Mi guardo intorno con diffidenza, come un animale selvatico:
questo spazio aperto è troppo vasto e non vedere limiti mi inquieta; l'acido lattico che mi scorre nelle gambe dovrebbe essere un impedimento, ma un immotivato senso di pericolo mi spinge a continuare a correre tra questi edifici dal sapore ellenico, come le dodici case dei Cavalieri dello Zodiaco.
Il fiato è sempre più corto ed il rimbombo del mio cuore inizia a riempire il silenzio tutt'intorno squarciandomi i timpani come il velo del Tempio: corro, salto e mi arrampico, in barba all'equilibrio e alla gravità.
Ci sono ponti sospesi, colonne di un candore abbagliante, salti di roccia in roccia con un precipizio nebbioso al di sotto e senza nulla a cui aggrapparsi in caso di esitazione, ci sono appigli che scricchiolano quando mi ci aggrappo con due mani e quella sensazione angosciante di sapere di dovere scappare, ma senza sapere da cosa.
Poi arriva l'acqua.
Arrivo all'acqua e piano piano sale quel profumo di posto sicuro, che caratterizza solo pochi luoghi, poche situazioni e poche persone; capisco di potermi fermare a riprendere fiato, seduto sul bordo di questa fontana immensa ed inizio a sfiorare l'acqua con le dita quando arriva la Strega.
Mi si materializza davanti e senza dirmi nulla mi tocca il cuore: una scena che visualizzo da fuori, come un'esperienza extracorporea, dove la sua mano in semitrasparenza mi entra nel torace, mi appoggia tre dita proprio lì, fino a che non inizio a calmarmi e capisco che ce la potrò fare anche stavolta.
***
La Strega mi sta accarezzando una mano, seduta sul bordo del letto: ''Sei qui con me. Calma. Sei qui con me'' ripete non so quante volte con dolcezza, come in un vecchio rito.
E' il momento delle dovute spiegazioni.
La Strega lavorava con me nella prima pasticceria nella quale ero stato assunto all'epoca del mio sbarco qui, ovvero una compagnia americana dedita alla produzione seriale di cupcakes e altre schifezze realizzate con più chimica che anima.Da lì ci siamo conosciuti, avvicinati, annusati, studiati, persi e ritrovati, fino al vivere insieme attuale dove lei è tornata al suo antico ruolo di psicologa, mentre io persisto in questo mondo di ricette, cotture, glasse e lievitazioni e sotto lo stesso tetto dividiamo gioie e dolori, ansie e passioni.
Mi siedo all'indiana e realizzo pian piano di essere tornato e di essere al sicuro mentre accetto la tazza di caffè che mi viene passata e lei lascia entrare l'aria fresca dalla finestra e si accende una Vogue.
Alla fine siamo come due novelli Cloack & Dagger, dove una conosce la via per recuperare l'altro dagli abissi più neri dei suoi incubi ed il secondo supporta la prima durante i suoi luminosi momenti di sconforto e le sue crisi epilettriche: già, perché per non farci mancare nulla e non annoiarci è capitato in più di un'occasione di dover sorreggere il capino e stringerle la mano mentre, straccio in bocca e colorito più bianco del solito, si prepara ad ammortizzare il colpo di una crisi epilettica in arrivo, con occhi rovesciatie e corpo che sbatte come una spigola appena tirata in barca.
Annoiarci proprio non ci piace, che ci volete fare.
Lei mi fissa mentre le racconto dove ero fino a qualche minuto fa, con la concentrazione di chi non vuole perdersi nemmeno una sillaba, seduta al capo opposto della diagonale del letto, perché il contatto fisico e le distanze sono valori fondamentali nel nostro rapporto e non vengono mai lasciati al caso.
La Vogue e il caffè finiscono in un istante, forse due al massimo.
La Strega si ferma sulla porta, di spalle:
''Dai, muoviti ad uscire dalla tana che mangiamo qualcosa e mi racconti che cavolo è successo al lavoro in questi giorni''
Lei lo sa.
Io non ho detto una parola, ma lei lo sa.
Non conosce nessuno al ristorante, ma no so come lei lo sa.
Aspetto che le piadine siano finite e che la Strega si accenda un'altra sigaretta prima di iniziare a raccontare: una delle sue tante qualità è che quando le parlo magicamente i miei pensieri trovano una linea logica, mi escono le parole giuste e anche spiegarle le cento cose che mi sono successe nell'arco di questi dieci giorni scarsi diventa facile come improvvisare la favola della buonanotte per tuo figlio, proprio come faceva mio padre.
La promozione del mese scorso ha significato oltre ad un aumento di stipendio ottenere la tanto agognata "carta bianca": non più seguire solo le ricette imposte dalla responsabile generale della compagnia, ma proporre finalmente le mie creazioni.
Giorni di sold-out a tempo di record, giorni di clienti che pubblicavano foto sui loro blog, giorni di camerieri entusiasti che suggerivano i miei dolci ai tavoli.
Giorni, già: dopo dodici giorni il mio regno è crollato in pezzi, sotto i colpi di uno dei pezzi grossi della compagnia che ha contestato all'head chef la licenza datami, in quanto non rispettava i parametri rigorosi della compagnia riguardo la produzione di dolci.
A nulla sono servite le proteste riportanti reazioni di entusiasmo e dati di vendita: la carta bianca andava stracciata in coriandoli.
La prima idea è stata ovviamente un'uscita di scena da grande diva ferita e incompresa, sbattendo la porta e rompendo qualche stoviglia, ma dopo due giorni di riflessione e pensieri, condivido con chi ho di fronte la mia decisione di non fare mosse affrettate e di continuare a fare il mio lavoro come si deve.
Quando la voglia di creare qualcosa si farà irrinunciabile cucinerò per i colleghi.
La Strega mette il punto alla fine dei miei pensieri con una facilità irrisoria:
''La parte importante è farlo,no?''
Abbiamo tracciato la rotta: sente l'odore di grandi cose in arrivo.
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NUDO CHEF
AdventureLondra è un teatro senza tempo, dove recitare il ruolo dello chef richiede più abilità e sfaccettature di quanto si possa immaginare. Il pastry chef in un ristorante della capitale britannica poi è un ruolo ulteriormente complesso, impegnativo, dove...