Dischiuse gli occhi, un debole raggio di sole filtrava dalla tenda solleticandole il viso.
La prima cosa che vide fu un colpo al cuore.
G era accanto a lei, molto vicina, troppo vicina per non perdersi a fissarne i lineamenti sfiorando mentalmente ogni centimetro del suo viso cullandole i pensieri. Si dovevano essere addormentate nel mezzo di qualche discorso, i vestiti della serata precedente ancora addosso, le scarpe abbandonate disordinatamente ai piedi del letto. Avrebbe voluto fermare quell’istante, prima che la mente fosse troppo lucida da trovare mille ragioni ad un cuore innamorato, prima che Gaia si svegliasse e rendesse la stanza troppo luminosa da non riuscire a guardarla più liberamente come invece stava facendo in quel momento. Avrebbe voluto scattare una foto per imprimere negli anni quel sentimento di pace che le stava scaldando l’anima, consapevole che non sarebbe potuto durare a lungo, perché forse quel tipo di felicità è un istante da cogliere al volo. Eppure sentiva che se avesse avuto G al suo fianco avrebbe potuto convincersi che si può essere felici sempre, per un rientro a casa prima del tempo col suo sorriso ad accoglierti sorpresa, per una serata a cantare guardandosi negli occhi, per un film con le mani a sfiorarsi sotto la coperta, per le risate di una ricetta bruciata sui fornelli perché troppo impegnate a baciarsi per accorgersi del fumo in cucina, sarebbe stata felice anche di litigare perché avrebbe significato doversi impegnare per fare pace.
Era innamorata di Gaia, aveva cercato di nasconderselo per mesi, per poi arrendersi al fatto che la ragazza che stava dormendo al suo fianco era la metà che si cerca per una vita intera. In quel momento aveva smesso di lottare con quel sentimento e lo aveva semplicemente abbracciato, coccolato, cercato di preservare dal mondo.
Non muoverti adesso G, non svegliarti, non dirmi che è tardi e che hai un treno da prendere al volo che fosse per me ti accompagnerei pure a piedi a Roma. Non allungare quel braccio sul mio ventre che il mio battito accelerato potrebbe fare troppo rumore per il tuo sonno. Non respirare sulla mia pelle scoperta che sentiresti troppo caldo per proseguire i tuoi sogni.
“Posso sentire i tuoi pensieri anche con gli occhi chiusi Marti”
Chi ti ha dato il potere di leggermi l’anima Gaia, ma soprattutto, se riesci a leggermi dentro perché sei ancora qua e non lontana anni luce?
“Comunque possiamo anche rimanere in silenzio, per me non ci sono problemi, se invece vuoi farmi sapere cosa ti sta tormentando io sono qua “
Avevo ancora gli occhi chiusi, la testa appoggiata sul petto di Martina, sentivo ogni suo pensiero trasformarsi in battito e ogni preoccupazione in respiro. Non era la prima volta che dormivamo assieme, anzi per mesi le sue braccia erano state il mio luogo preferito per concludere le giornate, eppure quella mattina era come se aprire gli occhi implicasse fare i conti con una realtà che non ero pronta ad affrontare.
Ci vuole coraggio aveva detto Nyv la sera precedente, ed io in quel momento stavo cercando ogni centimetro di coraggio nelle pieghe della sua maglietta che stavo stringendo fra le dita. Coraggio di guardarmi allo specchio e non vedere solo una versione sbiadita di me stessa, coraggio di non nascondere tutto nelle canzoni, di abbracciare la felicità senza paura che questa svanisca all’improvviso. Te lo prometto adesso Marti, nel silenzio di questa mattina, nel frastuono del tuo cuore.
“ Adesso riesco anch’io a sentire i tuoi pensieri G”
Martina sorrise, in cuor suo sperava che i pensieri della ragazza stessero dialogando con i suoi, un fitto discorso di scuse per non essere in grado di trasformarsi in parole e dirsi apertamente quello che si sarebbero volute urlare. O almeno lei glielo avrebbe voluto urlare veramente che l’amava, più di un’amica, più di una sorella, più di qualunque persona fosse mai entrata nella sua vita. E voleva avere la presunzione che per G fosse lo stesso.
“Martinaaaaa, ma è tardissimo!! Perché non mi hai svegliata? “
Sai già la risposta Gaia, perché non voglio che tu te ne vada.
La più grande si alzò appoggiandosi sui gomiti, puntando quegli occhi azzurri ancora provati da troppe poche ore di sonno in quelli di Martina.
“Ti aspetto la prossima settimana a Roma Marti, non stavo scherzando“
“ Mi mancherai lo stesso”
Tu manchi sempre G, neanche puoi immaginare quanto.
______________
“Ehi dove sei?? Sto uscendo dalla stazione…non ti sei dimenticata di me vero? “
“ Nemmeno se avessi voluto, mi hai dato il tormento per tutto il viaggio… non capisco come tu non possa dormire in treno come tutte le persone normali “
“Forse perché non sono normale no? “
Non sei normale Martina, sei talmente speciale che riesco a distinguere perfettamente i tuoi contorni anche in una Roma Termini affollata di turisti. E non farmi quel sorriso adesso che mi hai visto che fai troppa luce e non ci sono più abituata nel grigio di questo autunno. E non buttarmi le braccia al collo in questo modo che poi il mondo mi sembra un posto migliore e mi sono illusa già troppe volte.
“ Ciao Scricciolo “
“Ciao Bibi”
“Io devo scappare giusto un paio d’ ore per un’intervista e poi sono tutta tua per il weekend, se vuoi riposarti ti posso lasciare a casa mia, se no ti posso accompagnare dove preferisci… dimmi tu… “
Io verrei con te, ovunque, ma non sarebbe professionale e per professionale intendo che chiunque potrebbe accorgersi degli occhi con cui ti guardo e l’ intervista potrebbe rivelarsi più imbarazzante del previsto.
“Se ti fidi a lasciarmi a casa tua da sola, accetto, a tuo rischio e pericolo “
Vedi Martina, mi fido così tanto che se ci sei tu non credo sia più solo casa mia. Credo tu possa sentirti a casa con la nostra foto sulla parete della camera, con i nostri discorsi ancora impigliati tra il telefono e il cuscino, con le nostre avventure raccontate nel diario nascosto nel secondo cassetto del comodino, con i nostri ricordi accartocciati nelle canzoni sparse sul pavimento del soggiorno, con il tuo succo preferito nel frigorifero in cucina. Vedi Martina il rischio l’ho corso mesi fa, ormai sei casa.
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