Capitolo 4 - Renna dal naso rosso - Parte 3

125 4 0
                                    

Durante i 4 giorni prima di Natale, il mio livello aumentò ancora, fino a 70. In quel periodo non avevo dormito per nulla. Sarebbe stato questo il prezzo da pagare. A volte avevo emicranie terribili, come se mi avessero piantato dei coltelli nel cranio, ma pensavo che anche se mi fossi steso, non sarei riuscito comunque a dormire. Dal nostro incontro quel giorno, la gilda di Klein, i Fuurinkazan, non erano più tornati ad allenarsi lì. Io continuai ad allenarmi insieme ad altre gilde, cacciando da solo le formiche meccaniche. Alla fine quei giocatori avevano cominciato a guardarmi non più come una cosa ridicola, bensì disgustosa. Ormai quasi nessuno mi rivolgeva lo sguardo, se osservavo qualcuno, questi distoglieva rapidamente lo sguardo. Tra i giocatori in caccia del mostro di Natale, la domanda più frequente era sotto quale abete sarebbe apparso «Nicholas il Rinnegato» —riguardo questa domanda, avevo approfittato dei tempi di attesa per il mio turno di allenamento, e avevo ottenuto un’informazione molto attendibile. Avevo raggiunto il punto indicato dalle coordinate che avevo comprato da vari venditori di informazioni, ma anche se avevo trovato quelli che sembravano alberi di Natale, essi non erano abeti, bensì pini. Gli aghi di pino sono differenti. Gli aghi degli abeti erano più affusolati e lunghi. Lo sapevo perché nel mondo reale avevo entrambe le piante nel mio giardino dietro casa. Qualche mese fa mi stavo allenando al trentacinquesimo piano in uno stranissimo dungeon chiamato "Foresta Perduta", ed in un punto particolare avevo trovato un albero enorme e ricurvo. Pensai che potesse esserci un motivo per quella sua forma insolita, magari il punto di inizio di una qualche missione secondaria e avevo iniziato ad investigare con cautela, ma non scoprii nulla. In ogni caso si trattava di un abete. A Natale – cioè quella notte, il mostro speciale «Nicholas il Rinnegato» sarebbe dovuto apparire sotto quell’albero. Sentii il suono che mi avvisava che ero arrivato al livello 70 senza alcuna emozione, e dopo che la formica meccanica di fronte a me fu svanita, estrassi un cristallo del teletrasporto. Senza nemmeno salutare i giocatori più vicini, andai dritto al piano in cui avevo l’alloggio, cioè nella città più grande del quarantanovesimo piano. Alzai lo sguardo per osservare la torre dell’orologio presente nella piazza, e notai che mancavano tre ore alla mezzanotte. Forse desiderosi di passare insieme la Vigilia, la piazza era piena di coppiette. Li oltrepassai in fretta per tornare all’albergo. Entrando in camera mia, aprii immediatamente il baule per l’equipaggiamento presente lì dentro, e presi tutte i cristalli curativi, disintossicanti, le pozioni e simili. Non appena presi una spada ad una mano dalla mia scorta, confermando la sua durabilità, la scambiai con quella che portavo dietro la schiena. Inoltre cambiai anche il mio cappotto e l’armatura. Quando ebbi finito stavo per chiudere quando vidi qualcosa nell’inventario e la mia mano si fermò. Lì, oltre alla scritta «Sé stessi» scritta nella mia parte dell’inventario, c’era anche un’altra etichetta che recitava «Sachi». Quello era il risultato di una buona relazione tra due giocatori, ma non al livello di quelli che avevano stipulato il «Matrimonio» —con la quale era possibile persino mettere in comune oggetti e denaro. In questo caso invece, si condividevano solo gli oggetti spostati nella sezione in comune tra i due giocatori. Sachi, che non si era mai dichiarata e non mi aveva mai preso nemmeno la mano, mi aveva chiesto di creare questa sezione condivisa poco prima di morire. Quando le chiesi il motivo mi diede una risposta difficile da accettare, cioè per un rapido scambio di pozioni curative e simili—se fosse stato il vero motivo, esisteva già una sezione comune a tutti i membri della gilda. Ma alla fine avevo accettato e avevo creato quella sezione in comune solo tra Sachi e me. Anche se lei era morta, la sezione era rimasta. Ovviamente nella lista degli amici c’era ancora il nome di Sachi, ma sarebbe rimasta sempre grigia, e cioè non contattabile. E le poche pozioni rimaste nell’inventario, anche quelle era meglio non usarle. Dopo sei mesi, dopo che aveva rimosso la sezione condivisa con la gilda, non ero ancora in grado di rimuovere quella sezione che mi aveva unito a Sachi. Ovviamente—il motivo non era perché