CAPITOLO 2: UNA SERATA PER RICORDARE

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Quella di Holly era stata davvero una magnifica idea: uscire tutti insieme per mangiare qualcosa.
Un ottimo modo per festeggiare il ritorno di Vivien e passare un po' di tempo con lei.
Vivien.... La sua Vivien...
Benjamin Price guidava la sua Spider rossa verso il campus della Nankatsu per andare a prendere Patty e Vivien. Stanotte la cugina e la fidanzata di Oliver avrebbero dormito insieme, nella stessa stanza.
Poi da quello che aveva capito, Vivien si sarebbe trasferita in un appartamento tutto suo.
Ovvio! Quella ragazza era troppo ribelle ed esuberante per accettare le ferree regole di un dormitorio femminile.
Molto meglio così... avrebbe potuto andarla a trovare molto più spesso e non ci sarebbero stati problemi se avessero voluto dormire insieme.
Un brivido caldo gli percorse il corpo. Da quanto tempo non dormivano insieme?
Un anno? Un anno e mezzo?
L'ultima volta era stata quella settimana a Monaco... e se ben ricordava avevano trascorso un sacco di tempo in camera da letto. Ma avevano dormito ben poco!
Vivien: un ciclone misto di sensualità e spregiudicatezza. La creatura più meravigliosa del mondo.
E poi? Cosa era successo?
Qualche mail... alcune telefonate... e poi basta.
Si erano persi.
Non che si fossero propriamente lasciati. Solo che la distanza e gli impegni di entrambi li avevano separati.
Poi lui aveva avuto altre storie: niente di che, così solo per divertirsi...
E probabilmente anche lei: una ragazza così bella non può rimanere sola a lungo.
Chi è quel deficiente che ha detto che la lontananza rafforza l'amore? Cazzate! Solo enormi cazzate!
Ma ora si erano ritrovati. E a lui non era sfuggito che la cosa aveva scosso anche l'animo di Vivien.
Un amore come il loro non si dimentica facilmente. Avrebbero ricominciato da dove si erano interrotti, ne era certo. Loro erano nati per stare insieme.
Fermò la macchina. Era arrivato.
Patty lo spettava sotto il portone ma Vivien dov'era?
-Ciao Benji! Ma sei solo?- lo salutò Patty:-dov'è Holly?-
-Ci raggiunge dopo in macchina... Vivien?- rispose il ragazzo
-Arriva, arriva... stai tranquillo. Sai che è sempre stata lunghissima a prepararsi...- confermò Patty con un sorriso accondiscendente.
- Avete finito voi due di parlar male di me?- esclamò una voce allegra e flautata alle spalle di Patty.
Vivien sbucò dal portone e Benji dovette appoggiarsi alla macchina per non perdere l'equilibrio.
Un semplice vestitino bianco alla coreana avvolgeva il corpo della ragazza. Lungo fin sopra il ginocchio, con uno spacco laterale che scopriva le sue splendide e lunghissime cosce. Sandali d'argento con il tacco a spillo e una piccola pochette argentata completavano l'abbigliamento.
Aveva raccolto i lunghi capelli neri in un morbido chignon dietro la nuca e aveva lasciato che qualche ciocca scendesse ad incorniciarle il viso. Il trucco leggerissimo, giusto per evidenziare i suoi occhi meravigliosi.
Era uno spettacolo.
-Come sto?- le chiese Vivien guardandolo negli occhi con un'espressione furba
Lui si avvicinò guardandola: - Sei magnifica, Splendore. Semplicemente meravigliosa.- e senza pensarci due volte la baciò. Un bacio intenso, che lei ricambiò schiudendo le labbra e accogliendo la lingua di lui come se fosse una cosa naturale, spontanea...
"Non sto sentendo nulla" pensava intanto "Niente di niente. Solo tenerezza...ma non è questo il sapore che è in grado di accendermi".
Le labbra di Mark. Quello sì che era stato un bacio: così violento...senza freni...
-Ehm... scusate!- tossicchiò Patty - Mi rendo conto che io sono solo un rospetto al cospetto della splendida Vivien Hutton, ma sareste così gentili da accompagnarmi dal mio ragazzo così anche io avrò qualcuno da baciare e la smetterò di sentirmi il terzo incomodo?-
Vivien e Benji si staccarono.
-Non vorrei ma devo.- le sussurrò il ragazzo ad un orecchio e poi ad alta voce, guardando verso Patty: -Certo! Chiedo scusa Signorina Gatsby. Ho perso il controllo. La accompagno subito dal Signor Hutton-
E così dicendo galantemente le aprì lo sportello posteriore.
Vivien si sedette al posto del passeggere al suo fianco.
E per tutto il tragitto lui non poté fare a meno di indugiare con lo sguardo sulla forma invitante del suo seno e sulla piega voluttuosa delle sue cosce.
Una dolce tortura.

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