La mattina dopo eravamo tutti in fermento. La riunione della nostra commissione sulla riforma della scuola prevedeva non solo la partecipazione anche del Presidente del Consiglio, ma anche la partecipazione in videoconferenza dei ministri dell'Istruzione di altri paesi europei, per confrontare le rispettive posizioni sulla gestione della scuola nel post pandemia.
La prima parte della riunione però, era, se così si può dire, inter nos. Io prendo posto esattamente davanti al Presidente, dall'altro lato del grande tavolo rettangolare. Apro i miei fascicoli e il mio laptop e metto in bella vista il mio spillone d'argento, sul tavolo.
Come si siede, è la prima cosa che vede e impallidisce, ma si riprende in fretta.
"Buongiorno a tutti", esordisce, dispensando sorrisi a destra e a manca. Tranne a me. Inizia il suo sermone motivazionale.
Io lo ascolto in silenzio, giocherellando con il fermacapelli, usandolo per tamburellare ogni tanto sul tavolo.
Tic toc, Presidente, il tempo passa e tu devi fare la tua penitenza, se no sarai nuovamente punito, penso.
"Io mi aspetto da voi una poderosa riforma della scuola, che spazzi via i danni fatti da vent'anni di economia di mercato applicata all'istituzione più importante dello Stato, da cui dipende il futuro non solo dei nostri figli, ma di tutti noi! Ma attenzione però! Questo corpus di riforme dovrà essere il più possibile coeso per evitare che l'opposizione possa rallentarne l'approvazione proponendo emendamenti pretestuosi..."
Good job, Presidente! Hai già adempiuto a due terzi della consegna, penso. Come se mi avesse letto nel pensiero, il Presidente mi guarda, io gli faccio un cenno impercettibile col capo.
Continuano gli interventi, il mio viene addirittura accolto da un "Molto bene, professoressa Marchetti", stiamo facendo passi avanti da signorina, ma Presidente, non pensi di scampare le punizioni, se le dovesse meritare. Verso la fine, però, parte un battibecco fra il Presidente e la Vice Ministra, quand'ecco che gli sento dire le parole "...ho già detto, mi sembra, che questo governo non lavora con il favore delle tenebre e intendo ribadirlo presentando una riforma limpida e senza trabocchetti o parti poco chiare..."
Bingo, Signor Presidente! Hai fatto jackpot. Bravò, come direbbero i francesi. Ti meriti una caramella, la prossima volta.
Mi sembra di vederlo sorridere, impercettibilmente.La sera gli mando un messaggio.
<<Domani ore 23>>
Non mi interessa se ha una famiglia, se ha da fare, se ha sonno. Domani alle undici di sera dovrà essere da me.
La risposta arriva immediata.
<<Sì Signora>>
Bravo, bravo ragazzo.L'indomani, quando arriva, lo accolgo con in mano una ciotola piena di chicchi di caffè ricoperti di cioccolato fondente, i miei preferiti.
Gli dico: "Bravo, hai fatto quello che dovevi. Ne puoi avere uno".
"Posso, Padrona?"
"Ti ho detto di sì, non mi fare ripetere le cose".
"Grazie Padrona".
"Non ce la fai a non venire qui vestito come un rappresentante della Folletto?"
Il suo sguardo è fiammeggiante, ma non mi risponde.
"Togliti la giacca e mettila lì", gli indico una sedia.
Esegue.
"Ora togliti quella cravatta". La toglie ma quando sta per poggiarla sulla sedia gli dico: "No, dammela".
Me la dà.
"Apri il primo bottone della camicia"
Lo apre.
"Non ti senti un po' meglio così?"
"Sì Signora".
Nel frattempo mi sono avvicinata a lui. Lo guardo dritto negli occhi.
"Siediti", e gli indico la sedia dove ha poggiato la giacca.
Si siede.
Gli giro intorno e mi metto dietro di lui.
"Dammi le mani". Me le porge, tremano leggermente.
Gliele lego dietro lo schienale, con la sua stessa cravatta. Poi ritorno davanti a lui.
Passo la punta del fermacapelli d'argento sulla sua guancia, torno indietro fino all'orecchio, scendo lungo la linea della mandibola, poi lungo il collo, fino a quel morbido punto sopra lo sterno, dove basterebbe una piccola pressione in più da parte mia perché accada l'irreparabile.
In tutto questo i nostri occhi non si sono staccati nemmeno per un istante. I suoi sono neri da tanto le pupille sono dilatate, non so se per paura o eccitazione.
Mi giro di scatto, arrotolando nuovamente i capelli e fermandoli con lo spillone. Il gioco è finito. Tiro il lembo della cravatta liberandogli le mani e gli dico "Vai via".
"Sì Padrona. Buonanotte Padrona".Come esce dalla stanza mi butto sul divano.
Che cazzo sto facendo? Non ho detto che non ci sarebbe stato contatto fisico? Non ho detto che non ci sarebbe stato niente di sessuale?
Tecnicamente l'ho toccato con un oggetto, ma quel tocco era sicuramente più sensuale - e sessuale - di tocchi più espliciti fatti in passato, ad altri. Mi metto le mani in faccia, cerco di scacciare l'immagine di ciò che è appena successo, ma l'unico risultato è di fantasticare di ripercorrere lo stesso cammino del fermacapelli, ma con la lingua.

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Soggezione
Fanfiction"Lo sai cosa si fa ai bambini che disubbidiscono?" "Sì Padrona" "E cosa?" "Devono essere puniti, Padrona". "E tu hai disubbidito?" "Sì Padrona" "Quindi meriti la punizione?" "Sì Padrona" Il quadro in copertina è Night Calls II di Jack Vettriano