Io amo il mio corpo, lo amo con tutta me stessa. Lo trovo attraente.
Il mio corpo è una gabbia in cui sono stata confinata e le sbarre, la pelle, la carne, le vene sono tutte le sbarre che chiudono in un silenzio violento. A questo servono i pensieri, a riempire quel vuoto, quel silenzio, ma una volta che li scateni non puoi più fermarli perché hanno vita propria e anche se ti fanno del male a loro non importa niente e tu torni a desiderare quel silenzio orribile. Il vuoto è un desiderio e il solo desiderio è un pensiero che non ti lascia in pace, perché fa parte di tutti gli altri.
I pensieri sono assassini, sicari silenziosi che ti uccidono e te ne rendi conto solo quando è troppo tardi. Sono un'arma potente e spesso non capisci chi è a impugnarla, non capisci se è un assassinio o un suicidio, omicidio. Il rumore ti aiuta a nasconderli, a proteggerti, mette in paura i tuoi pensieri per poco prima che tornino all'attacco, perché riescono a superare anche quello, riescono ad attraversare ogni muro perché sono nella tua testa e per quanto ci provi non puoi scappare da te tesso, nasconderti. Puoi solo rannicchiarti e piangere nella speranza che qualcuno ti salvi ma non arriverà nessuno perché non c'è nessuno altro dentro di te.
STAI LEGGENDO
Analisi introspettiva dell'esistenza
Non-FictionIo. Tu. Egli. Tutti. Nessuno. Pochi. Chi lo sa, di cosa parlo? Temo di aver abusato del mio stesso titolo.