15 - IL GIORNO GIOCA CON TE E POI TI ABBANDONA

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...sarà la notte la tua padrona. Lo diceva anche Benni in uno dei suoi racconti.

Ero sicuro che nel bene o nel male sarebbe stata proprio la notte anche questa volta a regalarmi la risposta: invece dei soliti incubi mi sono risvegliato con il fastidio del ricordo che sfugge, dopo aver vissuto la visione notturna di uno spettacolo di magia davvero brillante dove finalmente ogni pezzo si era incastrato al suo posto.

Gli effetti, l'abito di scena, il filo conduttore: questa volta ho visto tutto e non ho la minima intenzione di scordarmelo.

E' uno tsunami di immagini, di suoni e di idee: tentare di arginarlo sarebbe inutile e dannoso, quindi cavalco l'onda ed inizio ad aprire cassetti, accatastare lenzuola, prendere appunti e disporre cose sul materasso.

La Strega se la ride silenziosamente e mi lascia una tazza di caffé sul comodino, chiudendosi la porta alle spalle senza dire una parola.

Non so se tecnicamente si possano chiamare allucinazioni, ma inizio a rivedere distintamente le immagini del sogno in trasparenza davanti alla realtà che mi circonda, come due diapositive sovrapposte ed è una sensazione difficile da gestire, ma splendidamente adrenalinica.

L'Orologiaio.

Come l'Enigmista in Batman, come il Cannibale nel Silenzio degli Innocenti.

Il nome che descrive la figura e le caratteristiche del personaggio; lavorare sui ricordi nel mio spettacolo dell'anno scorso era solo il passo iniziale, come una bozza appena accennata.

Il tempo.

Il tempo è la chiave.

Il tempo l'albero di cui i ricordi sono i frutti.

E l'Orologiaio controlla il tempo. Ne domina i meccanismi e costruisce gli scrigni, con il suo vestito nero e gli ingranaggi sul cilindro.

Stacco dal muro le Polaroid della mia famiglia e degli amici più cari e le dispongo sul letto in un mazzetto ordinato, come carte da gioco; mi siedo a gambe incrociate ed inizio a manipolare un ingranaggio dorato che avevo in fondo ad un cassetto, facendolo scomparire e riapparire sulla punta delle dita, forse anche meglio di come faccio con le monete.

Racconterò la mia storia, di nuovo accompagnata dai ricordi che l'hanno contraddistinta, spiegando questa volta le volte in cui ho sprecato il mio tempo e le volte in cui l'ho assaporato fino all'ultima goccia, descrivendo quei momenti in cui mi è sembrato che l'orologio si fosse fermato e quegli attimi nei quali si è concentrata una vita.

Cercherò in qualche modo di imbastire un tributo per chi non c'è più e di ringraziare chi ho ancora vicino e valorizzarne i consigli.

Sto ricoprendo di nuovo il muro di camera, quaesta volta con con fogli e post-it, con stralci di dialogo, accenni di trama, potenziali interazioni con il pubblico.

Se ci sarà modo di avere un fondale sarà un panorama surreale, con orologi appesi agli alberi, che ad un mio gesto inizieranno lentamente a deformarsi e a sciogliersi.

Una vecchia poesia sulla sabbia mi ritorna in testa dal profondo degli archivi del mio passato scolastico e sembra fatta apposta per essere recitata su di un palcoscenico con una clessidra tra le mani.

Anche i video di mostri sacri su youtube come Darcy Oake o Colin Cloud, che mi avevano sempre buttato giù al pensiero di come dietro ogni performer che compare sul grande schermo ci sia un investimento economico faraonico ed una squadra di lavoro tra sarti, truccatori, ingegneri e scenografi hanno conosciuto una valida risposta.

Io non ho questi mezzi e queste risorse. Io non li raggiungerò mai.

Vivere a Londra, lontano dai buoni amici di un tempo, mi ha però insegnato ulteriormente il valore della tecnologia e della comunicazione a distanza: Linda è una videomaker di rara bravura e poco importa sia in un paesello delle valli bergamasche; Dario è il confronto brillante di cui ho bisogno per affinare i dettagli di alcuni numeri ed il suo essere esperto di elettronica e Lego sicuramente tornerà utile. Stella è una moderna e brillante dea della musica e chiedere a lei consigli e supporto sarà una meravigliosa scusa per sentirci.

Skype e Whatsapp saranno la nostra sala riunioni.

Magari non ho i mezzi economici, ma le persone capaci intorno non mi mancano, poco importa se non sedute allo stesso tavolo.

Basteranno poche essenziali modifiche.

Un posto adatto per lo spettacolo lo trovo in uno schioccar di dita.

Afferro il telefono con la stessa urgenza con cui cerco l'acqua al momento del risveglio dalle notti peggiori.

Inizio a digitare messaggi come fosse l'ultima cosa rimasta da fare.

E' tempo di tornare in scena.


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