25 - COME UNA CHEESECAKE AL PISTACCHIO

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Oggi non c'è medico, lavapiatti truffaldino, dolore o parente che tenga.

Questo non è il tempo per progetti, pianificazioni o idee per un futuro non si sa quanto prossimo.

Mi dispiace davvero di cuore, ma in questa cucina non c'è proprio spazio per niente e per nessuno: persino la Strega, con la quale solitamente condivido con gioia la mia passione più grande, ha annusato l'aria e si è volatilizzata dopo avermi lasciato un caffè e la raccomandazione sarcastica di fare il bravo.

E' tempo di scrollarsi la cenere dalle ali e rialzarsi.

Tecnicamente non è nemmeno metà mattinata e domani non ci sono impegni segnati sul calendario; Anastasio e i Nobraino si alternano in playlist per il benessere del mio buonumore: la sensazione di preparare un dolce senza la giustificata fretta dell'essere sul lavoro è qualcosa che avevo quasi dimenticato, ma rimane sempre estremamente piacevole.

Le mani fanno giudizio quanto basta ed allora su il sipario: l'idea di realizzare una cheesecake non è esattamente una decisione innovativa, ma mi piace perché era uno dei prodotti di punta del mio primo posto di lavoro e ricordo quanto tempo e fatica mi è costato prender confidenza con tutto il procedimento.

Ora la strada è sgombra, dritta e senza ostacoli e la ricetta diventa quello spartito che hai suonato fin da bambino e che riesegui più per diletto che per esercizio.


La base è una mistura di biscotti sbriciolati, zucchero e burro fuso, ma usare biscotti al cioccolato è una variazione mia, per aumentare le note di amaro, contrappunto alla dolcezza del resto della torta.

Note, note, note: nella pasticceria c'è un sacco di musica, forse un po' nascosta, ma sta lì: dal ritmo con cui mescolare le uova all'attenzione nel bilanciare armonicamente sapori differenti.

Solitamente si usa un bicchiere per schiacciare per bene la base della cheesecake prima di cuocerla, ma oggi è il giorno in cui si torna ad utilizzare le mani. In questo modo sento distintamente ogni briciola cedere sotto i polpastrelli e diventare tessera di un mosaico liscio ed uniforme con lo stesso piacere del pianista che stende le falangi su tasti bianchi e tasti neri.

Il formaggio spalmabile inizia a ballare attorno alle fruste elettriche mano nella mano con lo zucchero e qui il musicista divide lo sgabello e suona a quattro mani con il chimico: necessario fare attenzione al totale incorporarsi di un componente con l'altro, per ottenere la giusta reazione.

Un uovo per volta. Uno soltanto e mescolare il composto fino a che il primo elemento non si integra nel secondo.


E' tutto a regola d'arte, una crema liscia come una stoffa pregiata.

I Nobraino accompagnano il momento con una ballata dal sapore antico,

come se fossero lì a guardare ed apprezzassero parecchio.

Ora si firma l'opera: ottenuta la ''matrice'' si possono trovare un numero N di variazioni e la spalmabile al pistacchio fatta da me e dalla Strega settimana scorsa fa diventare la stoffa un vestito di alta sartoria.

La tecnica della doppia cottura è semplice, ma traditrice, quindi non si possono abbassare le difese fino all'ultimo.

Una volta la mia filosofia era di continuare sempre a testa bassa e andare avanti a lavorare, in silenzio: nello sport, sul lavoro, nella vita.

Tutto questo fedele ad un'indole incontentabile, come un tossico da adrenalina sempre in cerca di nuovi stimoli, che ancora mi contraddistingue, ma l'errore è stato quello di non fermarsi mai ad esultare dopo i traguardi tagliati. Senza le pause meritate per celebrare.

Muto come un monaco, senza reazioni, già proiettato con il suo corpo astrale verso la prossima missione.

Alla luce dei fatti portati da questo recente stop capisco sia stato un errore.

Quando si ottiene il massimo e non si può raggiungere risultato migliore in qualcosa è il momento di alzare le braccia, urlare ed esultare.

Finalmente sto meglio e domani ho anche un paio di colloqui davvero interessanti: era necessario celebrare in qualche modo questa condizione.

Anastasio racconta la vita con quella rabbia buona, che ti fa pensare ci sia ancora una speranza, anche se piccola.

Avete presente quella sensazione rotonda e luminosa, che sa di completezza e realizzazione? Quel sapore netto che percepisci quando stai facendo quello che sai fare meglio ed il risultato è di livello eccellente?

Sforno.

A volte la vita è perfetta.

Come una cheesecake al pistacchio.

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