credevo che potesse essere resuscitata— Avevo paura che facendolo avrei pian piano cominciato a rimuovere anche il suo ricordo. Chiusi la finestra dopo aver osservato il nome di Sachi per ben dieci minuti. Mancavano due ore alla mezzanotte. Quando uscii dalla stanza e mi diressi al varco del teletrasporto, continuai a pensare all’espressione di Sachi in quel momento finale, cosa stesse pensando, e soprattutto, cosa stava per dirmi. Teletrasportandomi al trentacinquesimo piano, Arrivai ad una piazza ben diversa da quella del fronte, e cioè calma e silenziosa. Siccome era così lontana dal fronte e non c’era niente di interessante, la gente doveva pensare che non valeva la pena passeggiarci. Eppure mi alzai il collare della giacca per evitare lo sguardo degli altri giocatori, lasciando in fretta quel posto. Non volendo perdere tempo a combattere mostri deboli, cominciai a correre velocissimo non appena mi fui accertato di non essere seguito da nessuno. Con il livello che avevo raggiunto nello scorso mese di allenamento, la mia agilità era schizzata alle stelle, ed i miei piedi accarezzavano la neve come piume. Il dolore alla testa non era svanito, e mi aveva reso impossibile dormire. Dopo dieci minuti di corsa ero arrivato all’entrata della foresta. Questo dungeon era composto da numerosi poligoni di quattro lati, ed ogni area era collegata all’altra, ma era impossibile attraversarla senza una mappa. Dopo aver aperto la mappa fissai le zone marchiate. Dopo aver memorizzato per bene la mappa, la chiusi ed entrai da solo in quella foresta. Dopo due battaglie che non potei evitare, arrivai di fronte agli alberi che coprivano il mio obiettivo senza alcuna difficoltà. Mancava ancora più di mezz’ora. Presto avrei affrontato da solo un boss che probabilmente si sarebbe preso la mia vita—cosa molto probabile. Non avvertivo alcuna paura. O forse era proprio quello che mi aspettavo. Morire in battaglia nel tentativo di salvare Sachi era forse l’unico modo con cui potevo accettare la mia morte — Non stavo cercando eroicamente il luogo del mio riposo eterno. Avevo causato inutilmente la morte di Sachi e degli altri, quindi non avevo il diritto di pretendere che la mia morte avesse un significato. Che senso aveva tutto questo? Mi aveva chiesto una volta Sachi. Ed io avevo risposto che non c’era. In quel momento potevo finalmente esprimere la realtà. Sachi era morta senza alcun motivo in questo gioco di morte senza senso che aveva concepito il genio folle di Kayaba Akihito. Quindi sarei morto anch’io in un posto ignoto a tutti, dimenticato da tutti, e anche la mia morte sarebbe stata inutile. Se fossi sopravvissuto allo scontro, avrei fatto diventare reale la leggenda di quell’oggetto di resurrezione. Ne ero certo. L’anima di Sachi sarebbe tornata dal Cammino della Morte o dal fiume Stige, e sarei stato finalmente in grado di udire le sue ultime parole. Alla fine—alla fine, fa speravo di sopravvivere almeno fino a quel momento... Proprio quando mi mossi per coprire gli ultimi cinque metri, diversi giocatori apparvero dal punto di teletrasporto posto alle mie spalle. Saltai su allarmato e strinsi l’elsa della spada dietro la mia schiena. Apparve un gruppo di dieci persone, e davanti a tutti c’era un ragazzo samurai con l’armatura leggera, una katana al fianco, e una bandana—Klein. I membri principali della gilda Fuurinkazan si guardarono tutti con aria nervosa mentre si avvicinavano a me. Continuai ad osservare Klein e parlai con voce secca. “...Mi stavate seguendo?” Klein si afferrò una ciocca che spuntava dalla bandana e rispose. “Si. Abbiamo qualcuno con una buona abilità rintracciante.” “Perché?” “Perché ho comprato l’informazione secondo la quale tu hai comprato le coordinate di questo posto, e per sicurezza ho controllato il 49esimo piano, ma ho scoperto che ti stavi dirigendo qui. Sentivo che il tuo istinto di giocatore e le tue abilità erano molto forti, più di quella degli altri clearer...persino più forte di quel Heathcliff. Quindi...Kirito, non puoi morire in un posto simile.” Klein allungò la sua mano destra indicandomi con l’indice e gridò, “LASCIA PERDERE QUESTO ATTACCO SOLITARIO E FAI SQUADRA CON NOI! LA PERSONA CHE TROVA L’OGGETTO DI RESURREZIONE SE LO TIENE, OK!?” “...In questo caso...” Non riuscivo a credere che Klein mi avesse detto quelle cose perché mi vedeva come un amico, e che era preoccupato per me. “In questo caso è inutile...Dovrò attaccare da solo...” Allentai appena l’elsa della mia spada, mentre un pensiero folle cominciava a farsi largo nella mia mente. —Uccidili tutti. In passato avevo abbandonato Klein, un principiante che non sapeva niente, e mi ero diretto alla città successiva. Me ne ero pentito a lungo, ma poi fui felice di notare che era sopravvissuto e non se la cavava male. In quel momento ero seriamente tormentato dal dubbio, pur di fare questo devo uccidere uno dei miei pochi amici e morire da giocatore rosso? Il mio cuore strillava impotente che era una follia. Un altro lato di me invece gridava che meritavo di morire in quel modo e che nulla aveva più senso. Ero convintissimo che se avessi estratto la spada, non sarei più riuscito a controllarmi. E Klein mi guardava triste mentre la mia mano tremava, lottando contro sé stessa. In quel momento arrivò un terzo gruppo di intrusi. Inoltre stavolta non erano in dieci, ma tre volte di più. Fissai stordito quel party enorme e mormorai a Klein che si stava voltando per guardare, “Sembra che anche voi siate stati seguiti, Klein.” “...Ahh, così pare...” A circa cinquanta metri da noi c’erano un po’ di persone che nei giorni scorsi avevo sorpreso a fissarmi al posto di allenamento. Adesso fissavano me e i Fuurinkazan senza dire una sola parola. Gli spadaccini della Fuurinkazan che erano vicino a Klein si avvicinarono al leader e gli sussurrarono, “Quelli sono i tizi della «Sacra Alleanza del Drago», una marmaglia disposta a diventare arancione pur di arrivare al flag boss.” Anche io avevo sentito spesso quel nome. Erano famosi come i Cavalieri del Sangue, la gilda più grande tra i clearers. Erano sicuramente al di sotto del mio livello, ma dubitavo di poterli sconfiggere tutti. Però—forse l’esito era sempre lo stesso. All’improvviso sentii che essere ucciso dal boss o da una gilda, era ugualmente squallido. Ma era sempre meglio che essere costretti a combattere contro Klein, no? Decisi di estrarre la mia spada. Non mi andava neppure di pensare. Dovevo essere come un robot e agitare la mia spada, distruggere tutto quello che avevo davanti finché non sarei stato distrutto. Ma il grido di Klein mi fermò. “FANCULO! QUEI BASTARDI!” Estrasse la katana prima che potessi fare alcunché e mi ringhiò da dietro. “Togliti da lì, Kirito! Lasciali a me! Vai a sconfiggere il boss! Non ti permetterò di morire però! Non ti perdonerò mai se muori davanti a me! Mai!” “...” Non rimaneva più molto tempo. Diedi le spalle a Klein ed entrai nell’ultima sezione senza nemmeno ringraziarlo. I grandi abeti, il posto che ricordavo, e le curve presenti nei miei ricordi, erano tutte di fronte a me in un silenzio di tomba. Quel posto non aveva una pianta poligonale come le altre aree, e brillava del bianco della neve, e sembrava un luogo alieno privo di vita. Non appena il timer presente nella mia visuale raggiunse lo zero, da qualche parte risuonò un allarme, ed io sollevai lo sguardo per osservare la cima di un albero. Il cielo nero come la pece, o piuttosto, con la base dl livello successivo come sfondo, fu scosso da strane forme di luce. Guardandole attentamente, mi resi conto che si trattava della scia la sciata da uno strano mostro che trascinava un’enorme slitta. Raggiungendo la cima di un albero, un’ombra nera smontò dalla slitta, ed io feci qualche passo indietro. Quello che atterrò pesantemente era un mostro tre volte la mia taglia. Aveva sembianze umane, ma le sue braccia erano lunghissime, e dato che aveva il corpo piegato in avanti, le sue braccia toccavano quasi per terra. Gli occhietti rossi brillavano sotto l’anomalo rigonfiamento della fronte. La metà inferiore del volto era coperto da una barba folta e grigiastra, gli arrivava fino alla vita. Stranamente, il mostro indossava abiti bianchi e rossi, un cappello conico dello stesso colore, un’ascia nella mano destra e un sacco pieno di cose nell’altra. Il designer di questo boss probabilmente voleva impressionare e al contempo far divertire i giocatori con questa parodia di Babbo Natale. Ma per me, che affrontavo questo «Nicholas il Rinnegato» da solo, l’aspetto del boss non era per nulla importante. Nicholas probabilmente stava recitando le frasi che davano inizio alla missione, dato che la sua barba si muoveva. “Stai zitto!” Mormorando quelle parole, estrassi la spada, ed il mio piede destro colpì forte il suolo.

Sword Art Online - Vol. 2: Aincrad side storiesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora