XXVI - Ogni Secondo

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Sei qui. Ci sei sempre stato, ogni volta che avevo bisogno.
Tu sei il mio "qui" e se mi dai la mano puoi sentire dov'è.
-Dove il Cuore è, Carla Moscato

Matt

Ritornare a casa dopo così tanti mesi è la sensazione migliore di qualsiasi altra al mondo. Si torna sempre dove si è stati bene, e io sto bene qui, con la mia Emberly.

"Oddio!" Sento la sua voce farsi spazio tra tutto il rumore dell'aeroporto.
Indossa dei pantaloncini corti e una camicia verde che non avevo mai visto.

Le corro incontro e la prendo in braccio appena si fionda su di me. Scoppia a piangere e io la stringo più forte che posso. Come se potesse scappare da un momento all'altro.

"Emberly."
"Matt." Dice singhiozzando. Mi prende il viso tra le mani piccole e mi guarda negli occhi. I suoi occhioni castani che ho sempre preferito ad ogni paio azzurro, verde, grigio. I suoi saranno sempre il mio colore preferito.

"Mi sei mancato così tanto piccolo girasole."
"Anche tu." Dice ancora piangendo.
Si stacca e finalmente posso guardarla per bene. Aveva la frangia, ormai le è cresciuta, ha molte occhiaie, più di quante ricordassi dall'ultima videochiamata, e poi ha le sue fossette sempre le solite.

"Ci stai mettendo un eternità." Mi dice mentre, spostando gli scatoloni in cantina, cerco di prendere la scala.
"Vuoi mica farlo tu?" Chiedo girandomi verso di lei.
Mi sorride di risposta e io afferrò la scala.
"Alison?" Chiedo richiudendo la cantina.
"È con Den, andiamo!" La seguo barcollando. Dopo poco siamo in mezzo al campo di girasoli che si trova vicino a casa di Ally.
"Sei nel tuo habitat piccolo girasole." Le dico posando la scala a terra.

Chiamo Emberly 'piccolo girasole' da quando avevamo sei anni. Eravamo già migliori amici, e ricordo fosse San Valentino. Lei era arrabbiata perché fuori scuola vedeva sempre bambine con tantissime rose rosse in mano, e credeva che tutti gli altri fiori ci rimanessero male. Così quel giorno ho pregato mia madre di portarmi dal fioraio. Li, in mezzo a centinaia di diversi tipi di fiori, ho visto questo fiore enorme e giallo che mi ha subito ricordato lei. Me lo sono fatto comprare e gliel'ho portato. La sua felicità in quel momento è ancora vivida nella mia mente. Prima non lo sapevo, ma credo che sia in quel momento in cui ho capito che lei per me era più che una compagna di scuola.

"Sei bellissima." Dico sul punto di piangere anch'io.
"Smettila che non smetto più di piangere." Mi dice senza staccarsi da me.

***

Abbiamo passato la giornata nel nostro posto, la nostra collinetta. Lo stesso luogo in cui le ho detto che mi sarei trasferito.

Si stava benissimo. Il sole era ancora alto nel cielo grazie a maggio che ormai si è fatto strada nella primavera.
Abbiamo parlato tantissimo, mi ha raccontato ogni cosa, ogni dettaglio di questi mesi e quasi mi sembra di non essermene mai andato. È cresciuta tanto in sti mesi ma sono contento che  lo abbia insieme a qualcuno.

Anche io le ho raccontato parecchie cose, ma mai nominando nessuna ragazza. Mentire non servirebbe a niente ed è inutile dire che non c'è stata nessun'altra .

Adesso siamo da lei. È notte e siamo io in un materasso messo a terra mentre lei è dalla sua finestra, nel suo 'posto magico', che scrive sul suo diario.

Non ti scordar di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora