CAPITOLO 10

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Ad un tratto sentii un rumore.

Qualcuno bussò alla porta.

All'inizio iniziai a credere fosse Vanessa, anche se lei ha le chiavi e non busserebbe mai a quest'ora.

Poi però pensai che magari è ubriaca perciò nemmeno si ricorda di avere una casa.

In realtà ho un po' paura. E se non fosse lei?

Mi feci coraggio ed andai ad aprire.

Davanti a me trovai un ragazzo di cui non riuscivo a vederne il volto a causa del buio pesto.

Il cappuccio della felpa in testa e... no.

Quella felpa.

Quando si tolse il cappuccio e si passò la mano tra i capelli per sistemarli, capii immediatamente che la figura davanti a me fosse Valerio.

<<c-che ci fai qui?>> gli chiesi.

Improvvisamente per strada si accese una luce, che mi faceva intravedere i suoi occhi rossi e spenti, il suo viso bagnato dalle lacrime e i capelli scompigliati.

<<lo so che è davvero tardi, ma io avevo bisogno di parlarti urgentemente>> mi disse.

Vederlo in quel modo mi faceva così male.

Soprattutto se la causa ero io.

Non era ubriaco, era del tutto cosciente.

<<entra, ti prenderai una polmonite stando lì fuori con questo freddo>> gli dissi.

Lo feci accomodare in cucina e gli feci un te' caldo per farlo riprendere.

<<allora?>> gli dissi.

<<non c'era bisogno, potevamo anche stare davanti la porta, ciò che devo dirti è una cosa veloce>> mi rispose.

<<senti, mi manchi. Ci sono giorni in cui mi torni in mente, tipo sempre. Così, di punto in bianco. E allora vorrei scriverti, chiamarti per sentire ancora la tua voce. Vorrei chiederti "come stai?", ma quando sto per farlo mi prendo a cazzotti da solo perché so di essere stato un coglione. E poi mi chiedo: "chissà invece se io sono ormai solo un brutto ricordo, un'esperienza che ti è servita per capire più cosa non vuoi piuttosto che cosa vorresti, chissà se sono andato a finire nel cassetto dei ricordi, belli o brutti che siano, in qualche parte di te".
Vorrei chiedertelo, vorrei sapere se sei felice o se stai ancora soffrendo a causa mia.
Chissà se ogni tanto ancora pensi di volermi al tuo fianco. Chissà se quando qualcuno ti si avvicina tu chiudi gli occhi e, anche solo per un attimo, pensi ancora a me. Sono venuto qui per chiederti scusa perché so di avere commesso un grande errore e mi dispiace di non averti dato la giusta quantità di amore che meriti. Adesso posso anche andare>> mi disse.

Stavo piangendo. Le sue parole mi toccavano fin troppo. Sembravano scuse sincere, ma avevo troppa paura e non potevo fidarmi di nuovo. Questo diceva la testa. Il cuore invece, tutt'altro.

<<chiedere scusa significa aver capito l'errore ed evitare di commetterlo ancora, ma...>>

L'inizio di una fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora