18- Torniamo a casa, amore.

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"Dimmi cosa vuoi e poi sparisci" guardai il ragazzo davanti a me con tutta la rabbia che avevo in corpo. Lui era colui che per anni mi conosceva meglio di chiunque altro, ma ora davanti a me vedevo soltanto un perfetto sconosciuto, per cui però avevo tanta rabbia dentro.

"Andiamo a prenderci qualcosa?" Lui cercava in tutti i modi di cercare di essere gentile, ma il ghiaccio attraverso i suoi occhi lo vedevo fin troppo bene.

"Gabriele, dimmi ciò che devi dirmi. Perché mi hai chiamato?" Mio fratello, o ciò che ne rimaneva, si arrese all'idea che non saremmo andati a prendere un aperitivo come fratello e sorella.

"Mamma" rimasi di stucco quando pronunciò quella parola

"Non voglio sentire altro" feci per andarmene ma ovviamente fui fermata da lui.

"Sara ti prego, non sta bene" aveva poggiato delicatamente la mano sul mio polso per non farmi andare via e così di scatto tolsi il polso spostandomi di qualche centimetro da lui.

"E quindi che vorresti da me?" Incrociai le braccia al petto in attesa di una sua risposta. Non era stata una giornata facile e la sua presenza lì non aiutava per niente.

"Deve subire un intervento e..costa molto. Sara, sei l'unica che puoi aiutarla" lui prese le mie mani che io mi apprestai a togliere, disgustata dal suo gesto.

"Dopo tutto ciò che mi avete fatto, dopo che mi avete disconosciuta come figlia e come sorella, tu hai anche il coraggio di venire da me per chiedermi dei soldi? Tu non hai minimamente idea di ciò che ho fatto per avere i soldi per riuscire a pagarmi le bollette e l'affitto. Mi avete sbattuto la porta in faccia quando avevo più bisogno di voi e adesso vieni da me solo perché la tua cara mammina sta male e ha bisogno di soldi per un intervento?" Alzai il tono della voce e dentro di me ribollivo di rabbia e ciò traspariva anche dai miei occhi color mare. Dopo tutto ciò aveva anche il coraggio di venire da me a chiedermi dei soldi.

"Andiamo Sara, so benissimo con chi stai. Non venirmi a dire che non ti darebbe dei soldi." gli lanciai un occhiataccia avvicinandomi a pochi centimetri dal suo viso.

"Tieni Niccolò fuori da questa storia. Non posso aiutarla e non ho nessuna intenzione di farlo. Non vi siete fatti problemi a reputarmi morta per anni,no? Continuate pure a farlo" dal nervoso i miei occhi si inumidirono, mentre io girai le spalle a mio fratello, o perlomeno ciò che ne rimaneva, andando verso la mia macchina.

Il mio viaggio verso casa fu travagliato, mi sentivo arrabbiata e allo stesso tempo frustata. Le strade di Roma, quelle vie e quei vicoli che conoscevo come le mie tasche, che avevo vissuto a pieno, sfrecciavano davanti a miei occhi e fuori dal finestrino. Lo sguardo fisso sulla strada e lacrime, dovute al nervosismo, scivolavano lungo il mio viso, lacrime che mi apprestai ad asciugare.

Soltanto nel momento in cui arrivai davanti casa notai la macchina di Niccolò parcheggiata e lui appoggiato alla portiera che stava fumando una sigaretta.

"Tu che ci fai qua?" Notai dal suo volto che era tutto fuorché tranquillo, stringeva l'accendino su una mano e la mascella era serrata.

"Il punto è un altro. Tu che cazzo ci facevi con quello?" Mi voltai di scatto verso di lui capendo soltanto in quel momento il motivo del suo nervosismo. Non risposi ma mi limitai ad avvicinarmi alla porta di casa e aprire, sapevo che tutto ciò non avrebbe portato ad una conversazione tranquilla e non avevo voglia di farla per strada, sopratutto sapendo che i paparazzi erano sempre pronti per una storia da pubblicare sui loro giornali o blog sui social.

"Mi controlli anche, ora?" Chiesi appena entró nell'appartamento chiudendomi la porta alle spalle. Notando tutte le luci spente, capì che Gaia era ancora da Adriano.

"Non ti sto controllando, sono passato lì mentre venivo da te e ti ho visto. Sara che cazzo stai combinando?" Io mi voltai verso di lui che era rimasto fermo davanti la porta e lo guardai senza dire nulla per qualche secondo.

"Non sto combinando niente, Niccolò. E comunque non sono affari tuoi" sputai acida nei suoi confronti. Ero perfettamente consapevole che comportarmi in quel modo non avrebbe di certo migliorato la situazione, eppure in quel momento non riuscivo a restare calma davanti a lui.

"Non sono affari miei? Ti sei vista con lui e non mi hai nemmeno detto nulla" il suo tono esprimeva tutta la rabbia e il nervosismo che aveva dentro di lui.

"E quindi? Non devo dirti ogni cosa che faccio" lui mi guardó senza riuscire a dire nulla, sedendosi poi sulla sedia che era in cucina.

"Quando hai finito di fare la stronza, magari riusciamo a parlare" io mi allontanai da lui andando verso la camera, ero perfettamente consapevole che avesse ragione.
Purtroppo questo era un mio difetto, cercavo sempre di tenerlo fuori dalle situazioni più scomode e quando lui cercava di starmi vicino, io lo allontanavo cacciando fuori il lato peggiore del mio carattere. Andai in camera e decisi di cambiarmi, indossando un semplice pantaloncino e un top che copriva soltanto il seno, dato che eravamo vicino all'estate e le temperature si stavano alzando.
Cercai di calmarmi un po' per poi tornare di sotto al moro.

Lo vidi cazzeggiare sul telefono per poi metterlo via appena mi vide arrivare. Presi due birre dal frigo porgendone una a Niccolò. Mi sedetti accanto a lui iniziando a sorseggiare la mia birra, Niccolò mi conosceva bene e sapevo che, soltanto attraverso uno sguardo, era riuscito a capire che c'era qualcosa che non andava.

"Mi dici che è successo?" Il suo tono era più calmo rispetto a poco prima e aveva poggiato delicatamente una mano sulla mia.

"Gli servono dei soldi e per questo è venuto da me" Niccolò mi guardava stringendo la mia mano, trasmettendomi tutto l'amore possibile, mentre sorseggiava la sua birra in attesa che io continuassi a parlare.

"Mamma deve fare un intervento, non sta bene e gli servono i soldi per poterlo pagare. Perché mi sento così una merda se non li aiuto?" Lo guardai speranzosa che lui avesse le risposte alle mie domande, e la cosa sembró anche essere così.

"Sara, tu non sei come loro. Non devi sentirti una merda se per una volta vai contro i tuoi principi e ciò che ti ha insegnato tuo padre" lui si avvicinó a me con la sedia sussurrando quelle parole come se avesse paura che lui stesso le sentisse. Nonostante tutto, Niccolò rimaneva sempre la persona che mi conosceva meglio, anche più di loro.

"Tu che ci facevi qua?" cercai di sviare il discorso e lui capì subito che non me la sentivo più di parlare di quella che era stata la mia famiglia.

"Ero venuto per parlarti di stamattina" voltai lo sguardo verso di lui incastrando i miei occhi blu nei suoi color cioccolato

"Amore, non.." non feci in tempo a finire di parlare che mi fermó.

"Nono aspetta, non dire nulla. Ascoltami e basta." Io non risposi mi limitai ad annuire sentendo ciò che aveva da dire, anche se per me la situazione era già ben superata.

"Due settimane fa, al mare, ti ho chiesto quella cosa perché era ciò che desideravo, anzi che desidero tutt'ora. Quando ti ho visto spaesata ho avuto paura di una tua risposta negativa, per questo mi sono tirato indietro e per questo ho cercato di sviare il discorso" lui sospirò e io non dissi nulla, mi limitai semplicemente ad appoggiare delicatamente le sue labbra sulle sue, un bacio voluto e sentito da tutto il giorno, che lui approfondì sin da subito facendolo diventare qualcosa di passionale.

"Torniamo a casa, amore" lui non disse nulla, si limitó a baciarmi di nuovo e abbracciarmi.

Ero perfettamente consapevole di ciò che stavo dicendo e sapevo che in quel momento l'unica cosa per essere davvero felice era quella di tornare a casa nostra.
Svegliarmi la mattina con lui e andare a dormire con lui, viverci a pieno, ogni giorno e non più qualche giorno a settimana era il massimo della felicità che potevo desiderare in quel momento.

Buonasera.
Non so come sono riuscita a pubblicare questo capitolo in due giorni, anche se probabilmente mi assenterò fino alla prossima settimana (ho un esame domani e uno lunedì che devo ancora iniziare a preparare)
Detto ciò, spero che mi perdonerete e sopratutto, spero che il capitolo vi piaccia.

Dietro a te, er Colosseo nun se vede. -UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora