facile neanche per me. Non sai quanto cazzo sono stato male dopo averti lasciato e quanto ho pianto. Mi hai stregato, Elizabeth, e neanche te ne eri resa conto. 

Stavo piangendo e anche lei. E questo non mi piaceva. La porta principale si chiuse quindi dedussi che la mia famiglia se n'era andata. 

E:- Se veramente io ti avessi stregato, non mi avresti mai lasciato senza un motivo sensato.

J:- Cazzo, Betty, ma ci arrivi? Avevo paura! Paura che tu potessi fare altre cose che ti avrebbero portato guai e che ti avrebbero ferita e paura che io stesso avrei potuto fare qualcosa di cui mi sarei pentito perchè io, per te, sarei disposto a fare di tutto ed è questo che mi spaventava. 

Dissi e subito dopo iniziai ad avvicinarmi a lei. Rimase senza parole, cosa strana dato che di solito aveva sempre qualcosa da dire. Eravamo molto vicini, tanto che, se uno di noi avesse fatto un passo avanti, ci saremmo baciati. E lei lo ha fatto: si è avvicinata e ha posato le sue labbra sulle mie. I baci divennero mano a mano più passionali e, dopo averla guidata verso il letto ed esserci sdraiati sopra ad esso, iniziai a baciarle il collo. Lei mi tolse la maglia e dopo si tolse anche la sua. Le tolsi i pantaloni e le sganciai il reggiseno mentre lei toglieva i miei pantaloni. Mi allungai verso il comodino per prendere un preservativo che però non misi subito. Tolsi le sue mutandine e iniziai ad accarezzarle l'interno coscia per provocarla. Dopo di che, infilai due dita dentro di lei e iniziai a fare dentro e fuori mentre lei ansimava. Tolsi le dita da dentro di lei e misi il preservativo, dopo aver tolto i boxer. Entrai dentro di lei e iniziai a spingere, prima piano e poi sempre più forte. La mia camera, così come la roulotte, si riempì dei nostri gemiti e ansimi. Lei iniziò a baciarmi il collo e a lasciarci dei segni violacei mentre io continuavo a spingere. 

J:- N-Non dovremmo... Stiamo sbagliando.

Smise di baciarmi il collo per guardarmi negli occhi. Sorrise in modo dolce e provocante allo stesso tempo.

E:- Allora voglio sbagliare. 

Disse posando le labbra sulle mie. Io ripresi a spingere prima di venire insieme a lei. Mi sdraiai al suo fianco e le poggiai una mano sul fianco, mentre lei appoggiava la testa sul mio petto. Il suo respiro si fece regolare e la sentii rilassarsi completamente quindi dedussi che si era addormentata. Ci provai anche io, ma non ci riuscivo: le parole che le avevo detto in ospedale avevamo continuato a tormentarmi durante tutti i giorni precedenti e anche in quel momento non accennavano a lasciarmi tranquillo. Iniziai ad accarezzarle i capelli tentando di rilassarmi e finalmente, dopo qualche minuto, riuscii ad addormentarmi. 

°°°

Quando mi risvegliai, avevo la testa poggiata sulle gambe di Betty, che guardava il telefono con un espressione annoiata mentre, di tanto in tanto, mi accarezzava i capelli. Notai che aveva , di nuovo, rubato la mia maglia. Mi misi seduto mentre mi strofinavo gli occhi e mi girai a guardarla.

J:- Smetterai mai di rubarmi i vestiti?

Sorrise e prese un lembo di tessuto con la mano libera e lo strinse.

E:- No, le tue maglie sono comode. 

Si sporse verso di me e mi baciò sulle labbra. Mi alzai e misi i miei boxer con una canottiera bianca e mi misi seduto accanto a lei, posizionandole un braccio attorno alle spalle mentre lei si avvicinava di più a me.

J:- Betty, mi dispiace per... tutto quello che ti ho detto. Sappi che non ho mai voluto lasciarti, ci tengo troppo a te per fare una cosa del genere, ma in quel momento non riuscivo a pensare chiaramente, ero troppo preoccupato per te quindi ho agito senza pensare.

Mentre parlavo, non la stavo guardando e neanche lei stava guardando me, ma, quando finii, mi girai verso di lei e lei verso di me. Poggiò una mano sulla mia guancia e la accarezzò dolcemente.

E:- Va tutto bene, non fa niente. 

Mi diede un bacio sulla guancia e riappoggiò la testa sul mio petto. 

J:- Mi... mi sono occupato io di Penny. Il giorno dopo averti portato in ospedale, sono tornato lì e... Non so, spero solo di aver fatto le cose bene e che nessuno lo scopra, ma... non sono bravo con queste cose quindi non so come andrà a finire, spero bene.

Rimase in silenzio per qualche secondo e la cosa mi fece pensare che forse non era il momento migliore per dirglielo.

E:- Grazie. Davvero.

Mi aveva ringraziato in modo molto freddo, ma pensai che fosse per la situazione quindi non feci altre domande. Rimanemmo in silenzio finchè non sentimmo la porta principale della roulotte aprirsi e delle voci farsi un po' più vicine. Betty si mise a sedere sul letto, guardando un punto a caso con un'espressione pensierosa, e poi si alzò e indossò i suoi vestiti, ridandomi la maglia. 

E:- Grazie, Jug, per... non avermi cacciato e... per tutto, ma ora penso sia meglio che io torni da mia madre.

J:- Puoi restare, se vuoi.

Dissi prendendo la maglia e cambiandomi i vestiti.

E:- Tu e la tua famiglia avete già fatto troppo per me, mi sentirei in colpa: non mi piace scaricare i miei problemi su qualcun'altro.

J:- Hey, non stai scaricando i tuoi problemi su qualcun'altro. Non è un problema, davvero. 

Posò la mano sulla mia guancia, sorridendo dolcemente.

E:- Starò bene, non preoccuparti. 

Mi diede un bacio a stampo e uscì dalla mia camera. La sentii salutare la mia famiglia prima di andarsene. 

Elizabeth's pov

Uscii dalla roulotte e mi incamminai verso casa di mia madre. Arrivai dopo una decina di minuti e bussai alla porta. Fu Chic ad aprirmi che, appena mi vide, mi abbracciò.

C:- Elizabeth, sono felice di vedere che stai bene! Sono stato così in pensiero per te, specialmente considerando cosa ha fatto quell'idiota.

E:- Lasciami andare subito e non chiamarlo idiota mai più.Ora levati di mezzo così posso entrare. 

Si spostò ed io entrai. Presi le mie valige e salii in camera, iniziando a svuotarle. Entrò mia madre poco dopo.

M:- Elizabeth, come stai? Hai preso molto male la vostra rottura, ma ora mi sembri stare meglio, è successo qualcosa a casa sua?

E:- Non che siano fatti tuoi, ma siamo tornati insieme. Probabilmente ha rovinato i tuoi piani di farmi andare a letto con Chic per poter organizzare il matrimonio perfetto.

Dissi acidamente.

M:- A me importa che tu stia bene.

E:- Già, infatti ti importava talmente tanto quando ero piccola che mi hai abbandonato per stare con Hal.

M:- Mi dispiace. Ora, vuoi spiegarmi cosa è successo? Come ti sei procurata quella ferita e quei lividi?

Rimasi in silenzio, senza degnarla nemmeno di uno sguardo. Lei ripetè la domanda, ma io non risposi neanche quella volta. 

M:- D'accordo, quando vorrai parlarmene, io ci sarò.

Disse prima di uscire dalla stanza. Mentre stavo finendo di svuotare le valige, trovai una maglia di Jughead. Notai che c'era un biglietto attaccato con una spilletta.

"So che ti piace rubarmi le maglie, tienila tu questa."

Chiamai Jughead e gli chiesi spiegazioni.

J:- So che avrebbe fatto male lasciarti quindi ti ho lasciato una maglia, la prima che mi hai rubato, per esattezza, ma non serve più. Puoi tenerla lo stesso, se vuoi.

Lo ringraziai e riattaccai. Mi cambiai mettendo la sua maglia con un paio di pantaloncini e scesi per cenare. Appena misi piede in cucina, tutti si voltarono a guardarmi: per qualche motivo, erano tutti vestiti bene, mentre io indossavo una maglia che era tre volte più grande e dei pantaloncini. 

E:- Potevate anche dirlo che dovevo vestirmi bene per stare a casa mia. 

Borbottai mentre mi sedevo e iniziavo a mangiare.

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