Capitolo 12

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Aveva ancora il suo sapore sulle labbra, sapeva di tabacco, alcol e di Martina.
Era successo tutto così inaspettatamente che era rimasta lì su quel marciapiede senza sapere cosa dire o fare. La testa girava vorticosamente in cerca di un appiglio, mentre flash dei minuti precedenti le tornavano alla mente accecandole la vista. Era sempre stata una persona riflessiva, con la tendenza a razionalizzare ogni più piccolo dettaglio, non le piacevano le sorprese e i salti nel vuoto.  In quel momento sentiva i propri pensieri sfuggire dalle mani, ripensava alle parole di Martina, vomitate addosso con quella rabbia che aveva sempre ammirato anche se non gliel’aveva mai detto.
Adorava la parte passionale, viscerale di quella ragazza, fin dal primo momento era rimasta affascinata dal quel lato profondamente istintivo, era vera, sempre e comunque, facendone spesso le spese sulla propria pelle. Erano così complementari da riconoscersi e proteggersi tacitamente, come se solo mischiandosi le loro anime potessero essere complete. Chiunque le avesse conosciute mesi fa adesso avrebbe rivisto in Gaia un po’ della sfrontatezza, dell’impulsività della torinese, mentre Martina aveva assorbito tranquillità, fiducia, convinzione. Gaia si era riappropriata della leggerezza dei suoi anni, Martina aveva deciso di riconciliarsi col mondo per provare ad essere felice. Potevano anche essere in città diverse, lontane chilometri, ma ormai ognuna aveva una piccola parte dell’altra che scorreva sottopelle.
Avrebbe voluto rincorrerla eppure i piedi sembravano essersi incastrati nel cemento di quel marciapiede impedendole di muovere anche solo un passo. O forse era la paura ad averle immobilizzato le gambe, la gola e il cuore. Sentì le lacrime bruciare su quegli occhi troppo azzurri per mascherare il suo stato d’animo, erano così trasparenti che era sicura che chiunque in quel momento ci si sarebbe potuto affacciare e scorgere un pezzo della sua anima. Cercò di fare affidamento su tutte le sue forze per allontanarsi un attimo da quel luogo, aveva bisogno di respirare e davanti a lei, davanti a quella porta scolorita dall’inverno milanese, aveva ancora l’immagine di Martina, della sua mano alla base della nuca, della sua rabbia sulle sue labbra.
Si appoggiò poco più distante, su un gradino nascosto agli occhi invadenti della gente, lo sguardo basso e i pugni serrati. Non riusciva a decifrare il suo stato d’animo e questa cosa non le stava dando pace. Da una parte era ferita, credeva di aver perso una delle persone più importanti della sua vita, l’unica che forse era riuscita a capirla veramente, oltre quell’immagine perfetta che si era imposta di dare agli altri come fosse una corazza. Dall’altra non faceva altro che pensare a quel bacio, a come fosse stato così perfetto, nel tempo, nel luogo e nel contesto sbagliato. Si morse il labbro come per recuperare briciole di quel momento e assaporarle lentamente. Non sapeva cosa fare, in bilico tra paure che le imbrigliavano i pensieri.

Improvvisamente si era ritrovata tra braccia familiari, non sapeva per quanto tempo era rimasta li da sola, ma dallo sguardo preoccupato di Daniele non dovevano essere pochi minuti.

Ti ho cercata ovunque Ga, vieni qua, mi hai fatto preoccupare…”

Non riusciva a parlare, si limitò ad appoggiare la fronte alla sua spalla lasciando libero sfogo alle lacrime. Probabilmente avrebbe finito per perdere anche lui, si sentiva sola, sola ed emotivamente sfinita.

“ Ehi piccola, tranquilla…Marti mi ha detto che avete discusso, adesso ci dormiamo su e domani avrete già sistemato le cose fidati…era così preoccupata per te che si stava precipitando qua di corsa per aiutarmi a cercarti…a proposito, aspetta che le faccio sapere che ti ho trovata prima che chiami la polizia”

Sorrise involontariamente, conosceva Martina e le sue paranoie, in quel momento era sicura si stesse addossando tutte le colpe del mondo, camminando nervosamente per la stanza, mangiandosi le unghie e colpendo tutto quello che le fosse capitato sotto mano. Sentì il telefono vibrarle nella tasca.

Mi spiace G…”

In quelle poche parole colse tutta la tristezza di Martina e ci tuffò anche la sua a farle compagnia.
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Nocche rotteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora