Parte 3 Silica fu svegliata da un suono squillante nell’orecchio. Era una sveglia che poteva sentire solo lei. Era impostata alle sette del mattino. Si tolse la coperta e si sedette. Di solito le riusciva difficile, ma quella mattina era pure di buon umore. Si sentiva la mente fresca, come se tutto fosse stato lavato dal sonno profondo. Dopo essersi stiracchiata, Silica stava per scendere dal letto quando si immobilizzò. C’era una persona che dormiva nella stessa stanza; la luce mattutina lo illuminava chiaramente. Proprio quando Silica prese fiato per strillare, pensando che fosse un pervertito, si ricordò dove si era addormentata la sera prima. —Nella stanza di Kirito-san... Non appena se ne rese conto, si sentì il viso in fiamme come se fosse stata colpita da un attacco di fuoco. Dato che le emozioni erano un po’ esagerate in SAO, non era impossibile che le spuntasse del vapore dalla faccia in quel momento. Sembrava che Kirito avesse lasciato dormire lei sul letto e si fosse steso sul pavimento. Silica emise un mugugno di imbarazzo e si passò una mano sul viso. Dopo essersi presa un paio di attimi per calmarsi, Silica si alzò in silenzio dal letto. Poi andò vicino a Kirito e lo osservò in silenzio. Il volto addormentato dello spadaccino sembrava così innocente che Silica non poté fare a meno di sorridere. Pensava fosse molto più grande di lei per via dello sguardo penetrante. Ma ora che lo vedeva così, non sembrava poi tanto più grande. Era divertente osservarlo; ma Silica non poteva restare così per sempre, quindi prese a scuoterlo gentilmente e lo chiamò. "Kirito-san, è mattino~." Kirito aprì gli occhi e sbatté le palpebre un paio di volte, per poi fissare il viso di Silica. Poi mostrò un’espressione di puro imbarazzo. "Ah... Sc-Scusami!" All’improvviso abbassò la testa. "Pensavo di riportarti in camera tua... ma non potevo aprire la porta della tua stanza e..." Le stanze prese in affitto erano impenetrabili, quindi era impossibile entrare a meno che non si fosse amici dell’inquilino. Silica disse subito: "No, no, la colpa è mia! Per aver dormito nel tuo letto... " "No, tutto ok. Qui puoi dormire dovunque senza avvertire alcun dolore." Dopo essersi alzato, Kirito fece scrocchiare il suo collo, che fece rumori sinistri molto contraddittori con quanto aveva appena detto. Poi fu la volta delle braccia. Guardò Silica e disse di nuovo qualcosa: "...Comunque, buongiorno." "B-Buongiorno." I due si guardarono e sorrisero. Il sole era già alto quando uscirono dopo aver fatto un’abbondante colazione per arrivare preparati a «La Collina dei Ricordi» su al 47esimo piano. I giocatori in giro si preparavano ad affrontare le loro giornate, mentre quelli che tornavano dalle avventure notturne erano meno entusiasti e decisamente più stanchi. Dopo aver fatto scorta di pozioni e cristalli al negozio accanto alla locanda, si diressero alla piazza centrale. Fortunatamente arrivarono al teletrasporto senza incontrare nuovamente i bellimbusti che volevano Silica nel proprio party. Proprio prima di entrare nel varco, Silica si fermò. "Ah... Io, non conosco il nome del villaggio al 47esimo piano..." Stava giusto per controllare sulla mappa quando Kirito le offrì la mano destra. "Tranquilla. Faccio io." Silica si sentì molto sollevata. "Teletrasporto! Floria!" Non appena lo disse, vennero circondati dalla luce bluastra. Gli occhi di Silica vennero inondati dal familiare collage psicopatico di colori tipico del teletrasporto. "Uwa..." Strillò senza volerlo. La piazza al 47esimo piano era straripante di fiori. Due stradine la tagliavano formando una croce. Tutto il resto era un immenso letto di fiori, delimitato da mattoni rossi, ma non ne conosceva nemmeno uno. "Fantastico..." "Questo piano si chiama anche «Giardino Fiorito», perché tutto il piano, non solo il villaggio, è coperto di fiori. Se ne abbiamo il tempo possiamo andare a vedere la «Foresta dei Fiori Giganti» su a nord..." "Non vedo l’ora." Silica sorrise a Kirito prima di accucciarsi davanti ad un letto di fiori. Avvicinò il viso a quello che pareva essere un fiordaliso bluastro e lo annusò. Il fiore aveva un dettaglio sorprendente: le nervature, i suoi cinque petali, gli stami bianchi, e persino lo stelo verde. Ovviamente, in SAO non era possibile trovare dappertutto fiori ed alberi con lo stesso livello di dettaglio. Se così non fosse, il mainframe di SAO, già sotto sforzo, avrebbe esaurito presto le risorse. Per evitare quello e dare ai giocatori un ambiente il più possibile vicino a quello reale, SAO utilizzava il «Digital Focusing System». Si trattava di un sistema che restituiva l’immagine di un oggetto nel massimo del dettaglio solo quando il giocatore si concentrava su di esso. Dopo aver saputo di questo sistema, Silica ebbe timore che interessarsi alle cose avrebbe messo il sistema sotto sforzo; ma ormai non poteva trattenersi e stava fissando quei fiori estasiata. Quando riuscì finalmente a darsi un contegno e a smettere di annusarli, Silica si guardò intorno. La maggior parte delle persone consisteva in coppie di maschi e femmine. Erano tutti a conversare allegri, tutti mano nella mano o a braccetto. Sembrava proprio uno di quei posti. Silica osservò Kirito, che era accanto a lei sovrappensiero. —Anche noi sembriamo così...? A quel pensiero, Silica avvampò e disse ad alta voce: "U-Usciamo alla svelta da qui!" "Eh? Ah sì." Kirito era lì impalato, senza capire l’agitazione di Silica. Uscirono dalla piazza solo per rendersi conto che tutto il villaggio era un prato fiorito. Mentre i due passeggiavano uno accanto all’altro, Silica pensò al suo primo incontro con Kirito. Non riusciva a credere che fosse passato solo un giorno. Lo spadaccino ormai era diventato una presenza speciale nel suo cuore Guardò verso di lui chiedendosi come si sentisse, ma Kirito era praticamente un mistero ed era impossibile dire cosa pensasse. Silica esitò un bel po’, prima di trovare le parole e chiedere: "Ehm... Kirito-san. Posso chiederti della tua sorellina..." "C-Come mai proprio ora?" "Hai detto che ti ricordavo lei. Quindi ero solo curiosa..." Parlare del mondo reale era uno dei più grandi tabù di Aincrad. C’erano molte ragioni, ma la principale era che se si pensava troppo che questo mondo non era reale e i giocatori non lo avrebbero preso abbastanza sul serio, a quel punto non sarebbero nemmeno stati in grado di accettare come reale la «morte» in SAO. Ma a lei interessava la sorella di Kirito, dato che lui le aveva detto che erano simili. Voleva sapere se Kirito volesse qualcosa da lei come sorella minore. "...Non eravamo... molto uniti..." Iniziò a raccontare Kirito. "Ho detto che era mia sorella minore, ma in realtà è mia cugina. Abbiamo sempre vissuto insieme a causa di alcune circostanze, ma lei non sa la verità perché era troppo piccola per ricordare. Forse è per questo motivo... ma ho continuato a tenermi a distanza da lei senza alcuna ragione particolare. Evitavo persino di imbattermi in lei per casa." Kirito fece un sospiro. "...E poi avevamo un nonno davvero severo. Quando avevo otto anni mi ha obbligato a frequentare un dojo di kendo ma a me non piaceva e ho mollato dopo due anni. Mio nonno me le diede come si deve... ma quando lo fece mia sorella si intromise piangendo, dicendo che avrebbe fatto anche la mia parte se avesse smesso di picchiarmi. Dopo, ho cominciato a giocare al computer e ho perso me stesso, ma mia sorella si è impegnata con il kendo ed ha raggiunto notevoli risultati a livello nazionale, prima che nostro nonno morisse. Era abbastanza per rendere soddisfatto persino lui... Però mi sono sempre sentito in colpa; Mi sono sempre chiesto come si sentisse mia sorella o se ce l’avesse con me. Continuavo ad evitarla per questo motivo... e ora eccoci qui." Kirito smise di parlare e osservò Silica. "Quindi potrei averti salvata per mettermi a posto con la coscienza... Scusami." Silica era figlia unica quindi non poteva capire tutto quello che le diceva Kirito. Ma per qualche motivo sentiva di capire benissimo come si sentisse la sorella di Kirito. "...Non penso che lei ti odia, Kirito-san. Se non le piacesse non sarebbe mai arrivata così lontano. Probabilmente il kendo le piace tantissimo." Alle parole scelte con cura da parte di Silica, Kirito sorrise. "Sembra che sia io quello che continua ad essere consolato... Lo pensi davvero? ...Se così fosse sarebbe splendido." Silica sentì qualcosa di caldo allargarsi nel suo petto. Era felice che Kirito si fosse aperta con lei. Arrivarono all’entrata nord del villaggio. Innumerevoli fiori bianchi crescevano sulla vite attorcigliata intorno al sottile arco d’argento posto all’entrata. La strada principale ci passava sotto e si stringeva per diventare una lunga via tra le colline che si