Quattro

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"Sei un coglione Paolo, un coglione! Ma ti rendi conto di che cazzo hai fatto?!"
"Ma non lo sapevo, non lo sapevo! Me lo sono trovato davanti quando ho aperto la porta a Franco!"
"Ti dovevi inventare qualcosa, cazzo! Ti inventavi che stavo male, che avevo il mal di pancia, il covid, quello che cazzo volevi, ma non. Dovevi. Farlo. Entrare. Cazzo!" e a ogni parola il mio tono si sollevava in maniera esponenziale, fino a urlargli in faccia tutta la mia rabbia.
"Io ci lavoro con quell'uomo, cazzo Paolo, e lo sai! E lo sai che ci odiamo cordialmente! E a parte questo ti pare normale fare entrare il Presidente del Consiglio dei Ministri in un gioco di dominazione/sottomissione? No, vedi tu eh"
"Beh, chi più di uno come lui, dell'incarnazione dell' uomo forte, del leader, può avere necessità di una padrona?" e concluse con un occhiolino.
"No guarda, Paolo, non ci siamo proprio. Non ha proprio bisogno di una padrona, e temo che me la farà pagare duramente. Meglio che inizi a preparare la mia lettera di dimissioni".
"Ah, e un'altra cosa", continuo. "Per un po' niente giochi, che non vorrei trovarmi alla porta la buoncostume, o i servizi. Ok?"

L'indomani mattina anticipo via mail la mia lettera di dimissioni, "motivi personali", ma mi presento ovviamente all'incontro previsto per consegnarla a mano e salutare chi ritengo valesse la pena salutare. È presente anche il Presidente del Consiglio, anche se la sua presenza oggi non sarebbe necessaria. Alla fine della sessione di lavoro, Nobile si alza e mentre riordina i suoi fogli con estrema calma, si volta verso di me e dice: "E no, dottoressa Marchetti, le sue dimissioni non sono accettate. Sistemi le sue questioni personali perché si dovrà trattenere qui ancora per un po'. Grazie a tutti" e esce dalla sala.
Rimango di sasso e non rispondo. Sarà un bagno di sangue.

Mi si avvicina una collega della task force, anche lei con un curriculum accademico di tutto rispetto e mi dice "Francesca, ma cos'è questa storia delle dimissioni? Non dici niente?"
"Beh, intanto come vedi devo rimanere qui, quindi il problema non si pone".
"Ma è successo qualcosa?"
"No, no, niente di grave. Qualche casino da risolvere a casa mia e non avevo voglia di fare avanti e indietro fra due città, tutto qua".
"E allora come fai?"
"E come vuoi che faccia, Mariella? Mi arrangio, come sempre". Avrei voluto dire m'attacco al cazzo, ma non voglio rovinare la buona impressione che la collega ha di me.

Una cosa però l'ho notata: non mi ha chiamato signorina.

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