Un gradevole aroma mi solleticò il naso; aprii gli occhi lentamente e vidi che il mondo era tutto bianco. La luce dell’alba, riflessa più volte dalle pareti di ghiaccio, faceva brillare la neve sul fondo della caverna. Spostai lo sguardo e vidi una tazza di té sulla lanterna, mentre saliva del vapore. Ecco da dove veniva quel profumo. Di fronte alla lampada era seduta una persona dai vestiti neri di cui potevo vedere solo il profilo. Ma non appena lo vidi, sembrò divamparmi un incendio nel petto. Kirito si voltò, sorrise e disse: "Buongiorno." "......Buongiorno." Risposi. Mentre facevo per alzarmi, mi resi conto che la mano destra con la quale avevo stretto la sua, adesso era riposta con cura sotto le coltri. Me la portai alle labbra e poi saltai su all’improvviso. Kirito mi passò una ciotola fumante. Dopo averlo ringraziato, mi sedetti accanto a lui. Dentro c’era un té floreale all’aroma di menta che non avevo mai provato prima. Lo bevvi lentamente, per permetter al suo calore di diffondersi gradualmente in me. Il mio cuore si riscaldò piacevolmente. Mi appoggiai a Kirito. Voltandomi, i nostri occhi si incrociarono per un attimo prima di separarsi di nuovo. Per un po’ si sentì solo il suono di due persone che bevevano. "Ehi......" Alla fine parlai, con gli occhi fissi sulla mia tazza di té. "Hmmm?" "......Se non riusciamo ad uscire di qui, che facciamo?" "Passeremo le giornate a dormire." "Una risposta rapida. Pensa un po’ di più!" Ridacchiai e diedi una gomitata amichevole a Kirito. "......Però non sarebbe male......" Dopo aver detto quello, cominciai ad abbassare la testa verso la spalla di Kirito— "Ah......!?" Kirito emise un verso e saltò su. Io, perso il mio appoggio, rovinai sulla neve con un *plop*. "Uffa, ma che ti prende!" Mi lamentai furiosa mentre mi tiravo su, ma Kirito non si muoveva. Si diresse al centro di quella cava circolare. Mi alzai e lo seguii anche io. "Cosa c’è?" "Oh, solo......" Kirito si inginocchiò e cominciò a spostare la neve accumulatasi, con entrambe le mani. Presto fece una buca e si sentiva il rumore di neve spostata. E poi— "Ah!?" All’improvviso brillò un raggio di luce argentea. Qualcosa che stava seppellita sotto la neve rifletteva la luce del sole. Kirito afferrò quella cosa con le mai e la sollevò. Incapace di rimanere da parte, la osservai da vicino. Era un oggetto rettangolare, trasparente, color argento. Appena un po’ più grande delle mani di Kirito. Aveva una forma familiare, così come le dimensioni — un metallo. Ma non ne avevo mai visti di quel colore. Toccai il metallo con l’indice destro. Apparve automaticamente una finestra. L’oggetto si chiamava «Lingotto di Cristallite». "Questo— Non è per caso..." Guardando il volto di Kirito, annuì anch’egli con espressione confusa. "Già... Questo è il metallo che stavamo cercando... Mi chiedo perché sia qui..." "Ma perché mai era sepolto qui?" "Hmm......" Kirito continuò a fissare il lingotto tra le sue mani, sovrappensiero, prima di emettere un leggero, "Ah..." "...Il drago bianco mangia cristalli...... i quali vengono digeriti dal suo stomaco per diventare...... Hehe, allora è così che funziona!" Sembrava aver capito perché sorrideva, quindi mi lanciò quel lingotto. Lo afferai con entrambe le mani e lo strinsi al petto. "Ehi, che ti prende! Fai capire anche a me!" "Questa cava non è una trappola. E’ il nido del drago." "Eh-? Eeeh?" "In altre parole, questi lingotti sono i suoi escrementi. Le sue feci." "Fe..." Con le guance scosse da un tic, osservai il lingotto che avevo al petto. "Geeee" Senza pensarci lo rilanciai a Kirito. "Woah" Lui me lo ritirò subito. Dopo essercelo lanciato un bel po’ di volte come dei bambini, alla fine lo riponemmo senza troppe cerimonie nel menù. "Beh, fa nulla, abbiamo raggiunto il nostro obiettivo. Ora non ci resta che......" "Se solo potessimo uscire di qui..." Sospirammo entrambi dopo esserci scambiati uno sguardo. "Per il momento, possiamo solo provare ogni idea che ci viene." "Immagino di si. Aah, se solo avessi le ali come un drago..." Fu nel momento in cui lo dissi. Realizzando una cosa, rimasi a bocca aperta senza parole. "...Che c’è, Liz?" Mi voltai verso Kirito che mi stava osservando con la testa piegata di lato. "Ehi. Hai detto che questo è il nido del drago, giusto?" "Ah. Se ci sono le sue feci, penso di sì..." "Non è importante! I draghi sono notturni, quindi ora che è giorno dovrebbe tornare qui..." "..." Per un attimo, il mio sguardo incontrò Kirito, che rimase in silenzio, e poi osservammo entrambi in alto verso l’apertura. Esattamente in quel momento... Su in alto, dove c’era quell’apertura circolare e luminosa, apparve un’ombra nera e confusa. L’ombra diventava sempre più grande. Ci volle solo un attimo prima che riconoscemmo due ali, una coda e quattro zampe artigliate. "E’...E’..." Ci ritraemmo insieme. Ma ovviamente non c’era posto in cui scappare. "E’ qui———" Gridammo entrambi estraendo le armi. Il drago si accorse di noi ed emise un verso acuto, fermandosi prima di raggiungere il suolo. I suoi occhi rossi dalle pupille verticali erano pieni di ostilità verso gli intrusi del suo nido. Ma non c’era posto in cui nascondersi in quel buco stretto. Preparai la mia mazza sopprimendo il nervosismo. In modo simile, Kirito estrasse la sua spada e si parò davanti a me dicendo: "Ascolta, resta dietro di me. Bevi una pozione anche se perdi pochi HP." "S-Sì..." Stavolta annuii obbediente. Il drago aprì le fauci e ringhiò ancora. Le ali sollevarono una folata e tanta neve. *Bitan!* *Bitan!* La lunga coda del mostro flagellava il suolo, scavando buche profonde ad ogni colpo. Brandendo la spada nella mano destra, Kirito aspettava il momento giusto per partire. "...Ah... Forse..." Emise a bassa voce. "C-Che problema c’è?" "No..." Senza rispondere alla mia domanda, Kirito ripose la spada nel fodero, si voltò e mi strinse forte col braccio sinistro. "Ehh!?" Senza capire niente, mi ritrovai sulla spalla sinistra di Kirito. "E-Ehi, ma che stai— Wahh!!" Si udì un suono forte e tutto divenne confuso. Kirito corse verso la parete con forza inumana. Proprio prima di schiantarci fece un salto e come il giorno prima, cominciò a correre lungo le pareti. Tuttavia, non aveva intenzione di salire, perché correva in orizzontale. Il drago continuava a seguirci con la testa, ma Kirito era troppo veloce per lui. Qualche secondo dopo, quando scendemmo di nuovo a terra, mi girava tutto. Quando riuscii a riprendermi, mi accorsi che davanti a me c’era il retro della bestia. Ci aveva perso di vista e si guardava animatamente a destra e sinistra. Proprio come pensavo, Kirito voleva prenderlo da dietro e infatti si stava avvicinando silenziosamente— Allungando la mano, afferrò la punta della lunga coda del drago. In quel momento, il drago emise un ruggito acuto. Un ruggito di sorpresa— o forse fu solo la mia immaginazione. Incapace di predire le mosse di Kirito, anche io stavo per strillare stizzita. All’improvviso, il dragò spiegò le ali e cominciò a salire a velocità terrificante. "Oof!" L’aria mi colpì il volto. Senza neppure un attimo per pensare, i nostri corpi vennero trascinati con la stessa forza di una palla di cannone. Eravamo aggrappati alla coda del drago. La cima del crepaccio si avvicinava velocemente. "Liz! Resisti!!" Per rispondere a Kirito, mi limitai a fissarlo come in trance. La luce del sole riflessa sulle pareti diventava sempre più chiara e quando ci fu un’esplosione di luminosità, capimmo di essere usciti fuori da quel buco. Quando mi fui abituata alla luce del sole, sotto di noi si stendeva una visuale aerea e completa del 55esimo piano. Sotto di me c’era una montagna conica ricoperta di neve. Poco più lontano un piccolo villaggio. Oltre l’immenso campo innevato e le foreste, i tetti a punta delle case della città principale erano piccini e vicinissimi tra loro. La scena era così bella e incantevole che mi fece dimenticare il terrore della situazione, riuscendo persino a rallegrarmi. "Waa..." "Yeah—!!" Anche Kirito gridò con me e lasciò andare la coda del drago con la mano destra. Mi afferrò come una bambina e si affidò all’inerzia, danzando nell’aria. Il volo durò solo pochi secondi, ma parve molto più lungo. Credo che stessi ridendo. La luce e il vento soverchianti mi stavano lavando l’anima. Le mie emozioni stavano sublimando. "Kirito— Lo sai, tu…!!" Strillai con tutta la voce che avevo. "Cosa c’è!?" "M-Mi piaci!!" "Come!? Non ti sento!!" "Non è nulla!!" Afferrandolo saldamente, scoppiai a ridere di cuore. Alla fine, questo momento che sembrava un miracolo, ebbe fine, e raggiungemmo il suolo. Voltandosi un’ultima volta, Kirito allargò le gambe per assumere una postura adatta all’atterraggio. La neve fece, *Bafun!*, e saltò per aria in tutte le direzioni. Una bella buca. Farci strada in quella coltre bianca e fredda fu un massacro, ma alla fine riuscimmo a raggiungere di nuovo la sommità. "...Fuu." Kirito prese aria e mi posò per terra. Riluttante, sciolsi il mio abbraccio con lui. Entrambi guardammo verso la grande buca; Il drago, che sembrava averci perso di vista, volava in cielo a grandi cerchi. Kirito mise la mano sulla spada che aveva dietro la schiena, estraendola appena, ma poi la ripose nuovamente nel fodero con un *cling*. Con un sorriso lieve affrontò il drago e disse. "...Probabilmente sarai stanco di tutti quelli che ti hanno dato la caccia. Una volta che il metodo con cui procurarsi il metallo diverrà noto, la gente dovrebbe smettere di cercare di ucciderti. Quindi d’ora in avanti, vivi senza preoccupazioni." —Affrontare così un mostro, sapendo che il suo comportamento era dettato solo dall’algoritmo del sistema, e fare una cosa del genere; fino al giorno prima avrei pensato che fosse una stupidaggine. Ma in qualche modo, adesso sentivo di poter accogliere anche io le parole di Kirito nel mio cuore. Sollevando la mano destra, afferrai gentilmente la mano di Kirito. Guardammo entrambi in silenzio la scena del drago che si voltava verso di noi, il quale levò un alto ruggito e poi scese nel suo nido. Calò il silenzio. Kirito guardò verso di me e parlò. "Bene, allora torniamo?" "Sarebbe pure ora." "Vuoi usare un cristallo?" "...No, preferirei camminare." Risposi sorridendo, iniziando a camminare tenendo stretta la mano di Kirito. Poi mi accorsi di una cosa e mi voltai di nuovo. "Ah... La lanterna, i sacchi a pelo e tutto il resto, li abbiamo lasciati lì sotto." "Ora che mi ci fai pensare... Vabbè. Potrebbero tornare utili a qualcuno." Ci scambiammo uno sguardo e scoppiammo a ridere, questa volta per davvero, cominciammo a scendere per il sentiero montano, verso casa. Diedi una rapida occhiata intorno, il cielo era limpido, senza neppure una nuvola all’orizzonte. "Sono tornata!" Aprii vigorosamente la porta della mia casa. "Bentornata." La cassiera NPC mi salutò appena io la salutai di rimando con la mano e mi guardai intorno. Ero stata via solo per un giorno, eppure mi sembrava passata una vita. Kirito, che aveva fatto compere dalla stessa bancarella del giorno prima, entrò nel locale con un hot dog in bocca. "E’ quasi mezzogiorno, avresti fatto meglio a rimanere lì a mangiare." Mentre esprimevo il mio disappunto, Kirito ghignò agitando la mano sinistra, richiamando un menù. "Prima di quello, facciamo prima la spada." Manipolando alla svelta il menù, materializzò il lingotto. Prendendolo con cautela — ignorando momentaneamente l’origine di quell’oggetto— annuii. "Giusto, facciamolo dai. Vieni nel laboratorio." Aprendo la porta dietro il bancone, il rumore della ruota ad acqua divenne decisamente più intenso. Spingendo la leva sul muro, il mantice cominciò a muoversi, incamerando aria. La fornace cominciò immediatamente a brillare rossa. Gettai il lingotto nella fornace, e mi girai verso Kirito. "Una spada una mano, giusto?" "Sì. Conto su di te." Kirito annuì e si sedette sulla sedia degli ospiti. "Chiaro. —Giusto per chiarezza, il risultato finale è assolutamente casuale, quindi non aspettarti troppo, intesi?" "Possiamo andare a prenderlo di nuovo se fallisce. Questa volta con una corda." "...Sì, una lunga per favore." Ricordando la lunga caduta, sorrisi senza volerlo. Gettando uno sguardo alla fornace, mi resi conto che il lingotto si era riscaldato a dovere. Prendendolo con delle tenaglie apposite, lo posai sull’incudine. Presi dal muro il mio martello da fabbro preferito, impostai il set up, e diedi un altro sguardo al volto di Kirito. In rispost al sui annuire silenzioso, sorrisi e sollevai in alto il martello. Misi tutta me stessa nel colpo che inflissi al metallo incandescente; insieme ad un chiaro *Kan!* volarono scintille roventi in tutte le direzioni. C’era una sezione nei Suggerimenti, riguardo il processo di forgiatura, "Secondo il tipo di arma che si desidera forgiare, e dal livello del materiale impiegato, il lingotto dovrà essere colpito un certo numero di volte." Questo era tutto quello che c’era scritto. In altre parole, le abilità del giocatore non influenzavano in alcun modo l’esito del risultato, almeno così doveva essere interpretato, ma c’erano un sacco di voci e teorie riguardo SAO, riguardo la precisione e il ritmo delle battute e lo spirito combattivo del fabbro potevano influenzare eccome il risultato e così via. Mi sono sempre ritenuta una persona razionale, ma l’esperienza mi suggeriva di fidarmi di queste voci. Quindi ogni volta che producevo un’arma sgombravo la mente dai pensieri, concentrandomi unicamente sul martello, colpendo a mente vuota— questa ero io. Però. Mentre colpivo il lingotto, nella mia mente c’erano vari pensieri, e non riuscivo a liberarmene. Se la spada fosse venuta bene, e l’avessi consegnata— Kirito sarebbe tornato certamente alla linea del fronte, e non ci sarebbero state più molte occasioni per rivederci. Anche se fosse tornato per la manutenzione alla sua spada, sarebbe stato al massimo ogni dieci giorni. Qualcosa del genere— Non potrei sopportarla. Sentii una voce dentro di me che lo gridava. Eppure avevo sempre evitato la compagnia di qualcun altro— No, era proprio questo in fondo, il motivo per cui avevo esitato ad affezionarmi ai giocatori maschi di questo mondo. Avevo paura che l’inverno dentro di me potesse diventare amore. Quello non era vero amore, solo una delusione creata da questo mondo illusorio; era questo quello che pensavo. Ma la scorsa notte, sentendo il calore delle mani di Kirito, capii che quei pensieri erano solo le spine illusorie che mi frenavano. Io sono io— Il fabbro, Lisbeth, e allo stesso tempo, Shinozaki Rika. Kirito era lo stesso. Non un personaggio di questo gioco, ma un vero essere umano come me. Quindi anche il mio amore per lui; anche questi sentimenti dovevano essere reali. Se fossi riuscita a creare una buona spada, gli avrei confessato i miei sentimenti. Che lo volevo al mio fianco, che vorrei che tornasse qui ogni giorno dopo aver esplorato i labirinti, questo gli avrei detto. Mano a mano che il lingotto diventava più brillante, di pari passo brillavano i miei sentimenti per lui. Sentivo i miei sentimenti fluire nella mano, imprimendosi nell’arma grazie al martello. —E così, il momento infine arrivò. Non so quante martellate ci siano volute — probabilmente cento o centocinquanta — ma ad un certo punto, dopo l’ultima martellata, apparve una luce fortissima. L’oggetto rettangolare cominciò a cambiare forma.. "Ohh..." Emettendo un debole mormorio, Kirito si alzò dalla sedia, e si avvicinò. Mentre osservavamo rapiti, la spada prese finalmente forma, davanti ai nostri occhi. Bellissima; era davvero una spada bellissima. Come spada ad una mano era perfetta. La lama era pallida, ed era sottile, anche se non quanto quella di uno stocco. Proprio come il lingotto, appariva lievemente trasparente. La lama era di un bianco pallido. L’elsa era di un argento con sfumature bluastre. «Un Mondo Dove La Spada Simboleggia il Giocatore»; come a enfatizzare questa frase, in SAO esisteva un numero spaventoso di armi. Se qualcuno si fosse preso la briga di elencare i nomi di tutte le armi apparse sin dall’inizio, ci sarebbero voluti anni. Diversamente da un comune RPG, la diversità dei nomi aumentava all’aumentare del livello dell’arma. Le armi di basso livello, come le lunghe spade ad una mano sola, «Spade di Bronzo», «Spade D’Acciaio»; esistevano un’infinità di armi del genere in questo mondo; ma per quelle rare e potenti come quella di Asuna «Luce Lambente» ad esempio, ne esisteva praticamente solo una, a testimoniare la rarità della categoria. Ovviamente, esistevano stocchi dello steso livello indipendentemente che fossero forgiati o lasciati cadere da un mostro. Ma ognuno di esse possedeva un nome diverso, così come l’aspetto era unico. Le armi di un certo livello avevano un certo fascino, diventando una specie di partner con cui condividere lo spirito. Dato che il nome e l’aspetto venivano decise dal sistema, persino noi, gli artigiani, non comprendevamo appieno la faccenda. Sollevai la spada brillante dall’incudine— o almeno ci provai; Rimasi sorpresa dal peso, in aperto contrasto con l’aspetto elegante di quell’arma. Aveva un requisito fisico non inferiore alla spada nera posseduta da Kirito, «Elucidator». Irrigidendo la schiena, feci forza con le braccia ed il petto gridando. Allungando la mano verso la spada, la cliccai una volta. Osservai la finestrella che apparve immediatamente. "Beh, il suo nome sembra esseere «Dark Repulser». E’ la prima volta che lo sento, quindi penso che non troveremo niente per ora nei registri della bottega. —Ecco, provala." "Ok." Kirito annuì, allungando la mano destra, afferrando la spada per l’elsa. La sollevò come se non avesse peso per lui. Muovendo la mano sinistra aprì un menù, manipolò l’area dell’equipaggiamento, selezionando la spada bianca. In quel modo, il sistema permetteva a Kirito di usare la spada e di confermare il suo potenziale numerico rispetto alle capacità dello spadaccino. Ma Kirito chiuse immediatamente il menù, e dopo aver fatto diversi passi indietro, la passò alla mano sinistra, agitandola un paio di volta con dei sibili feroci. "—Com’è?" Chiesi senza esitazione. Kirito fissò la spada in silenzio, per un po’— Presto però fece un gran sorriso. "E’ davvero pesante. ...E’ un’ottima spada." "Davvero!? ...Evvai!" Assunsi una posa trionfale senza pensarci. Con la mano tesa in avanti, balzai verso la mano destra di Kirito. Era passato un po’ da quando mi sentivo così. Tempo addietro— Nel periodo in cui vendevo per strada, nel corso principale giù al decimo piano, mi sentivo così quando i giocatori mi facevano complimenti per le mie armi di qualità. Ero felice di essere diventata un fabbro, in quel momento il mio cuore non poteva mentirmi. Quando partii per affinare le mie abilità, e per affari, salendo dove potevano arrivare solo i giocatori più forti, senza rendermene conto avevo dimenticato questo fatto. "...E’ un problema con il mio cuore, eh... tutto..." Alle parole che mi lasciai sfuggire per caso, Kirito inclinò la testa con espressione curiosa. "N-No, non è nulla. —Lascia stare, andiamo a prendere qualcosa. Ho fame." Alzando la voce per coprire il mio imbarazzo, spinsi Kirito da dietro per affrettarci. Pensavo di uscire così dal negozio, però— mi feci una domanda. "...Ehi." "Hm?" Kirito si guardò indietro. Quella che aveva dietro la schiena era la sua spada; la spada nera. "A proposito— All’inizio mi avevi chiesto una spada uguale alla tua. Penso che quella bianca sia anch’essa un’ottima spada, ma non so se sia al livello di quella che hai tu ora. Perché desideri così tanto due spade così simili?" "Aah..." Kirito si voltò, con l’espressione lievemente esitante. "Beh, non posso spiegare tutto. Se non chiederai altro, prometto di dirtelo." "Cos’era quello? Fai il figo adesso." "Fai un passo indietro." Dopo essermi ritratta contro una parete, Kirito estrasse la spada nera dal fodero che teneva dietro la schiena con un solo movimento, mentre con la sinistra teneva ancora la spada bianca. "...?" Non capivo le sue intenzioni. Dopo aver manipolato il suo menù in precedenza, doveva poter reggere solo la sua spada nella mano sinistra; tenere un’altra spada con la destra non gli sarebbe stato di alcun aiuto. Infatti, con un’azione tanto irregolare non sarebbe mai riuscito ad attivare un’abilità con la spada. Osservando la mia espressione confusa per un attimo, Kirito assunse subito una posa con entrambe le spade. La spada destra davanti, quella sinistra dietro. Abbassando leggermente le anche, fu un attimo. Apparve un effetto luminoso scarlatto, colorando il laboratorio del medesimo colore. Le spade nelle mani di Kirito si alternavano, menando fendenti impossibili da seguire con lo sguardo. *Kyubabababa!*, con questo suono l’aria veniva tagliata, e anche se non erano attacchi rivolti verso qualcosa, gli oggetti nella stanza tremavano come foglie. Si trattava ovviamente di una tecnica alimentata dal sistema. Però— Non avevo mai sentito di una tecnica che richiedesse due spade! Di fronte a me, immobile e senza fiato, Kirito si rilassò in silenzio, avendo finalmente completato i suoi attacchi a catena da decine di colpi. Riponendo entrambe le spade— si voltò verso di me e disse. "Ed è così che stanno le cose. —Mi servirà una custodia per questa spada. Posso sceglierne una?" "Ah... S-Sì." Chissà quante volte ero rimasta spiazzata da Kirito. Anche se morivo dalla curiosità, decisi che per adesso avrei evitato di fare domande, allungando le mani verso una parete, apparve un menù. Cercando nell’inventario, diedi un’occhiata alla mia varietà di custodie che avevo reperito da un artigiano mio amico. Scegliendone una simile a quella che portava Kirito, fatta di pelle nera, la materializzai. Dopo averci apposto un piccolo logo del mio negozio, la diedi a Kirito. Kirito, dopo aver riposto la spada nel fodero , aprì un menù e vi ripose tutto. Credevo che avrebbe indossato entrambe le spade dietro la schiena, ma mi sbagliavo. "...Quindi è un segreto? Quello di prima." "Nn, beh sì. Non dirlo a nessuno, ok?" "Ok." Le informazioni sulle abilità erano un’ipoteca sulla propria vita, quindi se mi stava chiedendo di non domandare, non avrei insistito sulla faccenda. E comunque ero felice che mi avesse permesso già di dare uno sguardo al suo segreto, quindi sorrisi felice. "...Bene allora." Kirito si mise le mani sui fianchi e cambiò espressione. "Questa è la fine delle mie richieste. E’ ora di pagare la spada. Quanto viene?" "Aah, ecco..." Per un attimo mi morsi il labbro— Verbalizzai la risposta che ormai mi portavo dentro da parecchio. "Non mi serve alcun pagamento." "...Eeh?" "In cambio però, vorrei che Kirito mi considerasse come suo unico fabbro." Kirito mostrò evidente sorpresa. "...Cosa intendi con questo...?" "Ogni volta che hai smesso di fare quello che devi, vieni qui e lasciami fare la manutenzione al tuo equipaggiamento... —Ogni giorno, da adesso, senza scuse." Il mio battito aumentò a dismisura. Che fosse del mio corpo virtuale o di quello reale, penso che stessero battendo allo stesso modo— O almeno questo mi chiedevo in un angolino dei miei pensieri. Le mie guance erano in fiamme. In quel momento dovevo avere un viso rosso come un pomodoro. Persino Kirito, che manteneva sempre la sua compostezza, sembrava aver capito il significato dietro le mie parole, e aveva spostato lo sguardo per la timidezza. Avevo sempre pensato che fosse più grande, ma dopo averlo visto in quello stato, capii che aveva la mia stessa età, o magari era anche più giovane. Raccolsi tutto il mio coraggio e mi avvicinai prendendogli un braccio. "Kirito... Io..." Quando scappammo dal nido del drago avevo gridato quelle parole, ma adesso la mia lingua non voleva saperne di muoversi. Continuai a fissare Kirito negli occhi incapace di parlare— Accadde allora. La porta del negozio si aprì a forza. Lasciai la mano di Kirito e feci un salto. "Liz, ero così preoccupata!!" La persona ad aver parlato corse verso di me e mi abbracciò con tutte le sue forze. I suoi capelli castani danzarono nell’aria. "Ah, Asuna..." Asuna continuò a parlare senza fermarsi, fissandomi. "Non ti arrivavano i miei messaggi; non potevo localizzarti sulla mappa; senza contare che i tuoi clienti non sapevano nulla, dove sei finita stanotte!? Sono andata persino al Castello di Ferro Nero per controllare, sai!" "S-Scusa, sono rimasta in un dungeon per un po’..." "Un dungeon!? Liz, ci sei andata da sola!?" "Nah, con una persona..." Indicai dietro di lei con lo sguardo. Asuna si voltò, e dopo aver notato lo spadaccino in nero, annoiata, rimase stupita e con la bocca spalancata. Subito dopo, con una voce di un’ottava più alta — "Ki-Kirito-kun!?" "Eeh!?" Stavolta toccava a me essere sorpresa. Guardai Kirito, che era rimasto sorpresa quanto Asuna. Fece un leggero colpo di tosse e parlò sollevando la mano destra. "Beh, Asuna, è passato un po’ di tempo... o forse no. Un paio di giorni al massimo." "G-Già. ...Che sorpresa. Vedo che sei venuto direttamente qui. Se me lo avessi detto sarei venuta con te." Asuna si nascose le mani dietro e rise nervosa, calpestando più volte il pavimento con le suole dei suoi stivali. Notai che le sue guance si tinsero lievemente di un alone roseo. E compresi la situazione per intero. Non era la semplice coincidenza che le aveva fatto portare Kirito in questo negozio. Per mantenere una promessa fatta a me, Asuna aveva raccomandato questo posto... alla persona nel suo cuore. —Cosa dovrei fare...? Ditemi cosa dovrei fare? Tutto quello che riuscivo a pensare erano quelle parole. Sentivo come se il calore del mio corpo stesse lentamente fluendo via attraverso i piedi. Non sentivo niente. Non riuscivo a respirare. Le emozioni arrivavano forti, ma non avevo alcun modo di farle uscire... Voltandosi per rivolgersi a me, Asuna disse. "Questo tipo, per caso ti ha detto qualche cattiveria Liz? Di sicuro ti ha chiesto l’impossibile, vero?" Disse inclinando la testa di lato. "Eh... Ma quindi questo vuol dire che la scorsa notte sei stata con Kirito-kun?" "B...Beh..." Presi Asuna per una mano e la trascinai verso la porta del negozio. Guardai Kirito per un attimo e gli parlai cercando di non guardarlo in faccia. "Per favore aspetta per un po’. Torneremo subito, perciò..." Tirai Asuna ed uscimmo. "Aspetta Liz, che succede?" Ignorai le proteste di Asuna, continuando a camminare verso la piazza centrale. Non riuscivo a stare un attimo di più di fonte a Kirito. Se non fossi scappata, avrei dovuto accettare il fatto di aver perso di nuovo la mia strada. Come se avesse intuito il mio stato confusionario, Asuna mi seguì in silenzio senza dire un’altra parola. Lasciai delicatamente la mano di quella ragazza. Camminammo verso est, per i vicoli, e ci fermammo ad un localino che sembrava essere nascosto in una parete di pietra. Non c’era neppure un cliente. Scelsi un tavolino isolato e mi sedetti su di una sedia bianca. Asuna mi fissava, seduta in fronte a me, inespressiva. "...Qual è il problema, Liz...?" Mi feci forza per riguadagnare la mia flemma, facendo un largo sorriso. Lo stesso sorriso di sempre, quello che mettevo su quando ci scambiavamo dei pettegolezzi. "...Beh, è quella persona, non è vero...?" Incrociando le braccia, mi avvicinai per vedere meglio il volto di Asuna. "E-Eeh?" "Quello che ti piace!" "Ah..." Asuna abbassò lo sguardo, sembrò stringersi nelle spalle. Annuì con le guance tutte rosse. "...Si." *Throb*; ignorando il dolore acuto che sentivo nel petto, mostrai di nuovo un largo ghigno. "Beh, è di sicuro un tipo strano; uno strano forte direi." "...Kirito-kun ha fatto qualcosa...?" Raccolsi tutto il mio coraggio ed annuì per rispondere ad Asuna. "E’ venuto ed ha distrutto la migliore spada del mio negozio." "Wah... S-Scusami..." "Non è mica una cosa di cui devi scusarti tu." Guardando Asuna che si tormentava come se fosse stata lei, qualcosa nel mio petto si fermò per un attimo. Solo un po’... Solo un altro po’, vai così, Lisbeth. Sussurrando dentro di me, in qualche modo riuscii a mantenere il mio sorriso intatto. "Beh comunque, per realizzare la spada che mi ha chiesto, serviva un metallo raro, quindi siamo saliti ai piani alti per reperirlo. E nel farlo siamo incappati in una trappola; abbiamo avuto difficoltà per scappare, per questo non mi riuscivi a contattare." "Allora è così... Avresti dovuto contattarmi, o non si potevano inviare nemmeno i messaggi, eh...?" "Avrei dovuto invitare anche te Asuna, scusami tanto." "No, ieri la gilda era impegnata.... Allora, siete riusciti a fare la spada alla fine?" "Ah, sì. Uffa, mai più una cosa del genere." "Dovresti fartela pagare come si deve." Iniziammo a ridere a crepapelle. Mantenni il mio sorriso e feci un ultimo commento. "Beh, è strano, ma non una cattiva persona. Farò il tifo per te, quindi fai del tuo meglio, Asuna." Quello fu il limite. Le mie ultime parole furono tremolanti. "S-Sì grazie..." Asuna inclinò la testa di lato per guardarmi meglio. Prima che potesse vedere le mie lacrime, mi alzai in piedi e parlai di nuovo. "Ah, oh no! Ho un appuntamento per comprare del materiale. Ci vediamo dopo!" "Eh, ma il negozio... E Kirito-kun?" "Vai a fargli compagnia, Asuna! Conto su di te!" Mi voltai e iniziai a correre. Mi voltai per salutare Asuna e poi continuai. Non potevo tornare più indietro. Corsi fino in piazza, e quando fui certa di essermi lasciata alle spalle quel locale, mi voltai finalmente indietro. Mi diressi al limitare della città, in un’area senza giocatori, senza una meta precisa. Quando mi si annebbiò la vista, mi asciugai gli occhi con la mano destra. Li asciugai ancora e ancora mentre continuavo a correre. Prima di accorgermene, ero arrivata alle mura che circondavano la città. Davanti alle mura erano piantate delle enormi piante ad intervalli regolari. Mi appoggiai al tronco di una di esse, nascondendomi nella sua ombra. "Uguu... Uu..." La mia voce fece finalmente capolino ed io non feci nulla per trattenerla. Le lacrime che avevo trattenuto, adesso cadevano impetuose, svanendo non appena lasciavano le mie guance. Era la seconda volta che piangevo da quando ero arrivata in questo mondo. La prima volta fu il primo giorno, e da allora mi ripromisi di non piangere più. Pensavo che non avevo bisogno di queste lacrime, che scorrevano per volontà del sistema. Ma non avevo mai sentito lacrime più febbrili, più dolorose di quelle che mi scorrevano adesso, neppure quelle che avevo versato nel mondo reale. Avrei dovuto dire un’altra cosa ad Asuna, ma non ce l’avevo fatta. "Quella persona piace anche a me". Ma non avrei mai potuto dirlo. Al laboratorio, quando vidi Asuna e Kirito parlare, capii subito che non c’era posto per me accanto a Kirito. Questo perché— Su quella montagna avevo messo Kirito in pericolo di vita. Nessuno avrebbe potuto stare al suo fianco senza il suo medesimo cuore saldo. Proprio così... Come ad esempio, una persona come Asuna... Quei due erano uniti da una forza misteriosa, proprio come quella che tiene insieme una buona spada ed il suo fodero. Era questo quello che avevo capito. E dopotutto, Asuna pensava costantemente a Kirito da chissà quanti mesi, e con tutto il duro lavoro che aveva fatto per accorciare le distanza fra loro due, giorno dopo giorno, non sarebbe stato giusto intromettermi così all’improvviso nella loro relazione. Proprio così... Io conoscevo Kirito sì e no da un giorno appena. Andare all’avventura con una persona a me sconosciuta, il mio cuore doveva essersi semplicemente sorpreso. Ma non era vero. Questi non erano i miei veri sentimenti. Se mi fossi innamorata, non sarei dovuta andare di fretta; ci avrei pensato con calma— Avrei dovuto fare sempre così. Ma allora cos’erano queste lacrime? La voce di Kirito, ogni sua singola azione o attenzione nei miei riguardi che aveva mostrato nelle ultime ventiquattro ore adesso mi aleggiavano davanti agli occhi socchiusi. La sensazione di lui che mi toccava i capelli, mi stringeva il braccio, la mia mano nella sua. Il suo calore, e la sua forza — Ad ogni pensiero del genere sentivo che il mio cuore faceva sempre più male. Dimenticalo. E’ tutto un sogno. Lava via tutto con queste lacrime. Stretta ad un albero al lato della strada, continuai a piangere. Guardando in basso, ancora rigida e singhiozzante, continuai a piangere. Queste lacrime prima o poi si sarebbero asciugate nel mondo reale, ma qui sembrava proprio che non volessero smetterla di scendere. E poi— dietro di me, arrivò quella voce. "Lisbeth." Tremai tutta quando sentii chiamare il mio nome. Quella voce gentile, eppure così dannatamente virile per me. Doveva essere un sogno. Era impossibile che potesse essere qui. Pensando questo, sollevai lo sguardo, senza neppure preoccuparmi di asciugare le lacrime. Kirito era lì. I suoi occhi mostravano un dolore insolito per quel viso. Lo fissai e ben presto mormorai con voce rotta. "...Non va bene, se vieni qui adesso. Sarei tornata la solita Lisbeth a momenti." "..." Kirito fece un passo in avanti, silenzioso; cercò di allungare la mano destra verso di me. Scossi leggermente la testa, per fermarlo. "...Come hai fatto a trovarmi?" Dopo avermi sentita, Kirito ci pensò e poi indicò il centro della città. "Da lì..." Nella direzione in cui indicava, c’era il campanile della chiesa costruita nei pressi del centro cittadino, che svettava alto sopra gli altri edifici. "Ho osservato tutta la città e ti ho trovata." "He, he." Le mie lacrime cominciarono a scendere silenziose, ma dopo aver sentito la risposta di Kirito, non potei fare a meno di sorridere. "Sei ridicolo come sempre, eh?" Persino quella parte di lui... mi piaceva. Ad un livello senza speranze. Sentii di nuovo il dolore montarmi dentro. Lo tenni a bada con la forza della disperazione. "Scusami, io sto... bene, come puoi vedere. Sbrigati e torna da Asuna." Quando mi voltai, Kirito era ancora lì e continuò a parlare. "Io—Volevo darti questo Liz." "Eh...?" Sorpresa da quella risposta, mi voltai di nuovo a guardarlo. "...In passato, i miei compagni di gilda sono stati spazzati via tutti... Da allora, ho deciso che mai più mi sarei affezionato a qualcuno." Kirito fece un’espressione dura, mordendosi il labbro. “ Ecco perché solitamente non accetto di far squadra con qualcuno. Però quando ieri mi hai invitato a fare squadra, per qualche motivo è stato bello. E’ tutto il giorno che ci penso. Credo sia perché c’eri tu con me..." Per un attimo dimenticai il dolore che provavo. Questo vuol dire— Questo vuol dire, che ero... "Finora, a tutti quelli che mi avevo chiesto di fare squadra, avevo detto di no. Quando quelli che conoscevo... No, persino quelli di cui ignoravo i nomi, se vedevo uno di loro combattere, mi sentivo perso per la paura. Non riuscivo a fare a meno di darmela a gambe. Non sopporterei di veder morire altri amici. Ecco perché mi sono inoltrato nel cuore delle linee del fronte, nella solitudine assoluta, dove viene pochissima gente. —Quando siamo caduti in quella buca, ho pensato che se dovevamo morire, sarebbe stato meglio morire entrambi, piuttosto che essere di nuovo l’unico a sopravvivere; e non sto mentendo." Mostrò un sorriso debole. Mi mancò il respiro quando finalmente capii il peso della condanna che Kirito stesso si era caricato sulle spalle. "Ma sei sopravvissuta. E’ stato inaspettato, ma il fatto di essere sopravvissuto insieme a te Liz, mi ha reso immensamente felice. E quella notte... Quando mi hai dato la mano, mi sono sentito così sereno. La tua mano era così calda... Questa persona è ancora viva, mi sono detto. Io, e chiunque altro, non esistiamo solo per morire un giorno; Io credo che noi tutti sopravviviamo per un motivo. Quindi... Grazie, Liz." "..." Questa volta nel mio cuore si accese di nuovo il calore. Guidata da emozioni misteriose, aprii di nuovo le labbra. "Anche per me era così... anche per me; ho sempre cercato questo conforto. Qualcosa di vero e speciale in questo mondo. Per me, quel qualcosa era il calore della tua mano." All’improvviso, la parte di ghiaccio che stringeva da due anni il mio cuore finalmente si ruppe e cominciò a sciogliersi. Anche le mie lacrime si erano fermate. Per un po’ ci limitammo a fissarci in silenzio. La sensazione che provammo durante la caduta dalla montagna si ripresentò di nuovo, lambendo il mio cuore per un attimo, e poi svanì. Ero stata ricompensata. Questo era quello che volevo. Le parole di Kirito avevano cancellato i frammenti del mio amore spezzato, e sentii tutto inabissarsi da qualche parte dentro di me Feci un rapido occhiolino, mi asciugai per l’ultima volta gli occhi e parlai col mio miglior sorriso. "Le parole di prima, assicurati di farle sentire anche ad Asuna. Anche lei sta soffrendo. Desidera il calore di Kirito dopo tutto." "Liz..." "Sto bene." Annuii e mi portai le mani al petto. "Questo dolore durerà ancora per poco. Quindi... Ti prego, Kirito, poni fine a questo mondo. Lavorerò duramente fino ad allora. Ma quando torneremo nel mondo reale..." Feci un ghigno malefico. "A quel punto ci daremo sotto con il secondo round." "..." Kirito sorrise a sua volta, annuendo profondamente. Poi agitò la mano sinistra aprendo un menù. Proprio mentre mi chiedevo cosa stesse facendo, «Elucidator» venne rimossa dal suo inventario. Dopodiché manipolò il suo inventario cambiando la spada che portava con «Dark Repulser», la spada albina che avevo creato con le mie emozioni. "Da oggi, questa spada sarà la mia compagna. Il conto sarà... sarà saldato nell’altro mondo." "Oh, adesso l’hai detto. Ti giuro che sarà assai salato." Mentre ridevamo di cuore, unimmo i nostri pugni. "Bene, torniamo al negozio. Asuna dev’essere stufa di aspettare... E poi sto morendo di fame." Dissi questo, e cominciai a camminare precedendo Kirito. Per un’ultima volta mi asciugai le lacrime, ricacciandole indietro, e svanirono in piccoli lampi di luce.