perdeva all’orizzonte. "Bene... La nostra avventura ha finalmente inizio." "Sì." Silica si staccò dal braccio di Kirito, e annuì. "Con il tuo nuovo equipaggiamento non dovresti avere problemi qui con i mostri. Però..." Kirito cercò qualcosa nella bisaccia che portava alla cintura, prese un cristallo azzurro, e lo diede a Silica. Era un Cristallo del Teletrasporto. "Non sappiamo cosa potrebbe succedere lì fuori, quindi tieni questo. Se dovesse succedere qualcosa usa questo cristallo e scappa via. Va bene qualsiasi villaggio, non preoccuparti per me." "Ma..." "Promettimelo. Io ho... ho annientato un intero party in passato. Non voglio commettere gli stessi errori." Kirito era così serio che Silica non poté fare altro che annuire. Kirito a quel punto sorrise gentile. "Allora andiamo!" "Ok!" Silica si assicurò di aver equipaggiato la daga e partì risoluta; stavolta non si sarebbe arresa e avrebbe combattuto al meglio delle sue capacità. Però— "Kya-aaaaaah!? Ma cosa—!? E’ orribile———!!" Avevano incontrato il loro primo mostro solo pochi minuti dopo essersi incamminati per le colline del 47esimo piano. "U-Uwaa!! Vai via——!" Il mostro che si stava facendo largo tra gli arbusti andava oltre ogni immaginazione di Silica. «Un fiore ambulante» sarebbe la descrizione più appropriata. Lo stelo verde scuro era spesso quanto un braccio e si reggeva su radici poderose, che si diramavano in tutte le direzione. Lo stelo sorreggeva un enorme fiore giallo simile ad un girasole. Sembrava una bocca, ed era persino munito di denti, e l’interno era rosso scuro. Aveva due tentacoli che si dipartivano dalla metà dello stelo, che sembravano due braccia senza mani. Sembrava che quei tentacoli e la bocca fossero le parti del corpo che usava per attaccare. La creatura correva ghignando verso Silica agitando quelle sue ridicole appendici. Quella creatura grottesca e persino ridicola aveva dato la nausea a Silica. "Ho detto vattene—!" Silica agitò la sua daga selvaggiamente, ad occhi quasi chiusi. Kirito, che stava lì vicino, disse scoraggiato: "Va tutto bene. Quel mostro è davvero debole. Colpisci appena sotto il fiore, così è tutto più semplice..." "M-Ma è disgustoso—!" "Se una cosa ti pare brutta, allora sono guai. C’è persino un mostro con tanti fiori addosso, uno che pare una pianta carnivora, e persino uno pieno zeppo di tentacoli viscidi... "Kya——!!" Strillando alle parole di Kirito, Silica attivò un’abilità con la daga; ovviamente andò a vuoto. Durante il breve sbilanciamento conseguente all’attacco, i due tentacoli della bestia presero Silica per le gambe e la sollevarono con una forza incredibile. "Uwah!?" Silica si trovò a testa in giù, con la vista capovolta mentre la gonna, fedele alla gravità virtuale, scese giù. "Uaaa!?" Si affrettò a tenerla ferma e a tagliare i viticci. Ma dato che si trovava in una posizione imbarazzante non le riuscì molto bene. Silica strillò con la faccia tutta rossa: "Ki-Kirito-san, aiutami! Non guardare ma aiutami!!" "La vedo un po’ difficile." Con la mano sinistra sugli occhi, Kirito si diresse verso l’enorme fiore che teneva Silica a testa in giù. "Fermo!" Silica non ebbe altra scelta che lasciar andare la gonna, afferrare un tentacolo e tagliarlo. Quando cadde a terra, iniziò una combo per puntare alla nuca della bestia. Questa volta andò a segno e la testa del fiore cadde, il resto del corpo esplose e svanì. Silica, che atterrò egregiamente tra una pioggia di poligoni, chiese a Kirito ancora imbarazzatissimo. "...Hai visto?" Lo spadaccino nero guardò Silica Silica tra le dita che aveva sul viso e disse: "...No, nulla." Affrontarono altre cinque battaglie per fare pratica prima di affrettare il passo; sebbene Silica quasi svenne quando un mostro simile ad un anemone di mare l’afferrò con i suoi tentacoli. Kirito non partecipò granché, limitandosi a dare supporto a Silica, bloccando di tanto in tanto gli attacchi più pericolosi. L’esperienza viene ripartita in base al numero di danni inferti ad un mostro. Dato che stava affrontando mostri forti tutta da sola, guadagnò un mucchio di punti esperienza e salì di un livello. Mentre seguivano l’interminabile strada di mattoni rossi, apparve un ponte che valicava un piccolo ruscello. Oltre il ponte si vedeva una grossa collina, ed il sentiero pareva salirvi in cima. "Quella è la «Collina dei Ricordi»." "Non sembrano esserci deviazioni." "Sì. Dobbiamo solo continuare a salire, è impossibile perdersi. Ma dicono che ci siano un sacco di mostri. Stiamo attenti." "Ok!" Presto avrebbe potuto far rivivere Pina. Al solo pensiero, aumentò la falcata d’istinto. Quando cominciarono a salire sul sentiero, incontrarono un mucchio di mostri proprio come aveva predetto Kirito. I mosti di tipo vegetale erano anche più grossi, ma la daga nera di Silica era molto più potente di quanto immaginasse, permettendole di sconfiggerli facilmente. Ma l’abilità di Kirito era molto più sorprendente. Sapeva già che era uno spadaccino formidabile dopo averlo visto spazzare via due scimmie ubriache con un solo fendente. Ma anche dopo essere salito di dodici piani, non aveva perso un briciolo della sua freddezza. Quando apparvero un gran numero di mostri, aiutò Silica sconfiggendoli tutti tranne uno. Mentre continuavano ad avanzare, Silica non riusciva a capire cosa ci facesse un giocatore di così alto livello al trentacinquesimo piano. Secondo quello che aveva raccontato lui, aveva una cosa da fare nella «Foresta della Peregrinazione». Ma lei non aveva mai sentito di oggetti o mostri rari in quella foresta. Glielo chiederò quando tutto sarà finito— pensò Silica mentre agitava la sua lama; mano a mano il sentiero si faceva sempre più impervio. Mano a mano che abbattevano mostri sempre più aggressivi e si addentravano per la zona ricca di alberi— Arrivarono in cima alla collina. "Uwa—!" Silica rimase senza fiato e poi scattò verso il centro della radura. Giardino Celeste— mai un nome fu più azzeccato. La radura circondata da alberi era praticamente coperta di fiori sbocciati. "Siamo arrivati finalmente." Rispose Kirito mentre si avvicinava a Silica infoderando la spada. "Il fiore... Sarà qui...?" "Si. C’è una pietra nel mezzo, e su di essa..." Silica stava già correndo prima che Kirito avesse finito di parlare. Vedeva chiaramente una pietra bianca brillante in mezzo al letto di fiori. Corse verso di essa, ansimante, e poi osservò la superficie della pietra, che le arrivava al petto. "Eh......?" Ma non c’era nulla. C’era solo un piccolo ciuffo d’erba in una fessura al centro della roccia; ma non c’era niente che rassomigliasse ad un fiore. "Non... Non c’è, Kirito-san!" Gridò a Kirito, che era arrivato vicino a lei. I suoi occhi presero a riempirsi di lacrime. "Impossibile... —Ah, guarda." Silica seguì lo sguardo di Kirito e tornò a guardare la pietra. In quel momento— "Ah..." Un piccolo germoglio crebbe tra l’erba. Mentre lo fissava, il sistema di autofocus del sistema si attivò e il dettaglio della piantina aumentò a dismisura. Due foglioline bianche si aprirono come una conchiglia ed apparve immediatamente uno stelo. Lo stelo crebbe in un batter d’occhio, proprio come in quel video che aveva visto a lezione di scienze tanto tempo prima, e poi apparve un piccolo bocciolo in cima. Il piccolo bocciolo a forma di goccia emanava una lieve luce perlata dal suo interno. Mentre Kirito e Silica osservavano la scena col fiato sospeso, il bocciolo prese a schiudersi; poi— con un tintinnio da campanellino, si aprì. Ci fu un piccolo lampo di luce. I due osservarono il fiore crescere senza muovere un dito. Sette petali sbucarono fuori come una stella, e dal centro proveniva una luce tenue, che si mischiava a quella del cielo. Silica guardò Kirito, timorosa di toccare quel fiore. Kirito fece un sorriso e annuì. Silica annuì e avvicinò la mano destra al fiore. Nel momento in cui lo toccò, lo stelo si spezzò come se fosse fatto di ghiaccio, ed in mano le restò solamente il fiore. Lo accarezzò gentilmente. La finestrella del nome apparve senza emettere alcun suono. «Fiore di Pneuma»— "Ora... possiamo resuscitare Pina..." "Già. Devi solo versare la goccia al suo interno sul Cuore di Pina. Ma qui ci sono un sacco di mostri pericolosi, sarà meglio se lo facciamo al villaggio. Torniamo indietro dai." "Ok!" Silica aprì il menù principale e vi posizionò il fiore. Prima di chiudere la finestra controllò che fosse nell’elenco degli oggetti. A dire il vero, avrebbe voluto usare un cristallo del teletrasporto per tornare immediatamente al villaggio, ma Silica si trattenne e cominciò a camminare. Era quasi una legge non usare quei costosissimi cristalli a meno che non si fosse in pericolo. Fortunatamente non incontrarono troppi mostri sulla via del ritorno. Raggiunsero in fretta il ruscello. Potrò rivedere Pina tra un’ora o poco più— Si strinse le mani al petto, che stava per esplodere dall’emozione, quando— All’improvviso Kirito l’afferrò per una spalla. Si voltò con il cuore in gola, e vide Kirito che osservava un gruppo di alberi con un’espressione spaventosa. A quel punto aprì la bocca e parlò con una voce calma ma fredda: "—Voi lì in agguato, potete uscire allo scoperto." "Cosa...!?" Silica si voltò subito dall’altra parte, ma non riuscì a vedere nessuno. Dopo qualche secondo di tensione, le foglie presero a muoversi con un fruscio. Apparvero i cursori tipici dei giocatori. Erano verdi, quindi non si trattava di criminali. Sorprendentemente — la persona che venne loro incontro era una vecchia conoscenza di Silica. Capelli rosso fuoco, con labbra del medesimo colore; la donna reggeva una sottile lancia crociata ed un’armatura nera, lucida come smalto. “Ro-Rosalia-san...!? Che ci fai in un posto simile...” Rosalia sorrise e ignorò la domanda di Silica, i cui occhi erano spalancati per la sorpresa. “E pensare che mi hai vista; sembra che la tua abilità scan sia piuttosto potente, spadaccino. Che ti abbia sottovalutato un pochino?” Poi si rivolse a Silica: “Sembra che tu sia riuscita ad ottenere il «Fiore di Pneuma». Congratulazioni, Silica.” Silica, che non poteva immaginare le vere intenzioni di Rosalia, fece un paio di passi indietro. Capì che la situazione non era per niente allegra. Rosalia non tradì le sue aspettative e aggiunse: “Adesso dammi quel fiore.” Silica non sapeva cosa dire. “...!? Cosa... Cosa stai dicendo...?” Poi, Kirito, che era rimasto in silenzio finora, si fece avanti e parlò: “Non posso permettertelo, Rosalia-san. No— forse è meglio se ti chiamo capo della gilda arancione «Titan's Hand».” Rosalia smise di sorridere e sollevò un sopracciglio. In SAO, i giocatori che commettevano dei crimini, come rubare, ferire altri giocatori, o ucciderli, avevano i cursori di colore arancione invece che verde. Quindi, per indicare questa gente spesso venivano chiamati giocatori arancioni, e le loro gilde erano le gilde arancioni ovviamente. Silica lo sapeva, ma non ne aveva mai visto uno prima d’ora. Eppure il cursore di Rosaria era verde. Silica guardò Kirito, che era accanto a lei, e chiese con voce asciutta: “Ehi... ma... guarda... Rosalia-san, è verde...” “Anche nelle gilde arancioni ci sono molte persone il cui cursore rimane verde. I verdi fanno da talpe, ad esempio adescano party ignari in imboscate. Anche la persona che origliava ieri sera è così.” “Co-Cosa...” Silica guardò Rosalia con smarrimento. “A—Allora il motivo per cui hai fatto squadra con noi per due settimane era...” Rosalia sorrise acida e rispose: “Sì~ Controllavo quanto fosse forte quel party, e avevo deciso di aspettare che si caricassero di soldi per poi derubarli. Infatti, avrei dovuto sistemarli oggi.” Si leccò le labbra e osservò Silica. “Mi sono chiesta per quale motivo il mio bersaglio prediletto ad un certo punto se ne fosse andato, e poi scopro che cercavi un oggetto raro. Il «Fiore di Pneuma» è molto costoso. Dopotutto, raccogliere informazioni paga sempre~” Poi rimase un attimo in silenzio, osservò Kirito, e scosse le spalle. “Ma spadaccino, tu continui ad andare dietro questa mocciosa anche sapendo tutte queste cose? Sei un idiota per caso? O ti piace davvero così tanto quella mocciosa?” Agli insulti di Rosalia, Silica avvampò di rabbia. La sua mano corse alla daga. Ma Kirito la prese di nuovo per una spalla. “No, nessuna delle due.” Rispose Kirito, con voce fredda. “Anch’io ti stavo cercando, Rosalia-san.” “—Cosa intendi?” “Hai attaccato la gilda «Bandiera Argentea» dieci giorni fa al trentottesimo piano, giusto? Quella di cui hai ucciso quattro membri ed è sopravvissuto solo il leader.” “Ah~, quei mendicanti?” Rosalia non si scompose minimamente. “Quel leader... stava cercando qualcuno che vendicasse i suoi compagni, così è salito ai piani alti, lungo la linea del fronte, piangendo nella piazza centrale dalla mattina alla sera.” Si sentiva una freddezza terrificante provenire dalle parole di Kirito. Sembrava come se uno stiletto ghiacciato avesse tagliato a metà tutto quello che si trovava nei paraggi. “Ma quando ho accolto la sua richiesta, mi ha chiesto di non ucciderti. Mi ha chiesto solo di buttarvi tutti nelle segrete del Castello di Ferro Nero — hai una vaga idea di come si sentisse?” “No.” Rosalia rispose come se non gliene potesse fregare di meno. “Che vuoi? Perché fai tanto il gradasso? Sei stupido? Non c’è nessuna prova che le persone che uccidiamo qui siano morte anche nella vita reale. E poi non ci possono mica incolpare una volta tornati nel mondo reale. Non sappiamo nemmeno se potremo mai tornare e tu parli di regole e di giustizia; non è divertente. I tipi come te sono quelli che odio più di tutti — gente che si porta dietro la sua sciocca logica anche dopo essere venuti in questo mondo.” L’espressione di Rosalia si indurì dalla rabbia. “Quindi mi stai dicendo che hai preso sul serio le parole di uno che non è stato neppure capace di morire come si deve e sei venuto a cercarci? Allora non hai proprio niente di meglio da fare. Bene, riconosco di essere caduto nella tua trappola. Però... cosa pensi di fare se siete solo in due...?” Le apparve un sorriso sadico quando agitò la mano due volte. In quel momento gli alberi dietro di lei tremarono vistosamente, ed apparve altra gente. Apparve un cursore dopo l’altro nel campo visivo di Silica. La maggior parte era arancione. Erano in dieci adesso. Se avessero oltrepassato il ponte senza notare l’imboscata, a quest’ora sarebbero stati circondati. C’era un altro verde tra loro— i suoi capelli a punta, era senza alcun dubbio il tipo che avevano visto ieri sera alla locanda. I banditi che erano arrivati erano tutti maschi vestiti in malo modo. Avevano ornamenti e armature raffazzonate messe malamente. Silica si nascose dietro Kirito per non vedere quella scena schifosa. Sussurrò a voce bassissima: “Ki-Kirito-san... ce ne sono troppi. Dobbiamo scappare...!” “Giusto. Prendi il tuo cristallo e scappa quando te lo dico.” Kirito rispose con voce calma, arruffò i capelli di Silica, e poi si diresse dall’altra parte del ponte. Silica era rimasta sconvolta. Era fin troppo da sconsiderati. Lo chiamò immediatamente: “Kirito-san...!” Non appena la sua voce risuonò per il bosco— “Kirito...?” A sussurrare il suo nome fu uno dei banditi. Il suo ghigno svanì e divenne pallido; i suoi occhi si mossero da una parte all’altra mentre cercava di ricordare chissà cosa. “Quei vestiti... la spada ad una mano e nemmeno uno scudo... «Lo spadaccino nero»...?” Impallidì di colpo e fece un passo indietro. “N-Non va bene per nulla Rosalia-san! Quel bastardo... è un beater... e un clearer...!” Alle sue parole, le espressioni di tutti i presenti si raggelarono. Anche Silica era sorpresa. Fissava la schiena di Kirito, completamente spiazzata. Sapeva che era un giocatore di prim’ordine dal modo in cui combatteva. Ma non avrebbe mai immaginato che fosse uno dei «Clearers», l'élite di giocatori di primo livello che scendevano nei dungeon della linea del fronte, dove nessuno aveva mai messo piede prima, per sconfiggere i boss di ogni livello. Si diceva che si occupassero esclusivamente di concludere SAO, e che non si allontanassero mai dalla linea del fronte... Persino Rosalia rimase a bocca asciutta per un bel po’ prima di ritornare in sé e strillare: “C-Che ci fa un clearer da queste parti!? Probabilmente se l’è inventato per spaventarci! Sta solo facendo un cosplay. E— anche se fosse sul serio «Lo Spadaccino Nero», sarà un gioco da ragazzi se siamo così in tanti!!” Ritrovando il coraggio, l’immenso utilizzatore di ascia che sembrava essere il capogruppo degli arancioni disse: “S-Sì! E se è un clearer dovrebbe avere anche un sacco di soldi giusto!? Questa sì che è la nostra occasione!” Tutti gli altri estrassero le armi. Le numerose lame scintillarono cupamente. “Kirito-san... è impossibile vincere, scappa!!” Silica strillò disperata con il cristallo in mano. Rosalia aveva ragione, non poteva vincere nemmeno lui contro tutti quei nemici. Ma Kirito non si muoveva. Non aveva neppure estratto la sua spada. Sembrarono interpretare il suo gesto come rassegnazione; i nove giocatori, esclusi Rosalia e l’altro verde, scattarono per fare a gara per chi avrebbe colpito Kirito per primo. Saltarono sul ponte con le bocche spalancate— “Yiaaa!!” “Muoriiii!” Circondarono Kirito, che era fermo a capo chino, in un semicerchio, prima di colpirlo tutti contemporaneamente. Il corpo di Kirito si scosse terribilmente sotto quei 9 terribili attacchi. “No—!!” Silica strillò coprendosi gli occhi con le mani. “No! Fermo! Kirito-san, m…morirà!!” Ma non l’ascoltarono. Alcuni ridevano come impazziti, mentre altri continuavano a gridare mentre menavano colpi. Rosalia, rimasta al centro del ponte, si leccava il dito incapace di trattenere l’eccitazione per tutte quelle barbarie. Silica si asciugò le lacrime e afferrò l’elsa della sua daga. Sapeva che non c’era nulla che potesse fare, ma non sopportava di rimanere a guardare un minuto di più. Quando stava per correre verso Kirito— si accorse di una cosa e si fermò. Gli HP di Kirito non decrescevano. No, scendeva appena un pochino, a scapito di quella pioggia di colpi che riceveva. Eppure dopo qualche secondo risalivano al massimo. I banditi alla fine capirono che qualcosa non andava e le loro espressioni divennero perplesse. “Che diavolo state facendo!? Uccidetelo!!” All’ordine isterico di Rosalia, i colpi ripresero per qualche secondo. Ma non c’era alcun cambiamento. “Ehi... ma che succede...?” A dirlo fu un bandito che aveva notato qualcosa e sul cui volto si tinse uno strano terrore prima di fare un passo indietro. La sua sorpresa si sparse tra gli altri banditi che presero subito le distanze da Kirito. Cadde il silenzio in quella radura, e Kirito sollevò finalmente la testa. Parlò con voce tranquilla: “—Circa 400 punti danno ogni 10 secondi? E’ l’ammontare di danni che voi 9 mi avete arrecato. Sono al livello 78, i miei HP ammontano a 14,500... aggiungeteci che recupero 600 HP ogni 10 secondi con il «Battle Healing». Non potreste sconfiggermi neppure se mi attaccaste per ore.” I banditi rimasero lì con le bocche spalancate, evidentemente scioccati. Alla fine, il tipo con l’ascia, che sembrava il secondo in carica, disse con voce asciutta. “Ma... ma è possibile...? Non ha alcun senso...” “Già.” Kirito parlò chiaro e tondo: “Una semplice differenza di numeri genera una ridicola disparità di forze; è l’irragionevole sistema dei livelli su cui si basa un MMORPG!” I banditi fecero un passo indietro, come fossero intimiditi dalla voce di Kirito, che sembrava nascondere qualcosa. Le espressioni sorprese lasciarono spazio al terrore. “Tsk.” Rosalia sputò ed estrasse un cristallo del teletrasporto. Lo sollevò e aprì la bocca per parlare: “Teletrasporto—” Ma prima che potesse finire la frase, l’aria si tese e vibrò come una corda, ci fu uno spostamento d’aria terribile e Kirito svanì per riapparire di fronte a lei. “Aah...” Nell’attimo in cui Rosalia esitò, lui le strappò di mano il cristallo e la prese per il bavero, trascinandola di fronte agli altri. “L-Lasciami andare!! Che vuoi fare, bastardo!!” Kirito la lanciò in mezzo ai banditi, che erano rimasti a bocca aperta, e prese a cercare nelle tasche senza dire una sola parola. Il cristallo che prese era anch’esso blu. Ma di una tonalità più intensa del solito. “La persona che mi ha ingaggiato mi ha dato questo cristallo comprandolo con tutti i soldi che aveva. Ha detto che ha impostato il varco di uscita alla prigione del Castello di Ferro Nero. Quindi vi manderò tutti lì, e «L’Armata» si occuperà del resto.” Rosalia, seduta per terra, rimase in silenzio e poi sorrise come se fosse tutto un bluff. “—E se dicessi che non mi va?” “Allora vi ucciderò tutti.” Il suo sorriso svanì alla risposta secca di Kirito. “—E’ quello che farei... ma stavolta farò semplicemente questo.” Kirito prese una piccola daga da sotto il suo cappotto. Osservando attentamente la lama si poteva notare che era impregnata di un liquido verdino. “Veleno paralizzante; è un veleno di livello cinque, quindi nessuno di voi dovrebbe essere in grado di muoversi per almeno dieci minuti. Più che sufficiente per spedirvi tutti in galera... Andateci da soli, o ci andrete a forza; a voi la scelta.” Adesso non bluffava più nessuno. Dopo averli visti tutti chinare il capo rassegnati, Kirito mise via la daga, alzò il cristallo e urlò. “Apriti corridoio!” Il cristallo si infranse e apparve un turbine blu. “Dannazione...” Il tipo con l’ascia fu il primo ad entrare nel varco con le spalle basse. Il resto entrò uno dopo l’altro, alcuni in silenzio, altri maledicendo la sorte. Dopo che anche il tipo col cursore verde fu entrato, l’unica persona rimasta fu Rosalia. La bandita dai capelli rossi non fece neppure un passo dopo che tutti i suoi compagni erano già svaniti nel varco. Rimase seduta a gambe incrociate, guardando Kirito come se volesse sfidarlo. “...Provaci pure. Se ferisci un verde diventerai arancione...” Kirito la prese per il colletto prima che finisse di parlare. “Lascia che ti dica questo: Sono un solo player; diventare arancione per un paio di giorni non significa nulla per me.” Disse Kirito freddamente prima di trascinarla verso il turbine. Rosalia tentò di resistere agitando le gambe e le braccia. “Aspetta, ti prego, fermo! Perdonami! Eh?! ...Ah, sì, perché non lavoriamo insieme? Con le tue abilità potremmo abbattere qualsiasi gilda...” Non finì mai di dire quello che stava dicendo. Kirito lanciò Rosalia di testa nel varco. Dopo che fu scomparsa, il corridoio svanì. Era di nuovo tornata la calma. Quel posto primaverile pieno di suoni e rumori, del cinguettio e dell’acqua corrente, tornò silenzioso e pacifico come se gli avvenimenti di prima fossero stati solo un sogno. Ma Silica non riusciva a muoversi. La sorpresa per la vera identità di Kirito, il suo sollievo per la sparizione dei banditi, tutte queste emozioni all’improvviso, la lasciarono incapace persino di parlare. Kirito si limitò ad osservare la silenziosa Silica per un po’ prima di dire finalmente qualcosa quasi sussurrando: “...Perdonami, Silica. Sembra che alla fine ti abbia usata come esca. Avevo intenzione di dirtelo fin dall’inizio... ma pensavo che ti saresti spaventata e ho preferito non dirtelo.” Silica cercò disperatamente di scuotere la testa, ma non poteva; aveva così tanti pensieri per la testa da non capire nemmeno più dove si trovasse. “Ti riaccompagno al villaggio.” Disse Kirito iniziando a camminare. Silica riuscì in qualche modo a far sentire la sua voce. “Le—Le mie gambe non si muovono.” Kirito si voltò e le offrì la mano destra con un sorriso; afferrando la sua mano, anche Silica riuscì finalmente a sorridere. I due rimasero praticamente in silenzio finché non raggiunsero la Taverna del Banderuola al trentacinquesimo piano. C’erano molte cose che Silica avrebbe voluto dire, ma non riusciva a parlare, come se le fossero rimaste bloccate nella gola. Quando salirono al secondo piano nella stanza di Kirito, la luce rossa del tramonto filtrava già dalla finestra. Silica riuscì finalmente a rivolgere la parola a Kirito, che sembrava essere diventato una figura nera per via della luce. “Kirito-san... te ne andrai...?” Dopo un lungo silenzio, la figura annuì in silenzio. “Sì... Sono stato lontano dalla prima linea per cinque giorni ormai. Devo tornare a dare una mano il prima possibile...” “...Immagino tu abbia ragione...” A dire il vero, Silica voleva chiedergli di portarla via con sé. Ma non poteva. Kirito era al livello78. Lei al 45. Con un divario di 33 livelli— la differenza che li separava era dolorosamente chiara. Se avesse seguito Kirito sulla linea del fronte, Silica sarebbe stata uccisa in un attimo. Sebbene giocassero allo stesso gioco, li divideva un muro più alto di qualsiasi altro nella vita reale. “...Io...Io...” Silica si morse le labbra e cercò disperatamente di ricacciare le emozioni che stavano per straripare; due piccole lacrime presero a scenderle sulle guance, a dimostrazione dei suoi sentimenti infranti. All’improvviso sentì le mani di Kirito sulle sue piccole spalle. Una voce bassa e gentile le sussurrò: “I livelli sono solo numeri. In questo mondo la forza è poco più che un’illusione. Ci sono cose molto più importanti. Perciò incontriamoci ancora nel mondo reale. Così potremo di nuovo diventare amici.” A dire la verità, Silica avrebbe voluto stringersi a quel petto davanti a sé. Ma alle parole gentili di Kirito, capì che non avrebbe dovuto aspettarsi nient’altro da lui. Chiuse gli occhi e sussurrò: “Ok. E’—E' una promessa.” Si staccò da Kirito, lo guardò e riuscì a sorridergli. Kirito sorrise a sua volta e disse: “Allora rianimiamo Pina.” “Ok!” Silica sorrise e richiamò il menù. Cercò e tirò fuori dall’inventario l’oggetto «Cuore di Pina». Poggiò la penna blu sul tavolino e poi prese anche il «Fiore di Pneuma». Con l’oggetto bianco nella mano, chiuse la finestra e guardò Kirito. “Tutto quello che devi fare è versare la gocciolina che sta nel fiore sopra la piuma. Una volta fatto, Pina tornerà.” “Ok...” Mentre osservava la piuma blu, Silica pensò fra sé. Pina... ho tanto da raccontarti; sulle fantastiche avventure che ho avuto oggi... e sulla persona che ti ha salvata, che è diventata mio fratello giusto per un giorno. Con le lacrime agli occhi, Silica fece scorrere la goccia sulla piuma.