7 - STORDITO DAI FUMI DI SENTIMENTI TOSSICI

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La qualità è quella dei vecchi Vhs dei ricordi di famiglia e poter assistere soltanto senza intervenire in alcun modo contribuisce ad aumentare i battiti e l'angoscia.

La Strega sta lì con le mani piccole strette intorno alla tazza di caffè, con i capelli raccolti in una coda e la felpa rosa da Barbie che portava sempre in casa, perfetta nella sua semplicità che non necessità di trucco.

La mia piccola codarda annuisce e ride di quello che la Strega le ha probabilmente appena detto: non c'è l'audio e questo mi fa sentire ulteriormente fuori, ancora più lontano, solo e dimenticato.

Al tavolo ci sono un altro paio di persone e che il Diavolo mi porti se non le conosco tutte: quella che faceva parte di un gruppo di cari amici, un compagno di squadra con il quale ho lottato spalla a spalla per anni e persino un lontano parente con cui i rapporti erano ottimi.

Tutte persone con le quali alla partenza erano stati fuochi d'artificio, seguiti dagli anni da parole importanti e promesse di sopravvivere insieme attraverso il tempo e poi il silenzio.

Il piccolo club di chi si stufa e si dimentica del Mago: ci sono riunioni periodiche, le tessere e le spillette.

Riconoscere la Strega lì in mezzo mi è costato un rumoroso crack in mezzo al torace: in qualche modo lo so che sta bene, è felice e non tornerà più.

Dopo soltanto pochi mesi di convivenza.

Dopo aver imparato da lei così tanto e averle detto così poco.

L'ultimo fallimento emotivo è quello che produce il botto più devastante.

Ho fallito come marito e come padre; come cane mi dò al massimo la sufficienza (cit.)

***

Mi sveglio con la schiena fradicia e la gola arsa e piagata.

Queste notti saranno una dannatissima prova.

Oggi non si lavora e forse affinare qualche tecnica di pasticceria può aiutarmi a ritrovare la pace che durante la notte si è sbriciolata, quindi inizio a tirar fuori tavolette di cioccolato dalla dispensa.

Lavorare il cioccolato ti regala una sensazione di pericolosa onnipotenza:
una volta varcata quella linea percepisci che non hai più limiti, che puoi creare, decidere e plasmare.
Temperare il cioccolato. Un verbo bellissimo e fuorviante che nulla ha a che fare con scuola e matite.

Sciogliere, mescolare con gesti ampi e rispettosi, sciogliere ancora, versare nelle forme e lasciare riposare. Il tutto mentre il profumo del cibo degli dei invade cucina e seni nasali. Cose da confondere il più convinto degli agnostici.

Non capisco cosa abbia fatto scattare improvvisamente il ricordo di Alexandra nella mia testa, ma il fastidio di essermi fatto cogliere con la guardia bassa è tale da farmi strofinare le tempie compulsivamente, come a voler cancellare l'immagine.

La cosa assurda è che all'inizio abbiamo passato settimane praticamente senza rivolgerci la parola, salvo i saluti formali, con camerieri e baristi che mi mettevano in guardia sulla sua attitudine a credere parecchio in sé stessa, per usare un eufemismo: lei capello lungo e fisico statuario, sulle sue quanto basta da una parte, io il sociopatico cuore di pietra che tutti abbiamo imparato a conoscere dall'altra. Un meccanismo tanto grigio da funzionare alla perfezione.

Le barriere e le distanze hanno iniziato ad incrinarsi...facendo gli stupidi.

Come i bambini. Comunicare a gracchi e versi, fare smorfie e ridere, soprattutto ridere, per quella necessità comune, ma sempre un po' nascosta di alleggerire la tensione nucleare della vita da ristorante, che sia in cucina o in sala.

NUDO CHEFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora